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Avvocati contro Cassa, guerra totale, lanciata rivolta fiscale, i ventimila: "Nessuno paghi chi ci nega il futuro". Si muovono i Coa

Guerra totale tra avvocatura e Cassa Forense, con l´appello dei ventimila a non pagare la prima rata del contributo soggettivo scadente proprio oggi. Vanna Renella: "Sarebbe un segnale forte, il mancato pagamento della prima e seconda rata non comporta alcuna sanzione".

"Siamo convinti, adesso più che mai, che è necessario continuare la protesta contro la riduzione dei costi e dei contributi previdenziali di Cassa Forense che, regno di sé stessa, continua ad insistere nel determinare balzelli insostenibili, anche nei confronti di quei Colleghi che hanno un reddito pari a zero, trattando così i suoi iscritti come sudditi".
È guerra totale tra i gruppi di avvocati che, a Catania, Napoli e in decine di altri Fori italiani, da mesi hanno levato alta la propria voce nei confronti degli organi di un ente, Cassa Forense, che, a giudizio di molti, mai come in questo momento sono apparsi isolati a causa di decisioni indifendibili, ma, ancor di più, a causa di un atteggiamento discutibile: in principio tra l´ironico e il paternalistico (come dimenticare quella espressione "...sono giovani" con cui il presidente Luciano aveva liquidato, ai microfoni de "Il Dubbio" di Piero Sansonetti, i primi moti di protesta sorti in Sicilia, all´ombra dell´Etna, con una petizione capace, in pochi giorni, di raggiungere l´incredibile traguardo di oltre 20mila adesioni), e nell´ultima fase, di un autosufficiente arroccamento nelle proprie posizioni.

Una guerra che sarebbe stato possibile, a giudizio di molti, evitare, se Cassa Forense, alla quale gli avvocati riunitisi nel gruppo social, divenuto in poche settimane un qualcosa a metà tra un marchio e un un claim politico, "Riduzione drastica e immediata dei costi di Cassa Forense", dopo l´apertura, in parte inaspettata, del suo presidente, che aveva invitato i rappresentanti dei movimenti alla trasferta romana del 23 febbraio, in modo da sottoporre ai vertici dell´ente le proprie proposte, si fosse resa disponibile ad "aprire" quantomeno a qualcuna di esse.
Invece, non una delle otto richieste presentate dai movimenti è stata utilmente considerata e recepita dai vertici di Cassa, con un irrigidimento a nostro parere del tutto ingiustificato. Si, ingiustificato, perchè, incredibilmente, Cassa ha ritenuto di far spallucce addirittura nei confronti di quelle richieste che non avevano nulla a che fare con conti ed equilibri di bilancio, essendo dirette, in maniera analoga a quanto accade per i pubblici amministratori comunali e regionali, ad ottenere la formalizzazione di un regime di assoluta trasparenza tramite l´istituzione di un sistema di pubblicazione ed ostensione, nel sito istituzionale dell´ente, di dati rigiardanti la posizione reddituale di amministratori e sindaci ed alcune categorie di incarichi da essi espletati, così da allontanare ab imis il semplice sospetto della sussistenza di ipotetici conflitti di interesse.
O a quelle dirette al contenimento dei costi degli Organi della stessa Cassa: "Molto meno rispetto ad altri cda", aveva replicato il presidente a proposito dei compensi che lui e gli altri si erano recentemente rideterminati ("adeguando i precedenti al tasso attuale"). Ma loro, avevano a loro volta replicato anche i Colleghi meno "radicali", sono dei managers oppure, come noi, hanno studiato diritto ?
Una chiusura, quindi, totale, salvo qualche riserva di approfondimento sulla questione del contributo integrativo, che ha causato la fine di qualsiasi interlocuzione tra le parti.

