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"Dum excusare credis, accusas" Biden, altro che gaffe (e i media oscurano la pace di Papa Francesco)

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 Michael Kinsley, giornalista americano di grande esperienza, disse anni fa che "una gaffe è quando un politico dice la verità". Joe Biden, che sabato scorso a Varsavia, definendo Putin un "macellaio" e invocando un cambio di regime in Russia (sue parole: "Per l'amor di Dio, quest'uomo non può rimanere al potere") ha probabilmente detto la sua verità. Svelando, per sua e nostra sfortuna urbi et orbi, lo scenario a cui stanno lavorando Governo e Intelligence USA.

Strano che nessuno abbia ricordato che il 25 gennaio scorso, Biden fece un'altra gaffe, dichiarando quanto poi accaduto. Putin, disse, "muoverà" le proprie truppe verso l'Ucraina; per poi aggiungere, dopo lo sconcerto dei presenti: "un'incursione minore che ci porterebbe a dividerci sul cosa fare e cosa non fare" di fronte ad una scena in cui "le forze russe attraversano il confine uccidendo i combattenti ucraini". Più o meno e sia pure al ribasso, quanto è accaduto un mese esatto dopo.

Mi sorprende che nessuno abbia formulato l'ipotesi che, con quelle parole, Biden non abbia fatto una gaffe, ma detto, semplicemente, la verità. Invece, tutti o quasi hanno negato, rettificato. Io credo che lo abbiano fatto perchè, come nella favola del bambino e del vestito dell'imperatore, quella verità demoliva il politically correct e l'ideologia di queste settimane di guerra, che vorrebbe il blocco NATO impegnato, con ogni risorsa diplomatica, per la fine del conflitto e la pace.

 Si dirà, che un precedente non basta ad avvalorare una tesi così estrema e, purtroppo, pericolosa. Che, però risulta confermata da altri tre elementi: oltre la comprensibile levata di scudi dei russi, il tempismo e le modalità scelte dalla Casa Bianca per la "rettifica", l'assenza di presa di distanze degli europei tranne Macron.

Che i russi si siano incazzati, ci sta, reazione di orgoglio di chi era perfettamente a conoscenza della cosa. Più eloquenti ancora, i tempi e le modalità della rettifica.

Le più importanti sono state tre, tutte immediate. La prima, di un funzionario della White Hall: "Il punto del presidente era che a Putin non si può permettere di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione. Non stava discutendo del potere di Putin in Russia o del cambio di regime".

La seconda, del segretario di Stato, Tony Blinken: "Penso che il presidente abbia sottolineato che al presidente Putin non può essere conferito il potere di fare una guerra, e non abbiamo una strategia di cambio di regime in Russia o altrove". Infine, la terza, dell'ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Nato, Julianne Smith: gli USA "non hanno una politica di regime change nei confronti della Russia".

 Tre dichiarazioni convergenti per dir nulla, le parole di Biden erano così chiare che il solo modo per uscirne era dire "scusate, forse l'emozione o un bicchiere di whisky" invece arrivano scuse anomale. "Dum excusare credis, accusas" scrisse San Girolamo. "Mentre credi di scusarti, ti accusi". Più che ai russi che sanno tutto e ai media, quasi tutti allineati dall'inizio del conflitto, la rettifica è diretta a riaffermare il solito politically correct, ed è diretta agli europei, a dettare la linea.

Gli europei, appunto, ultimo elemento. Si adeguano tutti, l'unico a parlare è Macron, che si limita a dire che le parole di Biden rischiano di alzare la tensione e di impedire il rapido raggiungimento di un cessate il fuoco.

Draghi e il Governo italiano sono riusciti a far di peggio, nel malcelato intento di fare i primi della classe.

Sconcertanti, le parole del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in onda su La7 dopo il discorso di Biden "Il presidente Biden ha fatto un discorso molto chiaro, ha usato parole decise" e "ricordiamoci che dall'altra parte Putin usa le bombe, sta colpendo delle città di un Paese che ha invaso con il suo esercito". Come essere più realisti del re.

Non ci si può meravigliare, poi, se il potente appello di Papa Francesco sia occultato, al di qua e al di là degli Urali, da una sapiente regia, fino ad essere rimosso. Troppo distonico rispetto al pensiero unico e belligerante, e agli interessi di questa guerra, da qualsiasi parte. Per quanto rimanga l'unico che possa garantire la fine di questo spargimento di sangue ai danni di uno splendido popolo innocente, lo stop ad una nuova corsa agli armamenti, una pace che in questo momento - in cui a prevalere sono obbiettivi di secondo grado e ragioni strategiche di dominio - non sembra interessare a nessuno, e la sopravvivenza stessa dell'umanità in un nuovo ordine e nel rispetto reciproco.

 

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