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Il terrorismo e il voyeurismo fiscale

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Il viceministro Maurizio Leo si prende la scena della settimana appena trascorsa; le sue dichiarazioni hanno scatenato la tempesta perfetta. Secondo il viceministro la lotta al terrorismo come la lotta all'evasione fiscale, anche se, ii giorno dopo sembra essersene accorto ed è tornato sui suoi passi. Il contrasto all'evasione con la collaborazione di tutti anche scandagliando i social network con il cosiddetto "data scraping", alla ricerca di elementi significativi del tenore di vita dei contribuenti, come vacanze e cene in ristoranti di lusso; continua: "al contribuente che non aderisce al concordato preventivo sarà chiesto di spiegare perché c'è un disallineamento tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell'Agenzia delle entrate. Se è in grado di dare giustificazioni, non ci sarà nessuna conseguenza". Infine tenta l'acrobazia, l'inversione a U: "vogliamo tendere una mano ai contribuenti, fare in modo che si allineano e dichiarino in relazione alla loro capacità contributiva, gradualmente e, a fronte di questo, abbassare le aliquote", ha detto prospettando una riduzione per l'Irpef già dal 2025.

Andrebbe riassunta, per fare chiarezza, l'annosa faccenda dell'evasione fiscale nella sua interezza: la spesa pubblica in Italia è in costante aumento dagli anni Settanta, e di conseguenza, per ripagarla, sono in aumento costante le tasse dei contribuenti italiani. Anche il recupero dell'evasione è sempre in crescita, anno dopo anno, ma, malgrado questo, l'incidenza delle tasse non accenna ad abbassarsi. Negli anni abbiamo constatato che lo slogan "pagare tutti per pagare meno" è falso e sempre disatteso dalla classe dirigente. Di conseguenza, il teorema per il quale se si recupera l'evasione si abbassano le tasse non è verificato: sono binari paralleli, non vasi comunicanti; d'altronde i dati di fatto parlano chiaro, come pure l'aumento costante del "magazzino" dei debiti fiscali.

Infatti, ha superato 1200 miliardi di euro il cosiddetto "magazzino della riscossione" al 31 dicembre 2023. La maggior parte è "irrecuperabile", ha riconosciuto il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini; solo 101,7 miliardi, 8% dell'importo, potrebbe essere recuperato. Il resto dei 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto irrecuperabile; nello specifico, il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a defunti, a nullatenenti o a imprese chiuse o fallite, mentre la rimanente riguarda soggetti verso i quali l'agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati o l'azione è stata sospesa da provvedimenti giudiziari o altri interventi. 

L'altra verità: l'evasione fiscale non solo non esiste, se non quella di sopravvivenza, e lo Stato Italiano incassa anticipatamente due volte e mezzo l'importo dichiarato come evasione, ma il fenomeno darebbe diritto a tutti di pretendere dallo Stato la restituzione degli sprechi, dei disservizi e delle fatture non pagate ad Autonomi e Partite iva, per un totale di 250 miliardi annui, a fronte di mancati incassi da "evasione fiscale" di 100 miliardi all'anno.

Quello che nessuno si sarebbe aspettato è che dopo una campagna tutta impostata sul fisco amico e compliance varie, si sta virando la barra verso un fisco guardone e voyeur; dalla rottamazione al terrorismo, dall'evasione all'eversione nel breve volgere di una battuta.

Meditate contribuenti, meditate. 

 

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