Una chiusura stigmatizzata dalla delegazione (composta dagli avvocati Goffredo D´antona, Monica Foti, Daniela Nazzaro, Vanna Renella, Franco Longo e Giuseppe Fera, quest´ultimo in rappresentanza di NAD), giunta tra l´altro "alla conclusione estrema che Cassa Forense è riuscita con il proprio piano di assistenza e previdenza a violare tutto il violabile: dai principi costituzionali a quelli previdenziali di equità e progressione, ed ultimo, ma non per importanza, il buon senso".
Durante la concitata riunione, nel corso della quale, così come riferito dai componenti della delegazione, i temi più dibattuti sono stati quelli della trasparenza, della assistenza e della abolizione immediata della prima e della seconda rata, il Presidente di Cassa Forense, avv. Nunzio Luciano, avrebbe risposto alle legittime richieste dei 20mila Avvocati, con l´offerta di un rimborso minimo, a chi avesse inoltrato richiesta alla Cassa, sull´acquisto di computer e banche dati.
Conclusione che ha determinato la rottura totale tra le parti, in quanto, hanno sottolineato i rappresentanti dei movimenti, "Cassa forense ha affermato che l´assistenza previdenziale che gli avvocati meritano si sostanzi nell´acquisto di computer e banche dati, individuando con bandi e gare la migliore offerta e stanziando ben 64 milioni di euro, e definendo tutto questo come Welfare attivo !".
Una assurdità, ha subito replicato la delegazione Forense, in quanto il welfare "riguarda ben altro, e cioè gli assegni ai nuclei familiari in difficoltà e quelli di maternità, le maggiorazioni sui trattamenti pensionistici, l´assistenza alla malattia del professionista e agli infortuni e che la categoria di questo ha bisogno in termini di assistenza e non certo di computers".
Ma, ecco la conclusione, "Nonostante la richiesta che quei 64 milioni di euro andassero a sostenere le nostre richieste di abolizione dei minimi e di interventi riguardo l´assistenza (...) e quella insostenibilità delle politiche e misure contributive che costringe moltissimi colleghi alla cancellazione forzata dall´albo, gli interlocutori di Cassa si sono arroccati sulle loro posizioni e scelte, insistendo sul fatto che gli avvocati avessero piuttosto bisogno di computers e non di altro tipo di assistenza , tantomeno di pc per l´esercizio della professione, atteso il difficile momento di crisi economica".
Durissime quindi le reazioni e, tra le altre, quella di Vanna Renella, penalista del Foro di Napoli:


"Nessuna dittatura era riuscita a fare tanto, arrivare a rubare il lavoro ed il futuro ad un´intera generazione definendolo "agevolazioni". Se di agevolazioni si vuol parlare, si abbia il coraggio di dire che queste sono esclusivamente nei confronti dello strano ed iniquo sistema pensionistico forense, dove chi oggi inizierà a pagare, o chi sta già pagando da tempo, disporrà domani forse (ed il forse è d´obbligo) di una pensione pari a quella sociale, riconosciuta dallo Stato a tutti, senza per questo essere iscritti ad una Cassa di Previdenza".
Ciò in quanto, denuncia Renella, "Si son volute garantire le laute pensioni dei dinosauri, spesso avulse dall´effettiva contribuzione realizzata negli anni, falcidiando i più deboli e più giovani, che se magari faranno anche la cortesia di autocancellarsi dall´albo, avranno realizzato il vero scopo della Casta, senza neanche troppo farla faticare".

Verso una rivolta contributiva
Sarà una guerra aperta, senza esclusione di colpi. I movimenti, riunitisi, hanno assunto una decisione che non ha precedenti. Se Cassa non ritiene di accettare le proposte di migliaia e migliaia di avvocati, e tra queste neppure quelle di una maggiore trasparenza dell´attività degli amministratori e dei delegati anche in ordine a possibili conflitti di interesse, e poiché la selezione dell´avvocatura non può passare attraverso il censo, la decisione è la disobbedienza fiscale: l´appello lanciato dai movimenti a tutti gli avvocati italiani è a non pagare più nulla alla Cassa, "a partire dalla prima rata in scadenza il 28 febbraio".
Una decisione che era nell´aria e che è stata concertata tramite una molteplicità di intese e raccordi con legali di decine di Fori: "Da una serie di sondaggi che stiamo facendo in questi giorni - dice Vanna Renella - i numeri sono incredibili. Parliamo di decine e decine di migliaia di Avvocati che riterranno come atto di disobbedienza di non pagare in quanto stanchi di questa Cassa, di decine e decine di milioni di euro di mancato incasso per la cassa. E oggi la responsabilità di questa perdita non è degli avvocati che sono stanchi ma di una Cassa che non ascolta le richieste dei suoi iscritti".

Dai Coa segnali di attenzione.
Non solo protestano i movimenti. Non solo punte le estreme. La protesta, adesso, sembra anche contagiare le istituzioni forensi, quanto meno quelle delle periferie.
Diversi sono stati i segnali positivi come la delibera del COA di Napoli, e la recente delibera del COA di Potenza: entrambe hanno appoggiato le richieste dei loro iscritti di sollecitare la Cassa forense a prevedere per gli Avvocati con redditi più bassi una contribuzione proporzionale al reddito e non in misura fissa, criterio che "si risolve in palese ingiustizia ed in un soffocamento delle ambizioni lavorative non solo dei più giovani ma anche degli anziani", come si legge in un passo della delibera.
Anche il COA di Siracusa ha convocato un assemblea degli iscritti per il giono 3.3.2017 per discutere delle riduzione dei contributi e costi di gestione della Cassa.












Fatti che rendono evidente che il malcontento si è esteso a macchia d´olio.



























