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E' la sera prima degli esami. Domani c'è l'udienza. Sono teso. Ho studiato tutto lo studiabile. Mi sono calato dentro il pozzo della dottrina con tutto me stesso. Mi dico che più di così non avrei potuto fare. Con la Salmaso ci siamo sentiti pochi minuti al telefono. Quando preparo un processo, non voglio avere interruzioni, né parlare con i clienti perché mi deconcentrano. Mi ha sentito convinto di ciò che voglio fare in aula e quindi non c'è stato bisogno di scambiarci troppe parole. Tanti discorsi non servono. Neanche quando si ha paura. I giorni, i momenti prima di un'udienza importante sono cruciali. La tensione che si immagazzina non si vede mai. E' invisibile, anche al cliente. Soprattutto a lui. E' una specie di logoramento interiore che non si può toccare. Un filo sottile come una lama da chirurgo che fa male. Provate a sommare tante lame una sopra l'altra. Per anni. Verrà fuori un palazzo di emozioni trattenute, taglienti come falci,che fanno sanguinare.Anche a distanza di anni. Quando si depositano, quelle tensioni, fanno più danni dell'amianto. Arrivano le depressioni, senza che uno possa accorgersene. Questo è il nostro mestiere. Armi e pugni ma i colpi, le ferite gravi, non le senti mai subito. I loro effetti, devastanti, te le riserva un futuro neanche troppo lontano. Quando si pensa di essere al sicuro. Invece, da quei momenti di frustrazione silenziosa, non si è mai al riparo. Arrivano e basta e non puoi farci niente. L'unica difesa è riprendere da dove hai mollato. Camminare e non voltarsi più. Ogni processo ha avuto un picco di paura ed un acme. Si gioca per l'acme, per il punto di diapason, quello in cui il dolore non si sente perché l'emozione di una possibile vittoria sulla bilancia pesa di più . Come le lacrime di gioia.
Non sono salate.
Lo sapevate ?
Siamo arrivati al dunque. La mia notte è stata tranquilla. Agata mi ha detto che russavo come un cavallo da corsa all'ultima curva. Non mi ha svegliato, però. Dice che è andata anche un po' sul terrazzo a guardare le stelle quando i picchi del mio russare erano insostenibili. Sarà la tensione sottotraccia. In qualche cosa deve pur sfogarsi. Mi sento riposato anche se il mio stomaco lo potrei tenere dentro un pugno. Non riesco ad inghiottire nulla, se non un caffè rovente e nero come catrame. Me l'ha preparato Ottavio stamane. Agata dormiva ancora. Dopo una notte come sul ponte di una nave,esposta ai marosi dei miei incubi uccisi da un sonno senza sogni e da picchi fonometrici spaventevoli, l'ho lasciata dormire. So già che arriverà tutta trafelata ma voglio che riposi. L'ho guardata un attimo prima di alzarmi. Un angelo, cazzo. In questo periodo combatto con la tentazione di guardare sul suo cellulare. Di spiarne i messaggi. Fino ad oggi ho resistito. Lei è troppo gentile ed io mi sento male soltanto a farlo. Mi sembra di scendere in basso, e di non meritarmi la sua fiducia che in questo modo tradirei.La Salmaso mi ha aspettato all'ingresso del tribunale, dietro l'edicola. E' vestita come quando faceva il giudice. Tailleur d'ordinanza grigio acciaio, camicetta bianca e filo di perle che rilucono al sole. Occhiali fumè con borsetta in tinta con le scarpe. Un filo di sudore fa da contorno alla sua bocca, sopra il labbro superiore. Non sono l'unico ad essere teso. L'aula è neutra. C'è poca gente appena entro. Giornalisti non ne ho visti. Arriveranno più tardi. Tutto tranquillo. La tempesta perfetta prima di nascere. Il grande respiro di Gandalf nel Signore degli Anelli prima del grande balzo. Mi siedo e compio i miei gesti rituali. Estraggo codice e fascicoli, occhiali e bloc notes. Tutto davanti a me, in posizioni strategiche. Ogni oggetto deve essere collocato dove possa coglierlo al volo. Mi metto davanti le dichiarazioni rese dal ragazzo alla psicologa. Sono tutte zeppe di sottolineature e segnacci fatti con gli evidenziatori.
