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Scrittori Siciliani dimenticati

rizzo

Ho conosciuto, la primavera di qualche decennio fa, ad Enna, città al centro della Sicilia e di origine normanna, una nobildonna di stampo antico, in età avanzata, dai modi gentili e dalla memoria fervida: Donna Rachele.

Siamo stati accolti, nel suo vetusto palazzo al centro della città, assieme ad un amico comune.

Donna di letture interessanti, affabile e grande affabulatrice.

Mi chiede se conosco l'opera di Nino Savarese, uno scrittore di Enna (1882-1945) e che oggi ai più apparirà sconosciuto.

Avevo letto, da giovane, alcuni suoi libri, ma a Lugano me ne aveva parlato con toni entusiastici Adriano Soldini, direttore della Biblioteca Cantonale saggista e scrittore, ed ero stato stimolato ad occuparmi con interesse di questo scrittore. Uno dei più prolifici scrittori del primo Novecento.

Così come per la prima volta, Giovanni Orelli, eccezionale scrittore scomparso qualche anno fa, mi parlò di Antonio Pizzuto, questo straordinario scrittore palermitano.

Uno scrittore che aveva collaborato alle più prestigiose riviste dell'epoca: da "Lirica" di Arturo Onori, a "La Voce" di Papini e Prezzolini, a "Spettatore Italiano" a "La Ronda" a "Nuova Antologia"…!

Un fiume in piena, questa Donna Rachele, che continuava a stupirmi per la quantità di informazioni. A stento riuscivo a piazzare qualche argomento.

Ad un tratto le chiesi se conosceva l'opera di Franco Enna. Mi è sembrato di coglierla di sorpresa. Ricordava il vero nome, Franco Cannarozzo. Aveva letto qualcosa, ma non rientrava tra gli autori suoi preferiti.

Così ho trovato un piccolo spazio per parlare di uno scrittore di cui non conoscevo granché, e non perché non valesse la pena di leggerlo, ma per la sua collocazione politica e, come dire, "ambientale" a Lugano. Il solo fatto che gravitasse sul quotidiano, oggi scomparso, "Gazzetta Ticinese", da sempre emblema del conservatorismo ticinese, mi vietava (di quante cose dobbiamo vergognarci con il passar del tempo…) perfino di dare un'occhiata ai suoi articoli, o, fosse solo per la semplice curiosità, di guardare una delle sue numerosissime commedie trasmesse dalla Televisione della Svizzera Italiana.

Eppure sia Adriano Soldini, sia Ketty Fusco, indimenticabile poetessa e attrice, in qualche occasione, parlavano un gran bene di questo siciliano trapiantato in Ticino.

Così, (per la legge del contrappasso?) mentre la mia permanenza in Svizzera mi ha offerto grandissime possibilità di conoscere la Sicilia, i suoi luoghi e i suoi scrittori, quelli meno noti, la mia permanenza siciliana, mi ha offerto l'opportunità di accostarmi a personaggi che, come me, avevano abbandonato la terra natale per cercare miglior fortuna. 

 Franco Enna è nato a Enna il 16 settembre 1921 ed è morto, il 19 luglio 1990, a Lugano, dove ha vissuto fin dal 1948, sposando Angela Tamburini e dalla quale ha avuto tre figli.

Era figlio di un maresciallo dei carabinieri, rimasto vedovo quando il figliolo aveva solo quattro anni.

Scoppiata la guerra, nel 1941 venne arruolato in aviazione e assegnato al tribunale militare di Bari, dove conobbe il giovane Aldo Moro, con il quale mantenne sempre rapporti amicali ed affettuosi.

Personalità eclettica di vasti interessi culturali. Ha scritto moltissime commedie, romanzi, libri di poesie, sceneggiature di film e per la televisione Italiana e della Svizzera italiana.

Ha collaborato, oltre che a "Gazzetta Ticinese", anche al "Corriere del Ticino", il quotidiano ancora oggi in edicola.

Ha pubblicato in Ticino, le prime raccolte di poesie: "Il mare aspetta le mie strade" e "Dove le nuvole hanno ombra di miele".

Partecipò, assieme ad altri 288 scrittori, ad un concorso teatrale della "Fondazione Borletti" di Milano nel 1953 e risultò tra i primi tre premiati con il testo "Appuntamento nel Michigan" che, dopo, venne interpretato da Giancarlo Sbragia.

Ebbe un successo di critica meritato. E' un'opera che affronta la pena di morte dalla parte dei condannati.

Nel 1956 Franco Enna trova lavoro a Milano all'Ufficio Stampa della Mondadori e, grazie all'amicizia e all'interessamento di Alberto Tedeschi, direttore della famosissima collana dei "Gialli", cominciò a pubblicare i primi romanzi "Gialli".

Una definizione che non gli andava bene.

Infatti una sua testimonianza, pubblicata sulla giornale del pomeriggio milanese, la "Notte", il 10 luglio 1959, ci sembra di grande interesse per la definizione di buona parte della sua opera: "Continuo a dire 'giallo', ma preferirei dire 'romanzo drammatico', a indicare il dramma che si suole vedere nella vita dell'uomo dove c'è sempre un colpevole, un innocente e dove c'è sempre una vittima. Dov'è l'uomo c'è una problematica che va risolta. E, a ben guardare, ogni romanzo contiene sempre un intreccio 'giallo', anche se il colpevole può essere la vita, può essere Dio, può essere chiunque. In questo senso anche Shakespeare, anche Dostoevskij sono scrittori di gialli".

Ha collaborato a numerose riviste e ai maggiori quotidiani, italiani ed esteri. 

Ha tradotto moltissimi testi stranieri.

Sicuramente nei romanzi "Gialli" Enna si è avvalso della sua stessa storia personale. Il padre, ricordato come un militare rigoroso e puntiglioso, si è trovato durante la sua carriera a districare moltissime situazioni delittuose in una terra, la Sicilia, dove sono ambientate alcuni suoi romanzi.

Con un'intervista ad Agostino Cannarozzo si chiarisce il senso e il significato della scrittura di 'Gialli d'arte', come erano chiamati i polizieschi di Franco Enna: "Oggi diremmo gialli realistici. E Fefé Sartori, siciliano, combattente solitario, un po' blasé ma tenace fino al sacrificio, è un Montalbano ante litteram.

Franco Enna è lo scrittore che forse ha provincializzato il giallo italiano. Savinio prima, ma dopo lo stesso Calvino avevano dettato una sentenza definitiva: il paesaggio domestico non è adatto a fare da scenario a un poliziesco. Cannarozzo, alias Enna, senza osare ancora presentarsi con un nome così poco in tono con le atmosfere del thriller, osava invece tra i primi, negli anni Cinquanta, tuffare il delitto, il torbido e l'intrigo nelle nostre pigre e crepuscolari province, magari le più folcloristiche, come Marsala o Pantelleria". 

 

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