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28 febbraio 1533, nasce Michel Montaigne: "Siate almeno moderatamente saggi!"

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Gioco natalizio per Avvocati: segui e saprai come ti vedono le persone...comuni!

"Prostriamoci davanti il presepe". Il Natale nelle parole di San Pio da Pietrelcina

In un giorno come questo, ci sia cibo anche per i muri". Il Natale di San Francesco raccontato da Celano

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20 febbraio 1896, nasce Henri De Lubac: "L'amore è lo spirito del Cristianesimo"

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9 febbraio 1881, si spegne Fëdor Dostoevskij: "Dalla libertà al dispotismo il passo è breve"

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18 ottobre 1909, nasce Norberto Bobbio: "Rimuovere gli ostacoli, è scritto nella Carta, l'uguaglianza è la stella polare"

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A scuola vanno in scena le emozioni

 Puntuali come il pandoro e il panettone sugli scaffali dei supermercati, in prossimità delle Feste natalizie arrivano le consuete polemiche sulla presenza di simboli della tradizione a scuola. Con pretesti vari, ecco che sotto accusa finiscono il Presepe e perfino le canzoncine della recita. Ebbene sì, dicembre è da sempre tempo di recite scolastiche, un periodo dell'anno in cui la creatività e le emozioni hanno più spazio, dunque una potenziale preziosa occasione di crescita e condivisione per tutti: alunni, insegnanti e famiglie. Chi non ne ricorda almeno una?

Non semplici rappresentazioni, ma concentrati di apprensione e lacrime trattenute a stento che nel corso degli anni ho vissuto da mamma e da insegnante. Preparare insieme uno spettacolo promuove il senso di appartenenza al gruppo e facilita l'interazione tra compagni. Un'occasione per valorizzare risorse e specificità di ciascun bambino individuandone il ruolo, le modalità e il canale comunicativo più consoni per esprimersi e contribuire alla buona riuscita del lavoro di gruppo, con una cura particolare per gli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali, perché ciascun bambino è speciale e unico e il palcoscenico può diventare un'opportunità per far emergere parti di sé che rimangono in ombra durante la routine scolastica. Preparare una recita ed esibirsi è un'esperienza emotivamente coinvolgente: c'è una platea composta da un pubblico speciale! 

Gratteri –Nicaso “L’inganno della mafia” Dalla percezione alla realtà

5 maggio 1813, nasce Søren Kierkegaard: "Se sei cristiano, tu devi amare il tuo prossimo"

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Fëdor Dostoevskij: "La leggenda del grande Inquisitore", il racconto

15 maggio 1879, nasce Francesco Carnelutti: "Ecco la mia partenza, quando mi iscrissi a Giurisprudenza"

 Francesco Camelutti (Udine 1879-Milano 1965), avvocato e giureconsulto, autore,  di una serie di opere nel campo del diritto processuale civile e penale, della teoria generale del diritto oltre che di numerosi saggi di estremo  valore letterario, tra cui La stradaedita da Tumminelli, Roma, 1941; Meditazioni, 1942; Tempo perso, 3 voll., Elli Fabbri Editori, Milano  1955; Le miserie del processo penaleEdizioni Radio Italiana, Torino 1957. Vita di avvocato, ERI~Edizioni Rai, Torino 1961.


da: La strada, Tumminelli & C. Editori, Roma-Milano 1941.

LA STRADA

A un certo momento della vita ognuno parte per il suo viaggio. La mia partenza è stata quando mi sono iscritto all'università.

Chi sa dove vuole andare; chi s'avvia come un vagabondo. Chi resta di qua dalla meta; chi la raggiunge; chi la oltrepassa. Fino a un certo punto io ho seguito il cammino previsto; poi qualcuno mi ha preso per mano e sono andato oltre.

Era un punto pericoloso; dopo i cinquant'anni. Finché si sale pare che la strada non abbia fine; poi ti s'affaccia il fondo e puoi anche disperare. A questo punto qualcuno m'ha preso per mano. Ora so che quel discendere è l'inganno d'un gioco di luci e, invece, la strada continua a salire. Pensandoci, sento suonare le campane, come quando ero innamorato. Ora tutto è chiaro e la strada percorsa si snoda dietro a me come dal passo del Pordoi verso Arabba.

Questa strada Mio fratello Daniele l'ha appena segnata; e con un disegno piuttosto sentimentale. Restano molte cose da spiegare. Perché il protagonista di quel libro si chiami X pochi hanno mostrato di capire. X, in algebra, è l`espressione di un`incognita. Io non mi sono voluto nascondere; solo ho voluto dire che vi è in me molto ancora di nascosto. Qualcosa ho cercato di scoprire; ma ho appena cominciato. Quella è stata un'inquadratura d'ambiente, più che altro. Mette conto di seguitare? È questione di sapere per chi e perché.

Mons. Giovanni Cravotta: un prete, uomo di Dio Il “Don Camillo di Barrafranca”

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