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Noi, Garanti della Costituzione, marceremo su Roma,è il momento di dire basta. L´appello di Vanna scuote l´Avvocatura

"Noi non siamo un manipolo di giovani inconsapevoli nè un gruppo di maniaci dal click compulsivo come siamo stati definiti. Siamo avvocati che hanno giurato di essere Garanti della Costituzione e che, anche per colpa di questa Cassa, stanno perdendo il proprio futuro. È arrivato il momento di dire basta, adesso si apre una nuova fase. Ci muoveremo in massa dai cento Fori italiani e andremo a Roma, portando con noi i MAV di pagamento dei contributi non versati, come segno di protesta, per accatastarli sul tavolo del Presidente di Cassa Forense".
Un appello lanciato stamane più con il cuore che con i tasti del suo PC quello di VannaRenella, che di questa protesta, che dalle falde dell´Etna, con la petizione lanciata da Goffredo D´Antona, insieme ai Colleghi etnei che ad essa hanno dato per primi mente e fiato, ha dilagato fino alle Alpi, è una delle anime, la pasionaria di un altro versante importante, quello campano, nel quale RIDUZIONE DRASTICA DEI COSTI DI CASSA FORENSE si è saldato con NAD.












Racconta le proprie percezioni, Vanna, mai perdendo di vista il significato collettivo e plurale ("una ricchezza, la nostra forza") dei Movimenti.
"Hanno sorriso, quelli di Cassa, quando ci hanno ricevuti, ci hanno guardato come si possono guardare dei marziani o, forse, dei poveracci. Il Presidente poi, lui ha sorriso più di altri: ´sarete bravissimi con Facebook ma qui nessuno ha paura dei like. Gli avvocati saranno bravissimi a protestare, ma in fondo sono pigri´. Ma io non credo che sia così, per questo, in nome di quei ´noi´ di cui anch´io sono un frammento, lancio la mia proposta, il mio appello".
Erano le 8,30 stamane quando l´abbiamo sentita, quando quell´appello era stato appena postato. Era stanca ("negli ultimi tempi, non riesco a dormire molto, bisogna studiare, parlare con i Colleghi, e poi ci sono anche gli impegni professionali, le nostre scadenze", ci dice), ed uno si chiede cosa spinga questa bella e rossa (dal colore dei capelli) avvocatessa partenopea ad impegnarsi così tanto.
"Vuoi fare politica forense, Vanna?" le chiediamo. "Assolutamente no", la sua risposta è immediata, "quella l´hanno fatta altri, in alcuni casi il ´sistema´ si è difeso così". La solita vecchia storia, pensiamo, il solito collaudato meccanismo del ´divide et impera´ e, quando occorre, della cooptazione. In fondo, le "caste" non sono poi così diverse, e quella Forense, si sa, riesce per predisposizione naturale, ad essere capace di una raffinatezza ineguagliabile.
"Ma noi non siamo come loro, noi siamo e rimarremo base", prosegue.
"Noi siamo quel movimento che ha assunto dimensioni enormi, inimmaginabili, e sapete perchè?".
"Diccelo tu", le rispondiamo. "Perchè abbiamo sollevato dei problemi reali, e l´abbiamo fatto con trasparenza, dicendo come stanno le cose. La voce di 20mila avvocati ha indotto molti Coa ad interrogarsi sulle nostre richieste, su quale fosse il futuro dell´Avvocatura, anzi se vi fosse ancora un futuro. Si, perchè quei contributi spropositati che ci vengono imposti non sono più sostenibili dalla maggioranza degli avvocati che, anche per colpa di questa Cassa stanno perdendo dignità. Eravamo Garanti della Costituzione, siamo diventati contabili. Dobbiamo occuparci costantemente di far quadrare conti che non tornano!".
Un fiume in piena: "Cassa Forense è riuscita con il proprio piano di assistenza e previdenza a negare il futuro ad in intera generazione e nel contempo a violare tutto il violabile: dai principi costituzionali a quelli previdenziali di equità e progressione, ed ultimo, ma non per importanza, il buon senso. Quindi, non rimane che questo. Assedieremo, sempre che tutti gli altri Colleghi saranno d´accordo con questa mia proposta, la Cassa, se ci hanno snobbato, saranno costretti ad ascoltarci, e saremo in tanti". "Quanti?" "Saremo centinaia, forse di più".
