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L'ombra della Colpa - Un avviso di garanzia, destinatario: io!

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 Prima di andare in carcere a trovarla, vado ad ascoltare le telefonate. Quando il PM chiede la misura cautelare della custodia in carcere, ha l'obbligo di depositare tutte le maledette telefonate per permettere alla difesa di ascoltarle – diciamo così – in contraddittorio.In tempi utili per il Riesame, oltretutto. Ho depositato ieri l'istanza e, ad oggi, mi è già arrivato il permesso. Metto in conto che un'altra mattina andrà perduta. Tanto non ho scelta. Oggi nella buca delle lettere di casa ho trovato la prima sorpresa della mia nuova veste di avvocato – indagato.

Il PM – per me – è andato a riesumare la vecchia informazione di garanzia che – da sola – ormai non viene inviata più a nessuno. Me l'ha spedita a mezzo posta dentro una bella busta marrone chiaro, imbottita. Tanto per rovinarmi la giornata e rompermi i coglioni. Mi sono sentito violentato. Anche spaventato, un po'. Non posso confidare a nessuno questo stato d'animo dove, per la prima volta, mi ritrovo ad indossare la pelle che scotta dei miei clienti. Devo nominare un difensore. Non posso prendermi Agata perché anche lei ha partecipato alle indagini difensive come testimone. Adottiamo sempre questo accorgimento per evitare rogne. Mi sarà più utile così.

L'unico a cui possa pensare, comunque, è Massimo, uno dei miei amici più cari, anche se è di un altro foro. Ancora meglio, penso. Massimo è un avvocato scrupoloso come pochi, preparato come non ne ho visti tanti, e capace di ammazzarsi di lavoro fino allo sfinimento. Altro dato distintivo caratteristico, mi ricorda mio padre da matti. Ha gli stessi riccioli neri ribelli in testa, fuma come un turco inesausto ed ha il colorito di un saraceno in mare. Magro come mio papà, con la sua stessa dignità di vita. Quando lo chiamo al telefono, mi sorride. Gli telefono e gli dico che ho bisogno di vederlo. Per una cosa molto delicata di natura personale. Resta in silenzio e mi dice di andare quando voglio. Prendiamo appuntamento e poi stiamo un cinque minuti buoni a parlare di letteratura. A tutti e due piace leggere. Uno dei pochi vizi che costano ancora poco – relativamente – e procurano un'assuefazione positiva verso la vita. Mi dice che sta scrivendo un libro perché la corazza dell'avvocato gli sta cominciando a stringere in vita.Lo capisco. A me la divisa d'avvocatoha rifilato una stretta che non pensavo neanche di dover provare, ma questo non glielo posso dire al telefono. Che giornata di merda mi ha fatto passare questa informazione di garanzia. Tutta la mia vita è ribaltata. I miei valori, lontani. Mi sembra di essere sporco, unto da qualcosa di vischioso che ho sempre guardato in controluce, con distacco professionale. Ora so cosa provino i miei clienti quando arrivano da me con gli sguardi allucinati. Non auguro a nessuno dei miei colleghi di provare una sensazione così spiacevole. Deve essere la stessa, straniante, del medico quando scopre di essere stato assalito da una malattia che ha curato negli altri fino a un attimo prima. Suona il telefono.

- Pronto ?

- Avvocato ?

- Si ?

- Qui è la Google. Sono Sonia della Google, avvocato, le proponiamo di aggiornare il suo profilo…

- NO !

E riaggancio immediatamente. Non bastano i rompicazzo dellecompagnie telefoniche. Adesso ci si mettono pure quelli di Google con le operatrici telefoniche ucraine che sembra chiamino dall'iperspazio. Dopo una lettera di merda, mi ci manca soltanto anche la rete. Ma perché certe giornate devono andare tutte così storte ?

Perché ?

 Sono arrivato dalla Salmaso. Sono in carcere, nella sala riservata ai colloqui degli avvocati e rispettivi assistiti. Lei arriva. Ha i capelli tagliati corti, da marine. Il discorso del disturbo mentale per la prima volta mi scende giù per la colonna vertebrale come una carezza fatta con le unghie. L'ho sempre considerata un giudice grandioso ed adesso il sospetto che questa donna non sia del tutto a posto è la prima cosa che mi viene in mente non appena la vedo. Ci salutiamo come sempre, con formalità.

Non so da dove partire. Mi manca l'attacco.

- Senta Giudice, c'è qualcosa che non mi ha detto ?

Non mostra la minima esitazione.

- Lei mi deve scusare. Sono stata ricoverata più di una volta in neurologia per disturbi della personalità.

- Ma mi scusi, perché…

- Perché non gliel'ho detto ? Prima di tutto mi vergognavo e poi non ho ritenuto pertinente una notizia del genere in questa situazione. Ho sbagliato, avvocato. In queste notti ho compreso quanto sarebbe stata preziosa la notizia per lei.

- Che cos'è questo disturbo ? In cosa consiste ?

Cerco la concretezza e per la prima volta vedo sgretolarsi davanti a me questa donna impastata con la pietra.

- Sonnambulismo, e sdoppiamento della personalità. Mai sentito parlare di soggetti bipolari ?

- Qualcosa ho letto. Cosa c'entra o può c'entrare con suo nipote?

La mia brutalità non le crea problemi.

 - Non lo so proprio, avvocato. Anche per questo non le ho detto nulla, non vedo la benchè minima connessione tra i due fattori. Io non ho mai fatto nulla a mio nipote. Lo amo come se fosse mio figlio. Mi sono sempre curata in modo meticoloso, anche per lui. Anzi, soprattutto per lui. Di me e della mia carriera mi è sempre importato ben poco, a dirla tutta. Vuol sapere una cosa ? Dopo che ho saputo di essere ammalata, non mi importava più di niente. Mi sono curata per mio nipote. E' a quel bambino che devo la mia sopravvivenza professionale.

- Temo che questo potrebbe saltare fuori con il riesame. Bisognerebbe prevenire in qualche modo la situazione, la rivelazione da parte della procura di quanto mi sta dicendo.

- Lei è il mio avvocato, io l'ho scelta. Ha tutta la mia fiducia.

- La ringrazio. Secondo me bisognerebbe che la sottoponessimo ad una consulenza in carcere. Prima del riesame. Da allegare ai motivi.

- Glielo ripeto,ha tutta la mia fiducia. Faccia quello che deve fare.

Si alza e se ne va.

- Ma Giudice, ascolti…

Ha una lacrima che le riga il volto. Taccio all'istante. I capelli più che cortissimi appaiono addirittura radi quando un raggio di sole le sfiora la nuca. Affilata come il becco di un uccello. Smagrita, un osso di seppia. E' una donna piegata a morte quella che devo difendere. Mai come in questo momento mi sono sentito sull'orlo del vulcano.

Guardarci dentro fa paura. 

 

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