"Nelle prossime settimane" - preannunciano dai movimenti - "continueremo con azioni più incisive di protesta, che avranno una concomitanza sui vari Fori in cui siamo presenti, in modo da coinvolgere tutti e rendere pubblico il dissenso legittimo degli avvocati contro la ingiustizia intollerabile da parte degli organi di Cassa Forense"

Le reazioni al termine dell´incontro del 23 febbraio

"Il presidente di Cassa Forense è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione" e ciò comporta la fine di ogni interlocuzione con gli organi di Cassa" la cui eventuale ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate oggi".
Con questi passaggi, l´avvocato Salvatore Lucignano, segretario nazionale di Nad (Nuova Avvocatura Democratica) ha sintetizzato, in un comunicato di poche ore fa, la posizione ufficiale della sua associazione dopo il fallimento dell´incontro che i movimenti di Napoli e Catania hanno avuto giovedì nella sede di Cassa Forense, al cui presidente avvocato Nunzio Luciano la delegazione ha consegnato le 8 richieste supportate dalle oltre 20 mila firme di avvocati di tutti i Fori (per la descrizione delle richieste, amplius più avanti).
Tali richieste, elaborate nell´ambito del movimento legato alla petizione ideata dall´Avv. Goffredo D´Antona e sottoscritte da circa 20 mila avvocati italiani, erano in sintesi, ha spiegato Lucignano, "volte ad ottenere finalmente una gestione trasparente, equa e solidale della Cassa, nonché un ripensamento dei criteri irragionevoli ed utilitaristici con cui il board di Cassa Forense ricompensa, in modo del tutto autoreferenziale, i propri "presunti" sacrifici nello svolgimento dei mandati affidati agli esponenti dell´Organo".
Secondo Nad, però, alle richieste Cassa ha opposto un inaccettabile diniego per cui non rimane alla stessa che prendere atto "della chiusura, dell´arroganza, delle dichiarazioni surreali ed offensive del Presidente della Cassa Forense, Avv. Nunzio Luciano". Prosegue il comunicato: "Il Presidente della Cassa Forense infatti è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione. Pertanto, l´associazione (...oltre ad esprimere, ndr) la più ferma condanna nei confronti della Cassa di Previdenza Forense (...) intensificherà tutte le proprie iniziative, in difesa delle legittime istanze sottoscritte da migliaia di avvocati italiani, valutando ad horas ogni azione tesa ad ottenere l´immediata destituzione dei rappresentanti della Cassa di Previdenza Forense, e le sinergie necessarie, con le associazioni forensi ed i movimenti politici , rigettando fermamente ogni interlocuzione con quei soggetti politico forensi che non si impegnino per gli indirizzi espressi nel presente comunicato".
Una sostanziale interruzione di ogni confronto con i rappresentanti di Cassa Forense, la cui ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate".

Delusione anche da parte dell´altra costola del movimento, quello che ha guidato, partendo da Catania, la petizione con le otto richieste.
Ha dichiarato, dopo l´incontro, l´avvocato Vanna Renella, presente in delegazione: "Abbiamo portato la protesta alla cassa è stato un incontro garbato come é giusto che sia. ma duro ed intransigente. Non abbiamo ceduto su nulla come migliaia di avvocati ci hanno chiesto . Un muro contro muro, ma l´incontro é stato utile perché sono emersi elementi importanti per ridurre i nostri contributi previdenziali che approfondiremo nelle prossime ore.
La lotta continua attraverso le firme e Il non pagamento della cassa.
Oggi é stata una giornata importante perché abbiamo capito ancor di piu che la nostra protesta é giusta".

Come i movimenti erano andati all´incontro: le otto richieste riassunte da una Collega della delegazione

Riduzione dei compensi dei delegati, dei consiglieri e dei sindaci di Cassa,
autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse, abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo, sospensione dei pagamenti fino a settembre, modifica del sistema dei minimi in misura proporzionale al reddito, fondo di garanzia per i crediti degli iscritti,
annullamento di cartelle e procedimenti disciplinari per omesso pagamento e trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.
Queste le 8 "richieste" ("e non proposte") che la delegazione di Colleghi, rappresentanti delle associazioni e dei movimenti nati nelle ultime settimane prima a Catania con una petizione che ha raccolto oltre 20mila adesioni in tutta Italia, quindi a Napoli con la clamorosa protesta di Nad proprio davanti al tribunale partenopeo, con tanto di tende, sacchi a pelo e sciopero della fame di cui hanno parlato i grandi giornali del paese, ha posto sul tavolo di Nunzio Luciano, il presidente di Cassa Forense, che la delegazione ha incontrato il 23 febbraio su invito del presidente.

