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Vittorio Nisticò, “Accadeva in Sicilia” Gli anni ruggenti dell’“Ora” di Palermo

rizzo

 Non so se è capitato a molte persone di cogliere una notizia, tra le righe di un articolo o da un notiziario on-line, e ci si vede aprire un vasto orizzonte. Non da raggiungere, per chissà quali mete. Ma da ricordare e da rivedere come quando in una biblioteca o in un archivio si sfogliano riviste o giornali: personaggi, persone, fatti, tragedie cronache che vennero affidati alla memoria collettiva come "Gli anni ruggenti di Palermo", che funestarono un intero Paese e che permisero di togliere quel sottile velo malefico, di cui tutti erano a conoscenza. E tutti si comportavano come se non esistesse. La mafia.

Lo scorso 29 settembre, domenica, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha scoperto una targa commemorativa sull'edificio "… che ospitava la redazione e la tipografia dello storico giornale del pomeriggio 'L'Ora', in occasione del centenario della nascita dell'altrettanto 'storico' direttore che la diresse per un ventennio, dal 1955 al 1975: Vittorio Nisticò".

Nisticò, nato a Sovereto, in provincia di Catanzaro, ha vissuto gli Anni Cinquanta e Settanta in Sicilia e che lo porterà a dire, in seguito, che si sentiva mezzo "calabrese e mezzo siciliano".

Per dare spessore al mio "amarcord" ho tirato giù dalla mia biblioteca i due volumi di Vittorio Nisticò, "Accadeva in Sicilia. "Gli anni ruggenti dell' 'Ora' di Palermo", Sellerio editore, Palermo, 2001, memore di quanto aveva scritto Nisticò, spinto da tanti ex colleghi e amici, cominciò a riflettere sulla possibilità di stare alle stampe i 20 anni del suo impegno professionale trascorsi a Palermo.

Così si trovò nella necessità di "…un bisogno di verifica del tempo e dei fatti cui si riferivano i miei commenti, me ne andai per due o tre mesi in biblioteca, e lì sfogliando una dopo l'altra le relative annate dell' 'Ora', mi sono sentito assalire e quasi sopraffare dell'impetuosa vitalità che prorompevadalle pagine via via che titoli, immagini, volti famigliari e volti ostili, vicende tragiche ed eventi esaltanti, errori commessi e sconfitte subite, ma insieme anche non poche vittorie persino qualche fugace momento di (vera o presunta) gloria, si susseguivano sfilandomi davanti come da una moviola".(pag. 39,vol. I°).

E rileggere gli editoriali di questo straordinario Direttore.

Il primo numero del giornale era uscito nel mese di aprile del 1900 in un clima di antiprotezionismo, contrariamente ai venti di "guerra" soffiati dalle battaglie protezionistiche dell'attuale governo americano di Donald Trump e le relative risposte di Xi Jinping attuale presidente della Cina.

Un antiprotezionismo alimentato dalla ricca borghesia siciliana. E portato avanti, anche dal giornale durante il fascismo con alterne vicende.

Ma, a guerra finita, l' "L'Ora" assume una scelta precisa e responsabile nel segno del progresso e favorendo quel clima di "distensione"tra la Russia di Nikita Krushev e l'America del presidente Dwight David Eisenhower, che tante speranze aveva creato in Occidente, prima della "guerra fredda".

In Sicilia nessuno, in quell'epoca, osava parlare di mafia: dalla chiesa ai "santuari" della politica, dalla "nobiltà terriera", cialtrona e inefficiente all'indifferenza dei più che preferivano "rimuovere" con il passato anche il presente.

Ma di mafia non poteva non occuparsene un giornale che, nonostante tutto, era finanziato, al pari di quello romano, "Paese sera", dall'allora Partito comunista. Ma questo rapporto non incrinò minimamente la libertà di pensiero e dell'onestà intellettuale dei giornalisti. 

Una "libertà" che permise a Nisticò di essere critico nei confronti del Partito per l'invasione e l'occupazione dell'Ungheria nel 1955 dalle truppe sovietiche e nel 1968 quando l'Armata sovietica occupala Cecoslovacchia.

Un'indipendenza che era costata cara a Elio Vittorini e alla rivista "Politecnico", per mancanza di finanziamenti, da parte del Partito.

Arrivò anche il tempo del "redde rationem" anche per l' "Ora", alla quale si reagì con una cooperativa di redattori, giornalisti e simpatizzanti. Ma questa è un'altra storia.

"Ho nitido il ricordo del mio primo incontro con la mafia: una sera di maggio del '55 a Sciara in occsione dell'assassinio di un sindacalista socialista che si chiamava Salvatore Carnevale. Vi andai con Nino Sorgi, un giovane avvocato palermitano divenuto poi famoso, socialista anche lui ma pure fervente «licausiano», che aveva cominciato la sua attività mettendo su uno studio professionale principalmente dedicato alla difesa, pressoché gratuita, di quasi un'intera generazione di giovani militanti di sinistra, in buona parte intellettuali, denunciati e spesso caricati sulle camionette della polizia e condotti direttamente nelle carceri, chi per occupazione di terre chi per partecipazione a scioperi o a manifestazioni di protesta sociale; tutte vicende in cui in un modo o nell'altro c'era sempre di mezzo la mafia, e questa o quella autorità compiacente. Quella sera nella piazzetta di Sciara c'erano anche Pertini e Carlo Levi. Fu Pertini, venuto da Roma in rappresentanza della direzione socialista, a parlare per primo, e le sue furono parole di fuoco contro la mafia e quell'ennesimo assassinio di un dirigente sindacale siciliano, figlio del popolo, ma ad ascoltarle i paesani presenti erano piuttosto pochi; di altri si intravedevano appena i visi dietro le imposte semiaperte delle finestre".

Poi ci fu il 1958 a Nisticò la mafia fece pagare l'ardire di scrivere a caratteri cubitali e in prima pagina la parola "MAFIA". Un attentato che distrusse la sede del giornale e la tipografia e l'uccisione di tre giornalisti: Cosimo Cristina, il 3 maggio 1960; Mauro De Mauro il16 settembre 1972 e il giovane corrispondente di Ragusa, Giovanni Spampinato il 27 ottobre 1972.

Faremmo un torto se dessimo l'impressione che questo battagliero giornale pomeridiano si fosse occupato solo di mafia. Di giustizia e legalità autentica, di certo.

Ma i grandi giornalisti, gli scrittori, diventati famosissimi in Italia e all'estero, gli intellettuali che hanno scritto pagine di storia si sono formati proprio in quella Redazione.

Ma questi due volumi possono essere letti anche come testo di storia di tutto ciò che avvenne in Sicilia dal 1955 al 1975. 

 

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