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Quando un clochard indossa la Toga: storia del Collega Ludovico, divenuto "invisibile" a 55 anni, e del silenzio delle istituzioni

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«La mia è una storia complicata. Ho 55 anni, sono un avvocato civilista; lavoravo fino a un anno e mezzo fa in uno studio legale qui vicino». Ma lungo i passi che si percorrono nella vita talvolta si presentano trappole imprevedibili e inattese. E quest'uomo dallo sguardo buono, amato da tutti i residenti della zona, ha avuto la sfortuna di incapparne in più d'una. «Per una serie di disavventure - prosegue - lo studio, che era di mio cugino, fu costretto a chiudere. Provai a guardarmi intorno, mi rimisi su piazza a cercare lavoro altrove, ma fu dura. Niente».

È un passo dell'articolo intervista apparso sul Mattino di Napoli. Riflettori su una storia, che nella singolarità colpisce e merita rispetto, ma che altro non è che il paradigma di un fenomeno che si consuma da anni sotto i nostri occhi, e sotto quelli, non sempre attenti, di istituzioni che si voltano dall'altra parte: la fuga dalla professione forense, in generale dalle professioni liberali. Una fuga dettata dalla insostenibilità dei costi, dalla altissima imposizione fiscale e contributiva, dalla riduzione della platea dei clienti a causa dell'aumento incontrollato, e per qualcuno probabilmente fonte di grandi affari, dei professionisti. Una fuga che quando si decide a trent'anni, impone di rivisitare la propria vita, il proprio percorso professionale. Ma che, quando si si hanno cinquanta e più anni, è una fuga senza prospettive in direzione dell'ignoto. Che spesso condanna chi è costretto a lasciare alla marginalità personale, familiare e sociale, e perfino alla povertà. Perché se non ci sono chances per un giovane laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode, figuriamoci quante possibilità può avere un cinquantenne con qualche decennio di attività professionale alle spalle, e con una famiglia da sostenere economicamente. Il baratro.

Ecco perché la storia di Ludovico, raccontata, con una sensibilità straordinaria, dal quotidiano napoletano, storia di un giovedì sera  al quartiere Vomero, storia di cartoni e di un lenzuolino per passare la notte, non deve solo commuovere, ma deve fare riflettere.

non è possibile che le istituzioni, Prima di tutto quelle forensi, rimangano a guardare e non facciano nulla, Magari delegando il tutto ai familiari sulla base, così anche la coscienza è salva, degli obblighi di solidarietà familiare prescritti dal codice.  Non è questa la strada. Anche perché, molto spesso, come nel caso di Ludovico, i familiari non ci sono oppure si dileguano. Il quotidiano partenopeo racconta anche  questo. A lui  sarebbe bastato il sostegno della propria famiglia "Ma la famiglia - o almeno quel che di essa rimane - gli viene meno. In buona sostanza l'avvocato (che è celibe) si accorge che la seconda moglie del padre defunto da poco, di lui non vuole saperne. Ma la porta che fu della casa in cui è cresciuto non sarà l'unica a chiuderglisi bruscamente in faccia. Perché suo fratello minore, dopo averlo tenuto con sé per alcuni mesi, un bel giorno gli fa capire che il tempo è scaduto. «Ecco come mi ritrovo a dormire in strada - conclude - A mio nome non ho più intestato nulla, nemmeno la casa paterna. Qui vicino abitano alcune mie zie: e quando passano di qua e mi vedono girano la faccia dall'altra parte».

Le istituzioni, rispetto a tutto questo, sono finora state assenti, eppure non è ragionevolmente possibile ritenere che nessuno si fosse accorto dell' avvocato clochard napoletano, anche se, come si dice, e si sono gli 

Però, a parte la solidarietà della gente del quartiere, qualche collega si è accorto di lui. Si tratta di un altro avvocato, Gennaro De Falco, che ha smosso anche le acque della categoria: «So di un avvocato napoletano della mia età che dorme per strada e che viene assistito dalla parrocchia di piazza vanvitelli, mi hanno detto dove di accuccia di notte ma ho paura di cercarlo e si scoprire di conoscerlo. Vorrei solo che i colleghi si unissero a me nel dargli una mano».

Il caso di Ludovico, allora, spiega il Mattino "sta per giungere anche all'attenzione del Consiglio dell'Ordine, e più di un avvocato - a cominciare dal consigliere decano Roberto Fiore - si è detto disponibile anche ad aiutare a trovargli una sistemazione dignitosa per sottrarlo al freddo e alle notti in strada: «È un caso che conosco - dichiara al «Mattino» - a breve lo affronteremo in Consiglio». Di fronte a questo dramma per Ludovico ci sono poche speranze anche di accedere al reddito di cittadinanza. Non avendo più casa l'uomo è anche senza più un domicilio, requisito richiesto dalla legge per usufruire del bonus economico".

Seguiremo questa storia.

 

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