Sono pronto.
Entra Tardito e subito dopo il Tribunale. Manca il cancelliere. Dobbiamo attendere ancora. Mi sembrano tutti un po' nervosi. Mi giro e guardo se ci sia la psicologa. Non l'ho mai vista di persona ma mi ritengo abbastanza esperto per capire chi sia. Vedo due donne entrare insieme. Una è decisamente brutta, sciatta, mentre l'altra appartiene alla categoria vorrei ma non posso. Vestita in modo affettato, con bracciali tintinnanti e una borsa sgargiante. Un pugno in un occhio, che risalta ancora di più in un'aula incolore come questa. E' una delle due. Entra il cancelliere. Incominciamo. Oggi si celebra soltanto questo processo. Non se ne tengono altri. Possiamo lavorare con calma. Senza fretta. Il Presidente chiama subito a deporre la psicologa. E' quella sciatta, vestita di grigio. Ha un viso anonimo, come tutto di lei. L'unica nota di colore è data dai suoi occhi. Sono verdi, verdissimi, accesi come fari. Non è una stupida, devo stare attento. Tardito comincia ad esaminarla. E' cauto, teme lo scivolone improvviso. Parte da un inquadramento generale. Le chiede quante volte abbia sentito il bambino. Con quali modalità e quale metodo abbia seguito. Non le chiede nulla sulla Carta di Noto. Non le chiede nulla sui suoi titoli accademici. Ha adottato la tecnica più accorta in un esame del genere. Le fa ripercorrere fedelmente tutto quanto la dottoressa abbia immagazzinato nei verbali a contatto con il bambino. Fa lavoro di travaso. Dai verbali contenuti nel suo fascicolo, a quello del dibattimento. E' un copia incolla senza scossoni. Né un fremito né una cosa detta fuori posto. Un raccolto del fieno che già aveva in cascina. Un compitino fatto bene. L'esame dura circa un'ora e Tardito si porta a casa tutte le informazioni di cui ha bisogno per chiedere la condanna della Salmaso. Ha finito. Tocca a me. Mi alzo e mi schiarisco la voce. Parlo nel microfono scandendo le parole. Le chiarisco subito chi sono e attacco domandandole tutti i suoi titoli accademici. E' la domanda classica che si deve fare in questi casi, anche se molti storcono il naso. La dottoressa elenca un paio di master. Le chiedo quante pubblicazioni in materia di esami di minorenni abbia scritto. Tace.
- Dottoressa, mi scusi, non ho capito quali pubblicazioni abbia curato.
- Ho pubblicato un mio intervento sui bambini maltrattati per l'Università di Pisa.
- Mi dice in quale anno perpiacere.
- 1990.
1990, bene. E poi ?
- Solo quello.
- Mi scusi. Guardo se ho compreso. Lei è stata incaricata dal Pm di sentire il nipote della mia cliente senza avere alcun tipo di specializzazione in materia ?
Tardito insorge.
- Presidente, mi oppongo a questa domanda capziosa e nociva. La difesa non può dedurre una mancanza di specializzazione del consulente solo perché non ha nel suo curriculum pubblicazioni recenti o specifiche.
- Presidente, la riformulo, così non perdiamo tempo.
- Va bene, avvocato, ma non faccia più affermazioni fuori luogo. Le domande si formulano su fatti precisi. Le valutazioni le lasci a noi.
- Mi scusi, non succederà più. Dottoressa,lei non ha più curato altre pubblicazioni in materia minorile dopo quella del 1990 ? E' corretto ?
- Si, è giusto.
- Bene, allora mi può dire, a quanti corsi abbia partecipato in materia dopo il 1990 ?
- Nessuno.
