Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
Fonte: www.consiglionazionaleforense.it/
Nella cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2025 del Consiglio Nazionale Forense, il Presidente Francesco Greco, ha offerto numerosi spunti di riflessione riguardo alla compromissione del ruolo dell'Avvocatura in questo periodo storico che stiamo vivendo, caratterizzato sia da eventi internazionali problematici, sia dal disagio che gli avvocati provano nell'esercizio della propria funzione, dovuto al senso di sfiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.
Fattori che mettono in crisi il ruolo dell'Avvocatura. Oggi vari fattori sia esterni che interni alla tutela dei diritti, stanno mettendo in crisi i principi fondamentali del nostro Paese, ispirati allo Stato di diritto, rischiando di compromettere la realizzazione del giusto processo.
Quanto ai fattori esterni, si pensi alla compressione del libero esercizio del diritto di difesa, dovuto alla confusione – consapevole o non – del ruolo dell'avvocato con quello del suo assistito, in special modo quando l'imputato sia un soggetto ripugnante; il che comporta l'utilizzo della violenza dialettica (e non solo) nei confronti degli avvocati difensori contro i quali vengono rivolti gli strali sia sui social media, oggi pervasi da populismo, sia nei programmi televisivi, il cui obiettivo spesso è costituito più dagli ascolti che dalla vera informazione. Tutto ciò, nonostante la nostra Costituzione garantisca a chiunque lo svolgimento di un giusto processo che solo la presenza di un difensore può garantire.
Quanto ai fattori interni alla tutela dei diritti che mettono in crisi i principi fondamentali del nostro Paese, il Presidente ha rilevato come la Riforma Cartabia, le norme dettate per raggiungere gli obiettivi del PNRR e la legge d bilancio, abbiano inciso fortemente sulla giurisdizione e sulla giustizia.
La legge di bilancio 2025, infatti, attraverso la leva delle azioni fiscali, ha dettato norme sulla proponibilità delle azioni giudiziarie, prevedendo nel processo amministrativo una sanzione economica in caso di inammissibilità del ricorso qualora il difensore abbia redatto difese eccessivamente lunghe senza la previa autorizzazione del giudice. Sebbene non vi sia dubbio che gli scritti dell'avvocato debbano essere ispirati alla sinteticità, anche al fine della loro stessa qualità, la sottoposizione della lunghezza degli scritti difensivi alla previa autorizzazione del giudice viene definito dal Presidente, "un principio di inciviltà giuridica e di oscurantismo giudiziario".
Peraltro, sebbene il processo tenda all'accertamento della verità processuale piuttosto che di quella storica, non è ammissibile che il percorso verso la verità processuale passi attraverso regole procedurali stringenti e quasi asfittiche. Si pensi ad esempio alla riforma del rito civile che, consentendo al giudice di conoscere il processo attraverso atti inviati tramite un portale, hanno finito per allontanare gli avvocati dai tribunali e non danno ai cittadini la possibilità di partecipare a un processo in cui si discute dei loro diritti, di interloquire con il giudice e di avere contezza di come si svolge la causa e di come il giudice esamina e conosce i fascicoli processuali; creando, così, il paradosso di un processo senza il processo e di un contraddittorio senza il contraddittorio.
Il processo, quindi, ha perso la sua essenza di luogo della giurisdizione in cui si amministra la giustizia, per trasformarsi in una sorta di procedimento amministrativo, in nome della celerità del PNRR a discapito dei diritti fondanti dello Stato di diritto, come quella parte della riforma che ha deciso di spostare dai Tribunali agli uffici del giudice di pace la parte più consistente delle controversie civili attraverso l'aumento della competenza per valore fino a 50.000 euro, pur sapendo che i giudici di pace vengono selezionati non attraverso un pubblico concorso, ma con una selezione per titoli e pur conoscendo le carenze organizzative degli uffici del giudice di pace.
Processo e Intelligenza Artificiale. Il Presidente si è, altresì, chiesto se nel campo dei diritti sia giusto, nel senso costituzionalmente orientato, un processo governato dall'Intelligenza Artificiale. Al riguardo il Presidente ha osservato che, sebbene la bozza del disegno di legge già approvato in Senato escluda la redazione degli atti giudiziari mediante l'Intelligenza Artificiale, tuttavia nulla prevede riguardo alle conseguenze per gli atti e le sentenze che siano redatti con Intelligenza Artificiale in violazione del divieto. É importante che laddove si discute delle persone, delle scelte del singolo e della valutazione dei comportamenti, la decisione non può essere determinata da un algoritmo, ma deve essere frutto della decisione del giudice, in quanto solo un'adeguata motivazione può garantire il rispetto del giusto processo.
Altre riflessioni esposte dal Presidente riguardano il processo penale; il sistema delle carceri che deve essere ispirato al rispetto della dignità umana; il sistema sanzionatorio, riducendo il ricorso alla carcerazione come unico strumento di espiazione, ampliando le fattispecie di applicazione delle misure alternative e riducendo il ricorso alla carcerazione preventiva.
Prospettive di riforma. In conclusione il Presidente ha auspicato l'approvazione della proposta di riforma dell'ordinamento forense che verrà presentata al Governo, in cui si sancisca che "la professione di avvocato è libera e indipendente, partecipa all'amministrazione della giustizia e alla difesa dei diritti e delle libertà e vigila sul rispetto dei principi dello Stato di diritto." La riforma è finalizzata a migliorare le condizioni di esercizio della professione degli avvocati, essendo certi che un'avvocatura autonoma, libera e indipendente, non condizionata nel suo operare e non mortificata sul piano economico e reddituale non può che contribuire a costruire una società migliore.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.
Il mio nome è Anna Sblendorio. Sono una persona curiosa e creativa e mi piace il contatto con la gente. Amo dipingere, ascoltare musica, andare a teatro, viaggiare e passare del tempo con la mia famiglia ed i miei amici. Nel 2008 mi sono laureata in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Bari "Aldo Moro" e successivamente ho conseguito l'abilitazione per l'esercizio della professione da avvocato. Nel corso degli anni ho collaborato con diversi centri di formazione occupandomi di tutoraggio in materie giuridiche e nel 2022 ho iniziato a collaborare con la testata giuridica online www.retidigiustizia.it.