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Avvocato, la smetta o la espello.

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La Camera penale di Benevento ha deliberato, per il 15 giugno prossimo, l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale presso il Tribunale di Benevento e del circondario del giudice di pace di Benevento.

Come si legge nella delibera, lo sciopero è stato indetto per richiamare la magistratura giudicante, l'avvocatura e la pubblica opinione alla condivisione del diritto di difesa dell'imputato, della sua esplicazione senza limiti di sorta e delle connesse garanzie processuali, dopo il grave episodio verificatosi nel corso dell'udienza preliminare del 25 maggio scorso innanzi al GUP del Tribunale di Benevento, durante la quale, il GUP ha invitato il difensore a desistere dall'eccepire l'inutilizzabilità processuale di un documento, minacciando, in caso contrario, di espellerlo dall'aula. 

Il fatto, subito balzato agli onori della cronaca, ha suscitato l'immediata reazione sia del COA di Benevento - che ha immediatamente diramato una delibera nella quale ha stigmatizzato il comportamento del magistrato, definendolo espressione di un "palesato fastidio per la funzione svolta dal difensore, una violazione dei principi costituzionali sui quali si basa uno Stato di diritto, nonché un'offesa intollerabile al dovere di difesa esercitato dall'avvocatura" -che della Camera penale di Benevento, che nella delibera di indizione dello sciopero ha ritento il comportamento in udienza del GUP totalmente al di fuori dell'ordinaria dialettica processuale oltre che in contrasto con la funzione difensiva che l'avvocato stava legittimamente esercitando.  

L'episodio accaduto a Benevento si inserisce in un più generale contesto di marginalizzazione del ruolo del difensore all'interno della dinamica processuale cui si sta assistendo nell'ultimo periodo in particolar modo nel procedimento penale: basti pensare al caso delle sentenze preconfezionate, al recente caso, verificatosi innanzi al Tribunale di Monza, in cui il giudice ha permesso che la parte civile interrompesse l'arringa difensiva, agli inviti, ormai abituali, a contenere il più possibile il proprio intervento orale.

Rispondere ad un avvocato che eccepisce l'inutilizzabilità di un atto "la smetta o la espello" anziché fornirgli le motivazioni giuridiche del rigetto dell'eccezione, rende l'idea di un processo che non è governato da leggi, ma funziona a discrezione del giudicante, che può permettersi anche di trattare il difensore come uno scolaretto indisciplinato.

Nell' "Elogio dei giudici scritto da un avvocato" il Prof., Avv. Pietro Calamandrei ha scritto che le virtù e i difetti dei giudici "sono in realtà la riproduzione su un diverso piano, e quasi si potrebbe dire l'ombra deformata delle distanze, delle corrispondenti virtù e manchevolezze degli avvocati". L'avvocatura dovrebbe perciò interrogarsi sulle ragioni di un simile dilagare di atteggiamenti svilenti della funzione del difensore e valutare seriamente se ciò non sia frutto (anche) di manchevolezze accumulate nel corso degli anni, oppure di un'eccessiva tolleranza rispetto a certe reazioni.


 

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