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Cento anni fa nasce il Partito Popolare Italiano

rizzo

 Il 18 gennaio 1919 nasce il partito Popolare Italiano (PPI) a Roma, presso l'Albergo di Santa Chiara, ubicato nel breve spazio che racchiude il Pantheon, Palazzo Madama, sede dell'attuale Senato della Repubblica , e Palazzo Baldassini, che ospita l'Istituto Luigi Sturzo.

E don Luigi Sturzo, nato a Caltagirone, in provincia di Catania, il 26 novembre 1871, era stato il fondatore.

Come si sa, la fondazione di un Partito nasce attraverso un congresso che ne approva uno statuto, un programma con relative votazioni dei militanti.

E la scelta dei dirigenti.

Ma il PPI nasceva in un momento molto difficile della storia d'Italia.

Il momento storico era veramente particolare e metteva in evidenza due circostanze, che non arrivano all'improvviso.

Da una parte si era conclusa la Prima guerra mondiale e il Paese viveva drammaticità di varia natura: economica, sociale, alti tassi di disoccupazione... Con i reduci combattenti che si trovavano senza lavoro, con gli scioperi nelle fabbriche, con nuove forze politiche che reclamavano spazio.

Un paese da ricostruire per pensare al futuro.

Un futuro incerto!

Dall'altra con la nascita di questo partito i cattolici finalmente entrano in politica a pieno titolo.

Si sa che dopo la Breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870, i cattolici che si fossero interessati di politica avrebbero rischiato la scomunica.

Ma non mancarono cattolici che cominciano ad organizzarsi sperando in un futuro più sereno e più tranquillo.

Non solo al Nord ma neanche nel Meridione, in Sicilia, soprattutto, nelle Diocesi di Noto, Caltanissetta e Siracusa.

 Uno di questi momenti era rappresentato dalla necessità che le organizzazioni cattoliche scendessero in campo a difesa dei braccianti e dei contadini con le loro "leghe bianche" per contrastare le "leghe rosse" organizzate dai socialisti. Ma, in un secondo tempo, si comprese l'inutilità di queste contrapposizioni in quanto sia gli interventi dei socialisti, sia quelli dei cattolici erano diretti nei confronti degli "ultimi", dei poveri contadini e dei mezzadri che erano riusciti a lavorare la terra in condizioni meno precarie.

Ma bisogna attendere il 1898 allorché il governo di Antonio Starabbadi Rudinì, mosso dal sospetto che la nascita di un "forte partito clericale" potesse aggregare consensi a livello nazionale, decise una sciagurata politica repressiva nei confronti delle organizzazioni socialiste e cattoliche. I timori del presidente di Rudinì erano legati anchealle "proteste dello stomaco" a causa della crisi, che durava da anni, per i "cattivi raccolti e le perduranti carestie".

Nel contempo con l'emanazione nel 1891 dell'enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII, che esortava i cattolici ad intraprendere iniziative concrete in campo economico per stimolare lo sviluppo dei ceti rurali e del proletariato urbano, prese avvio un vasto processo di diffusione delle Casse Rurali di ispirazione cattolica in diverse regioni italiane.

L'Enciclica di Papa leone XIII lascia aperte numerosissime porte per legittimare quei cattolici che lavoravano, almeno da alcuni decenni, in attesa che si trovassero delle soluzioni ai problemi che la realtà poneva, oltre a quelli di coscienza.

E don Luigi Sturzo si era speso affinchè si organizzasse una coscienza di classe anche per i cattolici.

Infatti era riuscito a creare una rete di collaboratori in diverse Regioni italiane che raccoglievano istanze dei disagi principali dei cittadini e si cercava di intervenire trovando soluzioni.

 Ma chi era don Luigi Sturzo.

Ne ha redatta una breve, ma interessante biografia Artuso Colombo qualche decennio fa.

"Sacerdote, politico, studioso di scienze sociali. Laureatosi in teologia e in filosofia, alternò all'impegno sacerdotale gli studi sociologici.

In campo politico aderì al movimento di Romolo Murri. Vicepresidente (1912) dell'Associazione dei comuni italiani da lui promossa (1897), sostenne l'idea di creare un'organizzazione politica dei cattolici sottratta all'ingerenza diretta della gerarchia ecclesiastica, secondo un programma di riforme basato sul decentramento amministrativo e sulle autonomie regionali.

Il Partito popolare italiano, che, pur dichiarandosi laico, proclamava la coscienza cristiana fondamento della vita nazionale e indicava la sua azione politica nel «centrismo», come rifiuto di ogni legame con il liberalismo moderato e opposizione al partito socialista, e nel «programmismo» come rifiuto di ogni formula massimalistica precostituita (Cattolici, partiti). Nel dopo-guerra don Luigi Sturzo combatté contro l'accentramento dello stato, in difesa del «pluralismo organico», articolato nei tre elementi delle famiglie, dei comuni e delle associazioni".

Con l'arrivo del fascismo don Luigi Sturzo sarà costretto ad abbandonare l'Italia per farvi ritorno solo al termine della Seconda guerra mondiale.

Ma già, dopo la sbarco delle forze alleate in Sicilia e nell'imminenza dell'8 settembre 1943 con la firma della capitolazione dell'Italia, lancia un appello "Ai Siciliani" che viene trasmesso dalla radio.

"E' una grazia per me potere rivolgere la parola ai miei cari Siciliani, come un fratello lontano, che con voi ha sofferto e sperato, dl giorno fatale che la nostra Isola cadde sotto la denominazione fascista. Di tutte le dominazioni che hanno oppresso il nostro popolo, questa è stata la più amara perché fatta dagli stessi nostri compatrioti sotto l'orpello della grandezza della patria. Ora se ne raccolgono i frutti".

L'appello continua con l'invito e non vedere gli alleati come "occupatori" ma come "liberatori". Invita i Siciliani a diffidare da quelle forze che inneggiano al "separatismo", mentre invita a lavorare per un "Regionalismo" capace di aiutare l'economia siciliana in un progetto di progresso.

Con la fine della Seconda guerra mondiale il PPI si trasforma in Democrazia cristiana e tutto quello che è successo appartiene alla cronaca, compreso lo strapotere dei partiti. Un timore che don Luigi Sturzo aveva messo in preventivo.

Don Luigi Sturzo muore nel 1959.

 

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