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Studi legali, tra entusiasmo e critiche stamane la presentazione del DDL anti-sfruttamento MGA-CGIL

L´appuntamento è alle 12 di stamane, presso la Sala "Unità d´Italia" della Corte di Appello di Roma.
Un appuntamento (che sarà trasmesso in diretta da Iuslaw Web Radio) con la presentazione di una proposta di legge giudicata dai suoi promotori - MGA e CGIL - importante per gli avvocati italiani, ed ancor di più per quella non trascurabile parte di essi che presta i propri servizi dentro gli studi legali del paese, del tutto priva tanto delle garanzie proprie del rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato, che della autonomia propria del rapporto libero professionale.
Avvocati capaci, brillanti, quasi sempre giovani con una laurea a pieni voti e spesso un dottorato o un master alle spalle, la maggioranza donne, buona parte emigrati da un Sud nel quale, a causa di una crisi da cui si stenta ad intravvedere una uscita, praticare la professione forense sembra essere ormai una chimera o una roba per ricchi o anche figli d´arte (beninteso, di padri titolari di studi avviati e rimasti sul mercato, dato che in questi anni tra i 30mila legali cessati una parte hanno superato i 40, perfino i 50 anni), la vita dei legali "dipendenti" (ma guai a pronunciare questo termine) dei/dai grandi studi assomiglia, salvo poche eccezioni, a quella di anonimi travet spogliati di quelle prerogative di dignità che competono, in una società moderna e civile, a tutti coloro che esercitano un mestiere, un´arte, una professione, e ciò a prescindere che lo facciano, come in questo caso, al meglio di sé stessi, con risultati lusinghieri e contribuendo ad aumenti di fatturati anche notevoli, in cambio di briciole e della aspettativa di una futura chiamata "a cooptazione" che spesso, quando arriva, è troppo tardi.
Un sistema per molti ingiusto, parente sbiadito di quello di matrice angloamericana e rispetto a questo molto meno gratificante in termini di retribuzione e di aspettative di carriera, che adesso potrebbe cambiare.
Anche se non tutti sono d´accordo.
Come l´avv. Leopoldo Di Nanna, che in una riflessione "controcorrente", seppur riferita al periodo di pratica legale, che, postata sulla bacheca di MGA, ha ottenuto oltre 500 like di Colleghi, ha scritto: "Non ho mai chiesto altro, al mio dominus, oltre ad avere la possibilità di imparare la professione in assoluto più difficile. Quando sono entrato in quello studio non sapevo fare NULLA! Lui mi ha insegnato TUTTO. E se io stavo in studio 14 ore al giorno (e lo facevo per me, poiché dovevo imparare un lavoro difficilissimo e il "salto" dalla teoria alla pratica era immenso), lui ce ne stava 16, anche perché, a differenza mia, doveva lasciare il 70% degli introiti allo stato, e con il resto pagare la luce, anche per me, il fitto, il fotocopiatore, la banca dati, la cancelleria, la linea telefonica e internet e mille altre cose, anche per me. E per qualsiasi mio errore pagava lui, in immagine, prima ancora che in soldi. Mai. Non smetterò mai, di ringraziarlo. Se oggi sono un Avvocato lo devo solo a Lui.
Trovo giusto il rimborso spese, sin da subito e anticipato. Ma gli utili prima di dividerli bisogna imparare a produrli".
Comunque sia, l´appuntamento romano di oggi vedrà la presentazione ufficiale della proposta di regolamentazione del lavoro subordinato degli avvocati all´interno degli studi legali, proposta che, è opportuno precisare in modo da evitare equivoci, riguarda solo gli avvocati monocommittenti che lavorano alle dipendenze di uno studio.
La proposta ha suscitato, come detto, entusiasmo ed anche critiche. Il pomo della discordia è soprattutto l´antica e da molti ritenuta "sacra" regola della incompatibilità tra lavoro e professione in termini generali, c
di cui alcuni auspicano il superamento generale, ed altri limitato solo ad alcune categorie deboli, come quella destinataria delle disposizioni di questo DDL, destinato a regolare, nel senso di una dignità non solo formale, il rapporto di quei titolari di partita Iva che svolgono le proprie prestazioni nei riguardi di un unico committente, i monocommittenti, appunto.
Oltre un habitus formale adamantino che cela spesso indici reali sintomatici dell´esistenza di un rapporto di lavoro subordinato "mascherato". Un rapporto, quindi, con false partite Iva, perché non è instaurato un reale rapporto di lavoro autonomo, anche se la monocommittenza, anche quanto non esclude l´autonomia del prestatore d´opera, ne limita la discrezionalità nella scelta di modi, luoghi e tempi di esecuzione degli incarichi.
 
A promuovere l´iniziativa di oggi nella quale, appunto, sarà presentata la proposta di legge, in tandem, M.G.A. (da cui è partita e che l´ha sostenuta in tutti i modi) e CGIL, che ha deciso di sposarla interamente.
"Finalmente" - ha scritto sulla propria bacheca Fb Cosimo D. Matteucci, presidente di M.G.A. - "elimineremo l´incompatibilità prevista dalla Legge 247/12 e daremo una tutela ai lavoratori più deboli della nostra categoria professionale: gli avvocati parasubordinati, i precari degli studi legali, quelli che lavorano al nero o occultati da una partita iva, per stipendi talvolta irrisori, ed il cui lavoro costruisce la ricchezza dei "domini", dei padroni, perchè "domini" questo significa".
Matteucci prosegue: Si tratta di una "realtà amarissima che riguarda moltissimi professionisti, i quali da un lato hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato a un normale impiegato, dall´altro hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del loro datore di lavoro, il dominus. Questo accade tramite la partita iva diventata nel nostro Paese il nuovo strumento della precarizzazione e dello sfruttamento del lavoro, anche di quello degli avvocati".
Ma a cosa punta la proposta di legge, cosa accadrebbe se passasse ?
Semplice, risponde il presidente di MGA, "l´abrogazione della norma della legge professionale che ha legittimato questo sfruttamento, e sarà un precedente importantissimo per aggredire tutte le forme di precarizzazione da cui sono affette le altre professioni".

 

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