- E' sicura dottoressa ? Vuole riflettere un attimo prima di rispondere ?
- Nessun altro, avvocato, lo so.
- Bene. Quanti casi in materia minorile ha avuto occasione di studiare, o meglio scusi, in quanti casi è stata officiata dopo il 1990 ? Sempre in relazione a minori, è ovvio.
Mi guarda con gli occhi verdi da gatta da cui non trapela nessuna luce. Sembrano intinti dentro uno stagno buio. Devo cercare di arrivare al punto di rottura prima che posso.
- Due o tre circa.
- Due o tre. Dal 1990 ad oggi ?
- Si.
- Si ricorda cosa riguardassero i casi in argomento ?
Le domande devono essere strette, precise, chiuse. Delle martellate al fegato. Non devono lasciare respiro. Devono storpiare l'interrogato con pochissime parole. Mai abbandonarsi alla bulimia da interrogatorio. Ho visto avvocati stare cinque minuti buoni per arrivare ad una domanda che potevano formulare in tre parole.
- Uno era un caso di balbuzie indotta da presunti maltrattamenti. L'altro – che mi ricordi – un fenomeno di incubi notturni.
- In entrambi i casi da lei ricordati, ci furonomaltrattamenti ? Si trattò di casi arrivati a processo, per chiarirci ?
- Non mi ricordo.
- Non ho capito.
- Non ricordo.
- Come fa a non ricordarsi ?
Tardito salta su e il Presidente lo guarda calmo.
- Pubblico Ministero, si tratta di una circostanza importante. La difesa riformuli.
- Quale fu l'esito giudiziale di questi casi ?
- Non ricordo.
- La aiuto io. Il caso di balbuzie si chiamava per caso Gennardi ?
La dottoressa si muove sulla sedia. Beccheggia come una nave presa nella rete. Deglutisce.
- Si.
- Conviene con me che il Sig. Gennardi venne assolto perché il fatto non sussisteva ? Ricorda ?
Tengo in mano un articolo di giornale che faccio sventolare per bene.
- Adesso mi ricordo. Si, venne assolto. Ma la mamma della bambina era sicura che gli abusi fossero stati commessi.
- Mi scusi dottoressa. Il sig. Gennardi venne assolto o no ?
- Si, certo, le ho già detto di si…
- E allora come fa a dire che per la madre gli abusi ci furono ? Lei si basò sulle dichiarazioni della madre ?
Interviene il Presidente.
- Avvocato,la teste ha risposto. Non esageriamo. Non stiamo rifacendo un processo al sig. Gennardi che mi sembra di capire sia già stato assolto e giudicato. Torni nel seminato con domande pertinenti.
- Si, Presidente. Dottoressa, quale metodo scientifico ha seguito per raccogliere le dichiarazioni dal nipote della mia cliente ? Si è attenuta ai dettami della Carta di Noto ?
- Ho ascoltato il minore tre volte e non mi sono rifatta ad uno schema preciso. Diciamo che mi sono limitata ad accompagnare un ufficiale di pg la prima volta e poi ho operato da sola. Ho somministrato anche dei test al minore.
- Ci arriveremo. Mi dice però – le rifaccio la domanda – se si sia attenuta o meno alla Carta di Noto ?
- In che senso scusi ?
- Nell'unico consentito. Lei conosce la carta di Noto, vero ?
- Certo.
-Bene. Ha videoregistrato i suoi colloqui con il minore ?
- No.
- Li ha audioregistrati ?
- No.
Le rifaccio la domanda. Lei conosce la Carta di Noto dottoressa ?
Il teste ha già risposto avvocato – interloquisce il Presidente in aiuto alla teste -.
- Come mai allora – se dice di conoscere la Carta di Noto – lei ne haviolato l'art. 4 ?
- Presidente c'è opposizione ! La Carta di Noto non è il codice e non è neanche un documento accettato dalla comunità scientifica nella sua totalità. Si tratta di regole, anzi di linee guida alle quali l'esperto può conformarsi o meno, ma senza alcun obbligo di sorta. L'Avv. Squinzati sta cercando di screditare l'attendibilità della consulente alla luce di un documento a cui la stessa non aveva alcun obbligo di attenersi, urla Tardito.
