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Il Museo Civico di Niscemi compi due anni La prima tesi di laurea sul Museo

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Il 6 ottobre 2018 veniva inaugurato il Museo Civico di Niscemi alla presenza delle Autorità locali, il sindaco avv. Massimiliano Conti;Regionali il presidente avv. Nello Musumeci e la Soprintendente ai Beni culturali e ambientali, la dott.ssa Daniela Vullo.

Museo che ospita: "Un Museo della Civiltà Contadina" di oltre 4000 pezzietnoantropologici, raccolti, in oltre trent'anni, dal compianto Totò Ravalli, sistemati in 34 ambienti con l'aiuto di Rocco Di Stefano, Guido Ravalli, Enzo Giugno e l'attuale direttore del Museo Franco Mongelli; "Un Museo di Scienze Naturale", allestito al primo piano del Museo, dal Gruppo del Centro di Educazione Didattica, che ha dedicato oltre trent'anni di volontariato, in una sapiente raccolta di testimonianze ambientali territoriali; "Una pinacoteca" di oltre sessanta tele e sculture interamente donate al Museo da artisti Niscemesi e di altre località, regionali e nazionali.

Il tutto collocato in quella meraviglia dell'antico Convento dei Frati Minori FrancGescani.

Il compianto Salvatore "Totò" Ravalli nel 1996 aveva proposto al Lions Club di Niscemi la raccolta delle tesi di Laurea inerenti il territorio di Niscemi.

Nel mese di giugno di ogni anno, nel "cambio della campana" i giovani laureati, dopo aver consegnato le loro tesi, venivano invitati ad una pubblica manifestazione e veniva consegnato un "Titolo di merito".

Attualmente nell'Archivio delle Tesi di Laurea sono depositate 53 Tesi che spaziano dalla Medicina e chirurgia, a Lettere e filosofia, Architettura, Ingegneria, Ingegneria civile, Ingegneria ambientale, Scienze politiche, Scienze della Formazione, Scienze matematiche e fisiche naturali, Scienze umanistiche, Scienze religiose, Agraria, Economia.

Il Consiglio direttivo del Museo Civico ha deciso di continuare questa raccolta di tesi che può essere consultata.

Altre sette Tesi andranno arricchire, quest'anno, questa preziosa collezione.

Totò Ravalli non era uso raccogliere solo le Tesi, ma era una miniera di informazione, e di buoni consigli, che metteva a disposizione dei giovani studenti universitari.

Lo scorso anno è stato deciso di intitolare il Premio di merito a Totò Ravalli e 

Tra le sette tesi di quest'anno, è stata consegnata la tesi di laurea della dott.ssa Erika Allìa: "Il Museo Civico di Niscemi", conseguita all'Università degli studi di Padova, nella facoltà di scienze umane e sociali del patrimonio culturale., nel corso di laurea di Progettazione e Gestione del Turismo culturale.

Erika Allìa, fin dall'introduzione, dichiara: "… l'interesse per ciò che rappresenta il bene culturale. (…) e l'alto valore storico, in quanto conserva e perpetua nel tempo la memoria di una civiltà o personalità del passato. E qual è l'edificio che per eccellenza conserva e mostra a coloro che ne sono affascinati, questi beni così preziosi e fragili allo stesso tempo? Il Museo, ovviamente, è il contenitore nato per tutelare, raggruppare tutti questi oggetti e raccontarne la storia".

Nel primo capitolo, "Storia dell'Etnoantropologia in Italia e in Sicilia", partendo dell'Unità d'Italia, dott.ssa Allìa motiva le cause della nascita dei Musei siciliani.

Scrive: "La nascita dei musei etnoantropologici in tutta la Sicilia, come il Museo Civico di Niscemi, è la conseguenza di un grande processo di mutamenti culturali che investe la società italiana prima, e siciliana poi, a partire già dei primi decenni del Novecento.

Negli anni successivi all'unificazione d'Italia si instaura nei cittadini un forte sentimento di attaccamento alla propria terra, che influirà in maniera profonda sugli studi antropologici nei decenni successivi".

Interessanti le pagine, con ricche citazioni, della spiegazione della nascita del folklore: "folk, ovvero popolo, e lore cioè sapere". Così come vengono messi in rilievo gli studi e l'opera di Giuseppe Pitrè nell'indicare la strada da seguire e nel dare la giusta importanza negli studi di antropologia, di cui Pitrè era un vero maestro:

"La situazione in Sicilia rispecchia l'evoluzione degli studi e delle teorie sull'antropologia per una volta nella storia contemporanea il Sud sembra aver anticipato il resto dell'Italia. Infatti, quella che potremmo definire la pietra miliare di questo specifico ambito di studi, sembra essere eretta proprio da uno studioso siciliano, Giuseppe Pitrè, probabilmente il più grande raccoglitore e studioso di tradizioni popolari siciliane". 

Interessante il riferimento all'interesse di numerose iniziative, che ha visto protagonista l'Università di Palermo negli anni '70/'80, (forse un caso, ma Totò Ravalli in quell'epoca studiava architettura proprio a Palermo) "sulla creazione di piccoli musei contadini, di luoghi espositivi o semplici centri di osservazioni. La maggior parte di queste iniziative sono fruttodel fenomeno dello spontaneismo, essendo promosse da non specialisti, da operatori improvvisati, da collezionisti appassionati, da insegnanti volenterosi. […] Arriviamo qui al nocciolo della questione, poiché è sulla scia di queste tendenze che nasce il Museo civico di Niscemi, con una storia ed un'evoluzione che non è dissimile dai musei sopra citati, anzi ne rispecchia quasi perfettamente il percorso contorto e articolato. Diverse sedi, una vastità di reperti stipati in bacheche impolverate che poi con l'aiuto della collettività e dell'amministrazione si sono evoluti in un corpus enorme di oggetti dall'implicito immenso valore che mostrano la vita e il territorio visto con gli occhi e le mani di diverse generazioni".

Il secondo capitolo, "Le origini di Niscemi", ripercorre la storia della famiglia Branciforti e i problemi della colonizzazione dei feudi in loro possesso: Niscemi compresa.

Si occupa, anche, della nascita sia del Museo della civiltà contadina, sia di quello di Scienze naturali e la loro collocazione all'interno dell'ex Convento Francescano.

Puntuale l'elencazioni delle attività e dei progetti portati avanti in questi due anni dai workshop per far rivivere l'esperienza delle botteghe per le sale del Museo" al suggerimento di "creare una rete museale" con il Gal Kalat" che include diversi comuni del calatino.

Sono stati intercettati alcune donazioni solidali sia dell'Unicredit per l'acquisto di alcuni strumenti didattici per una migliore fruizione dei reperti; sia dalla Charitystars, un portale online di beneficienza, la cui cofondatrice è Manuela Ravalli, figli di Totò Ravalli e attuale presidente del Consiglio di Direzione del Museo.

La Tesi si chiude con un commosso ricordo di Totò Ravalli, primo direttore del Museo, per la sua indimenticabile, generosa e instancabile opera di raccolta e di catalogazione. 

 

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