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Donna e professione forense: una storia di oltre duemila anni

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Dire "italiano di merda" o "talebano" non è reato, dire "negro" si, parola di giudice

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Le "maledizioni" nella Giurisprudenza, in una sentenza spazio alle emorroidi

Gli insulti e la giurisprudenza "sessuale", una realtà che supera la fantasia!

Il contrasto e la violenza sono meccanismi della selezione naturale che assicurano la supremazia degli individui più adatti alla vita. Sono perciò meccanismi che agiscono in tutte le specie viventi, compresa quella umana. Anzi, i contrasti tra gli uomini – gli animali più evoluti e (pre)potenti – sono i più numerosi e feroci e i più vari, dal momento che le offese che ne derivano possono essere, oltre che fisiche, anche morali. E poiché queste ultime sono veicolate soprattutto dalla parola, si può ritenere che gli insulti siano stati presenti fin dalle prime articolazioni verbali dei nostri antenati: balbettamenti forse non molto più intelligibili dei grugniti delle altre specie viventi. John H. Jackson, celebre neurologo inglese, si spinge ad affermare che il fondatore della civiltà è stato proprio colui che per la prima volta colpì il suo avversario con un insulto, invece che con una freccia. Non c'è dunque epoca storica né nazione al mondo che non conosca l'insulto. E poiché esso è a sua volta generatore di violenza, essendo piuttosto rapido e frequente il passaggio dall'ingiuria alle vie di fatto, i legislatori di ogni Paese hanno sentito la necessità di porre un argine alle offese, configurandole come illeciti, sanzionabili penalmente o in via amministrativa. Di recente il nostro legislatore ha in parte provveduto alla depenalizzazione e in parte a convertire fattispecie penali in "illeciti civili". Prevedere sanzioni, multe e risarcimenti dei danni morali costituiscono certo un monito e un deterrente per i possibili autori di insulti. Ma queste minacce sono sufficienti ad azzerare o quantomeno a frenare in maniera significativa l'impulso ingiurioso? Dalla quantità di cause celebrate per questi reati v'è da essere scettici. Come abbiamo detto, il mezzo generalmente utilizzato per veicolare l'offesa è la parola, sia pronunciata che scritta. Ma l'espressione verbale non è l'unico modo di offendere. Il messaggio ingiurioso può anche essere figurato o in parte scritto e in parte figurato (è il caso della vignetta). Infine si può recare offesa mediante gesti, rumori e ricorrendo a mille altri modi partoriti dalla fertile mente umana.

Gli "auguri non graditi" nella Giurisprudenza, trattato sulla miseria umana

Il Lotto e altri giochi, gestiti dallo Stato che condanna chi li pratica

Signori della corte! (o del cortile), applicazioni di "Avvocatese"

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