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Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha rotto il silenzio. Con parole semplici, nette, disarmanti, ha detto ciò che chiunque abbia occhi per vedere e coscienza per giudicare dovrebbe ormai gridare: «Tutto questo non è giustificabile». Si riferiva a Gaza, all'ecatombe di civili, ai bombardamenti sistematici su scuole, ospedali, campi profughi. E ha aggiunto, con la lucidità di chi non si nasconde dietro diplomazie ambigue: «Non abbiamo nulla contro il popolo ebraico, ma dobbiamo criticare apertamente la politica del governo israeliano a Gaza». Ed anche Papa Leone ha pronunciato parole forti, nette, inequivocabili.
Pizzaballa ha fatto ciò che non ha fatto il Governo italiano, e tanti altri in Europa: ha parlato. Con coraggio e libertà. Senza paura di scontentare alleati, protettori, partners di maggioranza e opinionisti d'apparato. E in Italia, mentre la destra di governo, inchiodata alla fedeltà atlantica e al culto di Trump, balbetta e firma accordi militari con uno Stato formalmente accusato di genocidio dalla Corte internazionale di giustizia, un uomo solo, un uomo di fede, un uomo libero, ha trovato la voce che manca alla nostra diplomazia e alla nostra politica.
Il silenzio dei Governi europei, compreso il Governo Meloni, che mentre le bombe radevano al suolo Rafah siglava un protocollo di cooperazione militare con Tel Aviv, è diventato assordante. È un silenzio che non è prudenza, ma finisce, al di là delle stesse intenzioni, per farsi complicità; non neutralità che sarebbe già riprovevole moralmente, ma copertura. Quello italiano, poi, è un silenzio che pesa come un macigno sulla nostra Costituzione, sull'art. 111, sul diritto internazionale, sulla stessa coscienza di cittadini di uno Stato che dovrebbe farsi promotore di pace, non sostenitore di guerra. Ma che non ha ancora avuto il coraggio di dire a Israele di fermare questo massacro, e a Netanyahu che se mettesse piede in Italia sarebbe immediatamente arrestato, e di proclamare un embargo per gli armamenti, perchè non è ammissibile armare la mano di un assassino.
E allora, davanti alla voce del cardinale Pizzaballa, si dovrebbe avere l'onestà di chinare il capo. Di riconoscere che in tempi di brutalità, l'unico schieramento possibile è quello della giustizia. E che in certe ore della storia non parlare, ed essere silenti, è già una forma di vergognosa approvazione.
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