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Silvio lo spregiudicato

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  Come ogni comune mortale, Silvio Berlusconi se ne è andato e di questo, noi che siamo dei comuni-comuni mortali, non possiamo che prenderne atto. Oggi ai funerali di Stato nel Duomo di Milano, come si conviene nelle migliori famiglie, tutti gli renderanno omaggio. Lui, che essere umano comune, non lo è mai stato, ha agito sempre, in tutti i campi in cui si è cimentato, senza conoscere limiti; per lui niente è stato impossibile, lo chiamavano l'uomo delle cose impossibili. Lui non ha mai avuto il senso della misura e così, come capita spesso alle persone con uno spiccato fiuto per gli affari, per il successo e per l'affermazione del proprio ego costi quel che costi, nella sua vita non si è riguardato.

  Per tutto questo, molti lo hanno definito spregiudicato, altri, con un'accezione positiva, uomo coraggioso. Lui che ha considerato permesso, lecito e percorribile ogni strada, pur di raggiungere i suoi obiettivi, non sì è curato dal tenersi lontano da amicizie pericolose, anzi le ha coltivate ed utilizzato, perché utili alla causa. Tanti commentatori, in questi giorni, hanno parlato di Silvio come l'uomo del successo, l'uomo visionario che si è fatto da solo, caparbio, combattente e come l'uomo che non si fermava davanti a niente. Molti hanno esaltato il suo modus vivendi fondato su questi principi ispiratori ed è stato il modello da seguire per milioni di italiani e per questo si spiegano i suoi successi elettorali. Tanti italiani hanno sognato, almeno una volta nella loro vita, di diventare un piccolo Berlusconi. Certamente è stato l'uomo politico della Seconda Repubblica più amato e odiato dagli italiani. Politico divisivo a cui molti gli attribuiscono la responsabilità di avere affossato la democrazia fondata sul sistema dei vecchi partiti, sostituendola con il sistema dei "partiti personali", del partito-azienda, lideristici e verticistici, dimenticando di dire però che quel sistema era già al capolinea, per le note vicende che hanno spazzato via buona parte dei partiti della Prima Repubblica.

 Berlusconi oggi è morto, il nodo del conflitto di interessi in politica non è stato ancora risolto, alcune verità sulla sua rapida ascesa in politica, avvenuta subito dopo la stagione delle stragi, sono state solo accennate, molti misteri aspettano ancora di essere spiegati. Una cosa è certa che nel bene e nel male, è stato il politico italiano più discusso e conosciuto al mondo degli ultimi trent'anni. Lui è morto ma il berlusconismo no, continuerà a produrre i suoi effetti degenerativi per lungo tempo. Si chiude un'epoca ma tarda a vedersi l'alba di una nuova epoca.

Spero solo che all'interno del centro destra qualcuno possa ereditare il suo spirito liberale per arginare le spinte velleitarie di una destra pericolosa che ha interpretato il ruolo di governo del Paese come l'occasione di rivincita per poter riscrivere la storia e scardinare le fondamenta dello Stato fondato sulla nostra Carta Costituzionale.

Così come spero che nel centro sinistra si possano presto metabolizzare le scorie del berlusconismo che sono state causa della nascita dei partiti c.d. liquidi e dei partiti ad immagine e somiglianza dei loro leaders. Spero che la politica possa diventare presto quel luogo di confronto e discussione ove la partecipazione democratica nei processi decisionali e nella selezione della classe dirigente sia un valore da recuperare e rilanciare.

 

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