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Misterbianco, non gridate al "mostro"

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Solo adesso riesco a scrivere, a fatica, due parole, solo un piccolissimo contributo a una cosa terribile, che ci sovrasta tutti, facendoci sentire impotenti. 
Lei, la piccola Maria Rosa, è tornata nella casa che avrebbe dovuto essere solo il suo dolce nido, rimarrà solo poche ore. Il suo fratellino, si porterà dietro per sempre quanto accaduto mercoledì davanti a lui. "Mamma che stai facendo…", le ha gridato su quel balcone.

"Lei" è in carcere, a piazza Lanza. Una tragedia di fragilità, una crisi post partum, sembra "rifiutasse la bambina", ha ammesso tutto disperata. Credo sia morta, dentro, anche lei. 
Se posso permettermi, non abbiamo bisogno di un "mostro", ce ne sono già troppi. Abbiamo bisogno di umanità, accoglienza, e attenzione. Troppi, forse, sapevano e avrebbero potuto dire, e hanno taciuto, e la depressione è pericolosa, per chi ne è vittima, e per chi, incolpevole, può diventarlo, come questa piccola, pace all'anima sua. Troppe persone, e troppe donne, sono lasciate sole, senza nessuno che se ne curi, senza una sanità, senza servizi sociali, l'una e gli altri allo sbando, che sappiano (e vogliano) prenderle in carico, aiutarle a riprendersi, a rinascere. 
Siamo soli tutti, perchè le priorità delle istituzioni sono, purtroppo, altre. Così, poi maturano le tragedie e sia chiaro: non c'è un "mostro", non "follia", sarebbe troppo comodo. Maria Rosa, prima che dalla sua mamma, è stata uccisa da un sistema marcio, egoista, che se ne infischia della sofferenza e del disagio, perchè le priorità sono altre. 
Pensiamoci.

 

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