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Camere Penali, giustizia e Costituzione si difendono con la schiena dritta

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Durissima, sì - ma non sorprendente - la presa di posizione (foto) della Giunta dell'Unione Camere Penali contro l'assemblea dell'ANM ospitata nella Corte di Cassazione.

Si parla di "spettacolo", di "comizi", di "corporazione chiusa". Parole facili, buone per titoli fragorosi ma poveri di sostanza. 

La verità è che chi oggi accusa la magistratura di "mettersi in scena" è lo stesso mondo che da mesi trasforma la riforma Nordio in una crociata contro i magistrati, dipingendo ogni voce critica come difesa corporativa, e ogni dissenso come resistenza politica. Inoltre, l'assemblea in Cassazione non è stata un comizio: è stata una manifestazione di autonomia e di dignità, nel luogo simbolo della giurisdizione. E se in quell'aula sono risuonati applausi, è solo perché i magistrati hanno deciso, una volta tanto, di non chinare la testa davanti a chi vuole ridisegnare la giustizia come fosse un ufficio del governo.

Fa quasi sorridere che si invochi la "terzietà" dell'aula magna, come se la terzietà fosse un luogo e non un principio. La terzietà non si offende con gli applausi: si offende quando si tenta di porre il pubblico ministero sotto l'esecutivo, quando si predica un "sorteggio" come rimedio alla degenerazione correntizia, quando si tace di fronte a un progetto di legge che smonta in silenzio l'articolo 104 della Costituzione.

E poi l'attacco personale a Nicola Gratteri, colpevole - a leggere non i penalista, ma Camere Penali - di essere presente. Forse perché Gratteri non rientra nello schema rassicurante della magistratura "addomesticata" che qualcuno vorrebbe. Sì, perchè un avvocato o un magistrato che si esprime, che parla di legalità, che difende la Costituzione è "scomodo", dunque da delegittimare. Eppure Gratteri, piaccia o no, rappresenta ancora per milioni di cittadini - quelli che "Camere Penali" non sanno neppure cosa siano - la fiducia in uno Stato che non si arrende alla retorica dell'equilibrio comodo. 

Poi, ciliegina sulla torta, il Presidente Mattarella, richiamare il quale è legittimo, ma è un artificio retorico. Il Capo dello Stato parlò di una magistratura "china su sé stessa", non di una magistratura inginocchiata davanti alla politica.C'è differenza tra autocritica e resa. E ciò che è accaduto in Cassazione non è stato un atto di autocompiacimento, ma di resistenza costituzionale.

"La giustizia non si difende con gli applausi"? Giusto. Ma non si difende neppure con i comunicati sprezzanti, con la ridicolizzazione delle istituzioni e con la propaganda camuffata da purismo. La giustizia si difende con la schiena dritta, quando tutto intorno si piega. E se oggi in quell'aula si è applaudito, è stato per dire no a una riforma che piega la giurisdizione al potere politico, non per compiacere sé stessi.

La Giunta dei penalisti parla di "spettacolo". Forse dimentica che a forza di stare in platea a criticare, qualcuno deve pur salire sul palco a difendere la Costituzione. E se questo spettacolo si chiama libertà della magistratura, allora che si alzi pure il sipario: perché quando la giustizia smette di farsi sentire, è il momento in cui la democrazia smette di respirare. 

Quando le Camere Penali parlano di "spettacolo", sembrano più offese dal successo altrui che innamorate della verità. Del resto, non c'è nulla di più teatrale di chi accusa gli altri di recitare mentre da anni vive di scena. Purtroppo, ve ne farete una ragione: la maggioranza degli Avvocati non sono della vostra stessa opinione.

Alla prossima.

 

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