"Pensare di chiedere le dimissioni del Presidente e del Cda di Cassa? Vanna è sorniona: "Lo decideranno i Colleghi, qui non ci sono capi ma...". "Ma...?". "...Ma quello che ci interessa è che le nostre otto proposte siano accolte, per questo stiamo studiando, insieme a degli esperti, perchè noi siamo Avvocati, una riforma del nostro sistema previdenziale e contributivo che sia giusta, che non lasci indietro nessuno, che non costringa, come adesso accade, un Collega, anche dopo venti e più anni di professione, ad abbandonare tutto". "Basterà?". "È un momento difficile per tutti, certo, ma noi dobbiamo fare quanto ci compete. Un contributo uguale per tutti è una cosa insensata, e questo sistema di scaglioni altrettanto. Quindi, il sistema va cambiato, e noi faremo di tutto per arrivare a questo".
Se ci saranno 100 Colleghi come Vanna e i suoi compagni di strada, noi pensiamo, questo cambiamento ci sarà. Ci sarà perchè le proposte dei Movimenti, in tanti c´è lo hanno scritto dopo un articolo, quello sulla campagna di ´disobbedienza contributiva´ pubblicato martedì scorso, e capace di frantumare in pochi giorni l´incredibile score di 160mila letture (senza tuttavia suscitare il bisogno di una replica, che pure era stata dalla nostra redazione auspicata, ma che non è arrivata) non sono affatto campate in aria e nemmeno, come qualcuno ha voluto frettolosamente bollarle, "populistiche". Esse corrispondono ad un bisogno reale di una categoria allo stremo che ha necessità di disporre di rappresentanti che "dialoghino", come una giovanissima Collega ci ha scritto, "invece che alzare il ponte levatoio dei loro palazzi".
Tutti in marcia su Roma, quindi. Una marcia democratica, portando sulle spalle le toghe e tra le mani la Costituzione. Saranno in tanti gli Avvocati che chiederanno conto di misure da molti giudicate improvvide (come le decine, centinaia di milioni spese da Cassa nell´acquisto di pc ma non si sa bene di quanti pc e per quanti Colleghi e per quanto denaro) e che chiederanno alla politica una riforma. Che, piaccia o no ad alcuni, potrebbe presto essere tradotta in un ddl. Si, perchè autorevoli parlamentari di schieramenti diversi, da noi interpellati, si stanno preparando anche a questo.

Come si è arrivati a questo appello: la rivolta contributiva.
"Siamo convinti, adesso più che mai, che è necessario continuare la protesta contro la riduzione dei costi e dei contributi previdenziali di Cassa Forense che, regno di sé stessa, continua ad insistere nel determinare balzelli insostenibili, anche nei confronti di quei Colleghi che hanno un reddito pari a zero, trattando così i suoi iscritti come sudditi".
È guerra totale tra i gruppi di avvocati che, a Catania, Napoli e in decine di altri Fori italiani, da mesi hanno levato alta la propria voce nei confronti degli organi di un ente, Cassa Forense, che, a giudizio di molti, mai come in questo momento sono apparsi isolati a causa di decisioni indifendibili, ma, ancor di più, a causa di un atteggiamento discutibile: in principio tra l´ironico e il paternalistico (come dimenticare quella espressione "...sono giovani" con cui il presidente Luciano aveva liquidato, ai microfoni de "Il Dubbio" di Piero Sansonetti, i primi moti di protesta sorti in Sicilia, all´ombra dell´Etna, con una petizione capace, in pochi giorni, di raggiungere l´incredibile traguardo di oltre 20mila adesioni), e nell´ultima fase, di un autosufficiente arroccamento nelle proprie posizioni.