Vanna Renella è stata una delle componenti chiamate a far parte della delegazione insieme a Giuseppe Fera, Daniela Nazzaro, Monica Foti e Franco Longo. Lei e Fera fan parte del Foro di Napoli, gli altri di quelli di Roma, Catania e Genova, a dimostrazione della dimensione ormai nazionale di un movimento che è cresciuto in tutto e che è ormai altamente rappresentativo di quella grandissima parte di Avvocatura italiana ormai allo stremo.
Un movimento che non ha inteso assumere una natura "istituzionalizzata" e men che mai burocratica. "Andiamo lì solo per depositare le richieste che ci sono pervenute in queste settimane", così aveva postato alcuni giorni fa Goffredo D´Antona, l´avvocato etneo principale artefice della petizione, fondatore e principale animatore del gruppo "Riduzione drastica e immediata dei costi di Cassa Forense" che ha aperto su Facebook, che conta ormai migliaia di membri e nel quale sono state postate centinaia e centinaia di adesioni da tutti o quasi i Fori del paese.

L´avvocato Renella (nella foto) giovane penalista partenopea, alla vigilia della riunione, era un fiume in piena, e proprio lei, dalla sua bacheca Facebook, aveva spiegato il senso dell´incontro di stamane. Con parole chiarissime:
"Aderiamo al suo" (del presidente di Cassa, ndr) "invito di incontrarci, invito accettato dopo che l´avv. Luciano ha dichiarato di essere dispiaciuto che la sua intervista aveva suscitato tanto clamore" aveva esordito la Renella riportandosi alla intervista concessa dal presidente di Cassa al "Dubbio" con la quale, paternalisticamente, aveva ironizzato sulla protesta ("...sono giovani", queste le sue parole), continuando: "Non sappiamo domani che incontro avremo.
Sicuramente sappiamo perché ci andiamo. Ci andremo a dire con semplicità e fermezza che migliaia e migliaia di avvocati sono stanchi di questa Cassa. Come abbiamo sempre detto gli emolumenti sono solo un dato sintomatico dell´atteggiamento della Cassa nei confronti dei proprio iscritti. Chi ha letto male il nostro sdegno ha detto che era limitato sbagliato e quant´altro. Ne abbiamo preso sempre atto. E non ci interessa che ora chi non era d´accordo con noi noti le migliaia di firme la richiesta urgente di incontro e prenda atto di quello che abbiamo fatto. Perché una cosa abbiamo fatto. Abbiamo dimostrato che c´è una coscienza di essere Avvocati. Abbiamo dato voce a migliaia e migliaia di avvocati che vogliono fare in santa pace il loro lavoro. E queste voci saranno ricevute".
I movimenti non erano andati per negoziare, per mediare. Sempre Vanna Renella, il giorno prima: "Porteremo il disagio ormai insopportabile di questi avvocati. Porteremo le otto richieste che abbiamo elaborato sul gruppo di Fb e con le centinaia di avvocati che abbiamo incontrato in questo mese.
Sappiamo tutti che questa cassa va modificata per legge. Le nostre richieste possono essere adottate direttamente dalla Cassa. In questo momento poco ci importa sapere cosa dirà domani il Presidente della Cassa. Ci importa portare le richieste di tutti voi. Questo è il nostro unico compito. Questa non è una nostra iniziativa ma una iniziativa di tutti voi e noi. Domani (giovedì, ndr) non sarà un giorno decisivo. Lo sarà forse dopodomani. Ma questa è un´altra storia".

Le richieste punto per punto
Quali erano state le richieste dei movimenti ? Eccole qui punto per punto, sintetizzate proprio dalla Collega:
"Dopo giorni e giorni di chiacchierate con migliaia di avvocati dei Tribunali di tutta la Repubblica, dopo riflessioni sulle migliaia di post su questo gruppo, sono queste poche semplici e fattibili:
1)Riduzione drastica dei compensi dei delegati, dei consiglieri di amministrazione, dei sindaci con pubblicazione costante e aggiornata dei loro rendiconti, prevedendo in caso di omissione la decadenza dell´inadempiente.
2)Autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse nelle operazioni della Cassa, anche per interposta persona, dei delegati e dei consiglieri nel senso che un delegato, un amministratore della cassa, non può essere il legale di un ente di un soggetto che abbia rapporti con la stessa.
3)Abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo.
4)Sospensione dei nostri pagamenti fino a settembre.
5)Rivedere i minimi in misura proporzionale al reddito.
6)Fondo di garanzia per i crediti degli iscritti.
7)Annullamento di tutte le cartelle e di tutti i procedimenti disciplinari per omesso pagamento dei ctb piani di rientro personalizzati - è una battaglia di dignità e decoro della professione.
8) Trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.


 

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