- Presidente, sposo in pieno la tesi del Pm. So anch'io quanto sia dibattuta la natura della Carta di Noto. Anzi, lo sappiamo tutti in quest'aula. Certo è tuttavia che la dottoressa ha accettato il contraddittorio sulla Carta di Noto perché ha risposto di conoscerla e non ha dichiarato – all'inizio del controesame – di non esservi attenuta. Quindi, deve rispondere.
- Dottoressa, risponda perpiacere.
- Non mi sono attenuta alla Carta di Noto perchè non la ritengo un documento scientificamente accreditato.
- Bene, dottoressa, ce lo dice soltanto ora. Spero tuttavia che lei la conosca per dire che non riceve la sua fiducia scientifica. Perché lei la conosce, vero ?
- Avvocato, non abusi della mia pazienza. Ha già risposto. Non glielo ripeterò più.
- Scusi Presidente.
- Certo che la conosco, ma non è un documento degno di fede scientifica.
- Ho capito. Senta, le dispiace se ci occupiamo allora delle domande e di come sono state formulate durante le vostre audizioni? Ad esempio – sto leggendo le sit rilasciate dal nipote della mia cliente a lei ed all'ufficiale di pg il 10.02.2004 – questa è molto significativa:" Quante volte la zia ti ha toccato nelle zone basse, dove c'è il pisellino" ?
- Si?
- Vorrei mi confermasse se avete posto questa domanda.
- Certamente. Se è scritta, l'abbiamo formulata.
- Non la trova una domanda suggestiva, ossia una domanda che tende a suggerire la risposta ?
- Presidente c'è nuovamente opposizione! L'avvocato Squinzati continua a porre domande che presuppongono l'osservanza della Carta di Noto laddove la consulente ha già dichiarato di non avere mai aderito a tale documento.
- Presidente, Le domande suggestive sono vietate dal codice. Se il Pm invece di continuare a fare opposizione durante il controesame si leggesse l'art. 499 3°co. Cpp, si ricorderebbe che sono vietate le domande di questo tipo.
Vada avanti. Risponda Dottoressa.
- Le domande le faceva l'ufficiale di Pg.
- Non mi ha risposto. Voi formulavate ad un bambino domande in grado di suggerirgli le risposte ?
- Beh, stavamo cercando di trovare la verità…
- Vuole rispondere? Conviene con me che avete rivolto ad un bambino una domanda capace di influenzarlo ?
- Si.
- Non ha fatto nulla per cambiare questo tipo di approccio ? Lei ha appena risposto di essersene resa conto. Perché non ha fermato l'ufficiale di pg ?
- Io ero un'ausiliaria. Dovevo soltanto controllare se il bambino dicesse bugie o meno.
- Il metodo con cui interrogavate un bambino non veniva dettato da lei; lo lasciava alla discrezionalità della polizia giudiziaria ? Ho capito bene ?
- ...Si.
Mi fermo. Tutto si ferma, a dire il vero. L'aula sprofonda in una bolla di silenzio improvviso che sale dal pavimento per salire al soffitto. Tardito chiede una sospensione. Il Presidente la accorda. Mi volto verso la Salmaso e vedo una lacrima, lunga come tutto il dolore che ha provato a trattenere, rigarle una guancia. E' il pianto silente della sofferenza, quello più intimo, un maledetto flusso ancestrale che contiene tutti i dolori e le passioni del mondo. Una via dei canti del dolore su cui solo lei ha marciato in questi mesi. Sono sudato perfino sulla schiena ma ho ancora benzina da far bruciare. Vedo finalmente una preda e non la voglio mollare fino al risultato finale. Una carezza sulla testa all'improvviso. Delicata. Come un velo di seta. Mi giro. E' Agata. Le sorrido.
E' arrivata la cavalleria, amore mio.
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