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Quando si dice un cliente complicato

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Erano intervenuti a processo in corso, dato che il loro cliente non si fidava più del precedente avvocato, con cui era quasi ve­nuto alle mani, prima di revocarlo per via di una presunta conni­venza con la controparte.

L'aveva mandato da loro un'amica civilista, avvertendoli che il cliente si presentava maluccio, ma che, in fondo, era una brava persona.

Era quel in fondo che continuava a ronzare in modo preoccu­pante nella testa dell'avvocato Gordiani, quando la moglie, Chia­ra – che anche dopo la nascita della piccola Alice aveva insistito per continuare a lavorare come segretaria – verso le cinque del pomeriggio fece accomodare il nuovo cliente nella sala riunioni dello studio.

Ad attenderlo, in compagnia di Alessandro, c'era l'avvocates­sa Patrizia Mori, la sua più stretta collaboratrice, che, nascosta dal lungo tavolo di lucido ciliegio posto al centro della stanza, colpì col suo delicato piedino quello taglia quarantacinque del suo amico e collega, nel momento esatto in cui la porta si spa­lancò, come a segnalare la presenza di un pericolo imminente, rappresentato nella specie dall'uomo che era appena entrato e che si stava avvicinando minaccioso verso di loro.

Si trattava di un gigante calvo e squadrato, dalla muscolatura impressionante, che parlava con una voce roca e profonda, in qualche misura inquietante.

Per prima cosa, non appena prese posto davanti a loro, chiese quanto je sarebbe costato er processo.

Sia Patrizia che Alessandro furono tentati di rispondere che per lui avrebbero lavorato gratis, purché li avesse lasciati in vita in caso d'esito negativo della causa.

Non dissero nulla però, limitandosi a precisare che avrebbero provveduto a redigere un preventivo dettagliato entro un paio di giorni.

Il gigante era stato querelato da una giovane signora al termi­ne di una lite dove i due, con raffinata galanteria, s'erano scam­biati i rispettivi punti di vista.

Il motivo della discussione era rimasto ignoto e nemmeno il signor Claudio Martinelli – questo il nome del loro nuovo assistito – era riuscito a essere molto chiaro sul punto.

Aveva ipotizzato potesse trattarsi di un problema relativo al mancato pagamento della quota d'iscrizione alla palestra, dove Martinelli era socio e istruttore.

Stando ai verbali della polizia, la signora Carola Soldano, una mingherlina truccatissima piena zeppa di tatuaggi, aveva dato del "pelato, ladro e bastardo" al povero Martinelli, il quale – a suo dire – si era semplicemente limitato a ricordarle la propria notorietà, nell'ambiente della palestra, e non solo, come donna di facilissimi costumi, anche se non erano state queste le esatte parole riferite dai testimoni.

"Mi dica cosa le ha detto esattamente la signora", chiese Gor­diani cercando di trattenere un sorriso che Martinelli avrebbe potuto fraintendere.

"Pelato bastardo, me pare", rispose lui ringhiando. "E poi du' o tre vorte stronzodemmerd…"

"Va bene, ho capito!", lo interruppe lui. 

 Alessandro si voltò per un istante verso Patrizia e comprese che anche lei stava con ogni probabilità ponendosi la stessa do­manda, cioè di quale altro materiale potesse essere costituito uno stronzo. Era probabile che la signora Soldano avesse voluto sol­tanto sottolineare la sua totale mancanza di stima nei confronti del loro cliente.

"Quindi lei si è limitato a reagire alla provocazione?", do­mandò Patrizia cercando di infondere alla sua voce un tono di profonda e fraterna comprensione.

"È normale!", rispose Martinelli con convinzione. "Avvo­ca', ce stanno tutti li testimoni che vole".

"Chiarissimo", esclamò lei.

"Certo, certo", gli fece eco Alessandro. "Senta, signor Martinelli, credo che la strada migliore da seguire sia tentare di arrivare a una transazione con la signora Soldano".

"Cioè?"

"Cioè lei offre una certa cifra, stabiliremo poi quale, come risarcimento, la signora rimette la querela e lei accetta la remis­sione. Così il procedimento si conclude e…"

"Cor cazzo!", lo interruppe bruscamente Martinelli nel bel mezzo della lezioncina sulle condizioni di procedibilità dell'azio­ne penale. "Manco un euro je do a quella gran mign…"

"D'accordo".

L'ipotesi transazione gli parve per il momento da accantonare.

"Allora la vojo querela' pur'io!", proseguì infervorato.

Patrizia e Alessandro cominciavano a sentire odore di guai e si chiesero per quale assurdo motivo – in realtà lo sapevano: i soldi – avevano assicurato alla collega civilista che si sarebbero occupati del caso.

 

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