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E' successo tutto nel giro di tre giorni; è la vicenda tutta italica dell'annunciato e subito ritirato decreto sul nuovo redditometro. Dopo giorni frenetici e confronti politici all'interno dei palazzi romani, il Presidente del consiglio in persona, Giorgia Meloni, ha annunciato che il decreto ministeriale del 7 maggio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 maggio scorso, sarà sospeso in attesa di ulteriori approfondimenti.
Parliamo del decreto attuativo del famigerato "redditometro", attraverso il quale al contribuente può essere attribuito un reddito derivante dal sostenimento di spese, che possono essere reali o presunte. Nel dettaglio, il decreto 7 maggio 2024 presenta la novità delle medie ISTAT per spese generali che nelle applicazioni precedenti non erano presenti.
Gli indici ministeriali derivano in origine dal decreto 10 settembre 1992, periodicamente aggiornato. Tali indici imputano spese irreali: è vero che per procedere occorre uno scostamento tra reddito dichiarato e accertato di almeno il 20%, ma è del pari vero che il possesso di una vecchia auto attribuiva un reddito assolutamente incoerente. Altro esempio di irrazionalità: la restituzione delle rate di mutuo. Il mutuo rappresentava sì una prova contraria - nel senso che il contribuente poteva dimostrare come aveva reperito i fondi per acquistare un immobile - ma la restituzione di ogni singola rata imputava un reddito presunto irrazionale.
Il contribuente che vedeva imputarsi un reddito di gran lunga maggiore di quello realmente conseguito non poteva censurare l'entità delle spese. Se il redditometro imputava 50.000 euro di reddito, non poteva in alcun modo dimostrare che in realtà le spese potevano legittimare al massimo 30.000 euro di reddito. O dimostrava di avere fonti di reddito coerenti con i 50.000 euro o soccombeva.
Analizzando il decreto di pochi giorni fa - operante dal 2016, in concreto dal 2018 vista l'intervenuta decadenza -, si evidenzia che è identico al precedente del 2015, se non per il fatto che ricompaiono le medie ISTAT. Si tratta di una reintroduzione "meno invasiva", considerato che si fa riferimento allo "standard di vita minimamente accettabile", ma comunque ci sono e sono fastidiose.
Al momento dunque, vista la sospensione del decreto, sembra scongiurato il pericolo di invasioni di campo irregolari del Fisco. Incrociamo le dita.
Meditate contribuenti, meditate.
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