Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
L'intervento dell'Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni attuative del cosiddetto Protocollo Albania ha sollevato una tempesta politica che, per la sua virulenza e per il bersaglio prescelto, merita una riflessione attenta e disincantata.
Nel merito, il parere esprime criticità tecnico-giuridiche circoscritte ma rilevanti, fondate su principi consolidati dell'ordinamento costituzionale e convenzionale. In particolare, si segnalano: il rischio di elusione del principio di territorialità della giurisdizione penale, con riferimento alla possibilità che lo Stato italiano eserciti poteri coercitivi su soggetti trattenuti in strutture operative in territorio straniero; il difetto di chiarezza normativa in ordine alla legge applicabile alle procedure trattenute nei centri situati in Albania, con impatti potenzialmente rilevanti sulla certezza del diritto; la possibile compressione dei diritti fondamentali garantiti dalla Carta e dalla Convenzione EDU, specie in tema di libertà personale, garanzie giurisdizionali e tutela giurisdizionale effettiva.
Si tratta di osservazioni non ideologiche, ma tecniche, fondate su un'analisi sistematica del testo normativo. L'Ufficio del Massimario, com'è noto, non è un organo giudicante, ma una struttura interna alla Corte di Cassazione incaricata della elaborazione nomofilattica e della consulenza giuridica a fini interpretativi e di supporto. La sua attività consultiva, anche quando si estende a provvedimenti legislativi o normativi in itinere, è del tutto fisiologica rispetto al ruolo che la Costituzione attribuisce alla magistratura nel presidio dei diritti e nel controllo di legalità.
Non è dunque il contenuto del parere, né la legittimità della sua emissione, ad aver alimentato la polemica. Ciò che ha scatenato la reazione – sproporzionata – di esponenti politici di maggioranza è piuttosto la scelta di non tacere su profili problematici di un provvedimento emblematico, inserito in una strategia comunicativa e simbolica che ha fatto del binomio "sicurezza-immigrazione" una leva identitaria.
Le reazioni del Governo e di Fratelli d'Italia, giunte a evocare il parere del Massimario come espressione di una "giustizia militante" o di una "toghe contro il Governo", si iscrivono in un più ampio contesto di delegittimazione dell'autonomia della magistratura, già messo alla prova da riforme strutturali e da dichiarazioni tese a ridurre il giudice a una funzione ancillare rispetto all'indirizzo politico.
Ciò che colpisce, e preoccupa, è la continua assimilazione del dissenso tecnico alla contestazione politica, come se ogni rilievo giuridico che contraddice la narrazione governativa dovesse essere disinnescato non sul terreno del diritto, ma su quello della propaganda. Si tratta di una torsione grave del dibattito pubblico, che svilisce la funzione dei corpi tecnici dello Stato e intacca il principio di separazione dei poteri.
È bene ricordarlo: nessun organo costituzionale è infallibile, ma in uno Stato di diritto nessun organo politico è insindacabile. Le norme che regolano l'esercizio del potere – soprattutto quando incidono su diritti fondamentali e libertà personali – sono sottoposte a controlli, valutazioni, pareri, pronunciamenti che ne misurano la conformità al quadro costituzionale e convenzionale. Non si tratta di "interferenze", ma della fisiologia del sistema. Il parere dell'Ufficio del Massimario è un esempio di tale fisiologia. Le critiche rivoltegli appaiono, in definitiva, come una reazione politica a una funzione giuridica, il che dovrebbe allarmare quanti hanno a cuore il rispetto del principio di legalità.
In democrazia, l'autonomia della magistratura è una garanzia per tutti, non un privilegio corporativo. E non può essere piegata – o ridotta al silenzio – per evitare fastidiose obiezioni di diritto. Ne va della tenuta dell'equilibrio tra poteri. Ne va, in ultima analisi, della qualità della nostra democrazia. Ed è per questo che, pur senza alimentare ulteriori allarmismi, non possiamo far finta di nulla.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.