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Altri ristori in arrivo, ma non per tutti

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Il Governo ha approvato il decreto Ristori-bis in Consiglio dei Ministri tra la notte tra venerdì e sabato scorso, tentando di concentrarsi su due obiettivi; ampliare la platea di beneficiari dimenticati dall'elenco dei codici ATECO allegato al primo decreto Ristori ed ancorare il meccanismo degli aiuti rispetto alle mutevoli restrizioni conseguenti alle classificazioni delle singole regioni, rispetto alle fasce di rischio, in gialle, arancioni e rosse.

Il nuovo e sofferto D.P.C.M. infatti, impone ulteriori e differenziati blocchi alle imprese creando caos e polemiche sulla geografia delle restrizioni, e conseguenzialmente si vuole differenziare pure gli aiuti alle imprese e famiglie.

Il nuovo meccanismo di ristori va adeguato ad un sistema di chiusure "progressive", che si allenteranno o diverranno più stringenti a seconda dell'andamento dei 21 indicatori che definiscono il coefficiente di rischio delle singole Regioni. Perplessità però sull'applicazione del modello che in concreto pone criticità implementative rispetto, anzitutto, alle incertezze sulle stime che riguardano le coperture. Le regioni rosse, ad esempio, potrebbero modificarsi nel corso delle settimane, con un effetto immediato sul volume dei beneficiari. Considerando Lombardia, Piemonte e Calabria e Valle d'Aosta, le uniche per il momento ad entrare in zona rossa ad alto rischio, si stimano circa 700 mila soggetti interessati, ma se si dovessero aggiungere altre regioni come la Campania, Puglia e Sicilia si sfiorerebbero quasi 2 milioni di potenziali richiedenti che potrebbero ulteriormente aumentare o diminuire, settimana dopo settimana, rispetto all'andamento della pandemia e, quindi, alle conseguenti classificazioni per fasce.

Il decreto Ristori bis, incide su due aree:

- ampliamento delle categorie di beneficiari, ovvero, l'elenco dei codici ATECO contenuti nell'ultimo provvedimento economico in vigore dal 29 ottobre 2020;

- introduzione di nuovi ristori, aiuti, indennizzi e bonus capaci di contenere le ulteriori e più stringenti, in alcuni casi, restrizioni generate dal nuovo D.P.C.M. in vigore da venerdì 6 novembre.

Il meccanismo è in apparenza semplice, ma cela più di un'insidia: deve, infatti, provvedere a dare sostegni standard alle attività interessate da misure nazionali – come ad esempio i centri commerciali, che saranno chiusi ovunque nel fine settimana - , e integrazioni supplementari a quelle colpite da provvedimenti su scala regionale come nel caso di bar e ristoranti, già indennizzati per la chiusura dopo le 18.00, ma che per un lasso di tempo imprevedibile, potrebbero temporaneamente venire inibiti dall'erogazione del servizio – in quanto transitati in zona rossa - , maturando il diritto a un indennizzo più consistente.

Il decreto Ristori bis, che dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri, verrà trasformato in un emendamento al primo decreto Ristori, ora all'esame del Senato, contiene dunque un ampliamento delle categorie - codici Ateco - già ammesse ai primi indennizzi, per aiutare le imprese dell'indotto. Sulla lista si è lavorato fino all'ultimo. Dentro ci sono, tra l'altro: pizzerie al taglio, bus turistici, musei e biblioteche, comparto cerimonie, fotografi, operatori turistici, lavanderie industriali, interpreti, guide alpine, zoo.

Per i dipendenti delle attività ricadenti nelle aree condizionate dalle maggiori restrizioni (arancioni e rosse) verranno sospesi gli obblighi contributivi; ai titolari delle attività chiuse saranno, inoltre, estesi l'esenzione dal versamento della seconda rata dell'IMU in scadenza il 16 dicembre e, per le attività in affitto, il credito d'imposta sulle locazioni di esercizi commerciali pari al 60% del canone d'affitto e di affitti d'azienda pari al 30% per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020; si prevede inoltre la totale decontribuzione anche per il mese di dicembre per le imprese interessate dal primo decreto-legge Ristori, attive nei settori della filiera agricola, della pesca e dell'acquacoltura e, nei confronti dei soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli indici sintetici di affidabilità fiscale e che operano nelle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto, viene disposta la proroga al 30 aprile 2021 del pagamento della seconda o unica rata dell'acconto di Ires e Irap a prescindere dalla verifica del calo di fatturato.

Infine, verranno rifinanziati i congedi parentali al 50% per i lavoratori con i figli costretti alla didattica a distanza e viene riproposto il "bonus baby sitter".

Meditate contribuenti, meditate.

 

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