Una guerra che sarebbe stato possibile, a giudizio di molti, evitare, se Cassa Forense, alla quale gli avvocati riunitisi nel gruppo social, divenuto in poche settimane un qualcosa a metà tra un marchio e un un claim politico, "Riduzione drastica e immediata dei costi di Cassa Forense", dopo l´apertura, in parte inaspettata, del suo presidente, che aveva invitato i rappresentanti dei movimenti alla trasferta romana del 23 febbraio, in modo da sottoporre ai vertici dell´ente le proprie proposte, si fosse resa disponibile ad "aprire" quantomeno a qualcuna di esse.
Invece, non una delle otto richieste presentate dai movimenti è stata utilmente considerata e recepita dai vertici di Cassa, con un irrigidimento a nostro parere del tutto ingiustificato. Si, ingiustificato, perchè, incredibilmente, Cassa ha ritenuto di far spallucce addirittura nei confronti di quelle richieste che non avevano nulla a che fare con conti ed equilibri di bilancio, essendo dirette, in maniera analoga a quanto accade per i pubblici amministratori comunali e regionali, ad ottenere la formalizzazione di un regime di assoluta trasparenza tramite l´istituzione di un sistema di pubblicazione ed ostensione, nel sito istituzionale dell´ente, di dati rigiardanti la posizione reddituale di amministratori e sindaci ed alcune categorie di incarichi da essi espletati, così da allontanare ab imis il semplice sospetto della sussistenza di ipotetici conflitti di interesse.
O a quelle dirette al contenimento dei costi degli Organi della stessa Cassa: "Molto meno rispetto ad altri cda", aveva replicato il presidente a proposito dei compensi che lui e gli altri si erano recentemente rideterminati ("adeguando i precedenti al tasso attuale"). Ma loro, avevano a loro volta replicato anche i Colleghi meno "radicali", sono dei managers oppure, come noi, hanno studiato diritto ?
Una chiusura, quindi, totale, salvo qualche riserva di approfondimento sulla questione del contributo integrativo, che ha causato la fine di qualsiasi interlocuzione tra le parti.
Una chiusura stigmatizzata dalla delegazione (composta dagli avvocati Goffredo D´antona, Monica Foti, Daniela Nazzaro, Vanna Renella, Franco Longo e Giuseppe Fera, quest´ultimo in rappresentanza di NAD), giunta tra l´altro "alla conclusione estrema che Cassa Forense è riuscita con il proprio piano di assistenza e previdenza a violare tutto il violabile: dai principi costituzionali a quelli previdenziali di equità e progressione, ed ultimo, ma non per importanza, il buon senso".
Durante la concitata riunione, nel corso della quale, così come riferito dai componenti della delegazione, i temi più dibattuti sono stati quelli della trasparenza, della assistenza e della abolizione immediata della prima e della seconda rata, il Presidente di Cassa Forense, avv. Nunzio Luciano, avrebbe risposto alle legittime richieste dei 20mila Avvocati, con l´offerta di un rimborso minimo, a chi avesse inoltrato richiesta alla Cassa, sull´acquisto di computer e banche dati.
Conclusione che ha determinato la rottura totale tra le parti, in quanto, hanno sottolineato i rappresentanti dei movimenti, "Cassa forense ha affermato che l´assistenza previdenziale che gli avvocati meritano si sostanzi nell´acquisto di computer e banche dati, individuando con bandi e gare la migliore offerta e stanziando ben 64 milioni di euro, e definendo tutto questo come Welfare attivo !".
Una assurdità, ha subito replicato la delegazione Forense, in quanto il welfare "riguarda ben altro, e cioè gli assegni ai nuclei familiari in difficoltà e quelli di maternità, le maggiorazioni sui trattamenti pensionistici, l´assistenza alla malattia del professionista e agli infortuni e che la categoria di questo ha bisogno in termini di assistenza e non certo di computers".
Ma, ecco la conclusione, "Nonostante la richiesta che quei 64 milioni di euro andassero a sostenere le nostre richieste di abolizione dei minimi e di interventi riguardo l´assistenza (...) e quella insostenibilità delle politiche e misure contributive che costringe moltissimi colleghi alla cancellazione forzata dall´albo, gli interlocutori di Cassa si sono arroccati sulle loro posizioni e scelte, insistendo sul fatto che gli avvocati avessero piuttosto bisogno di computers e non di altro tipo di assistenza , tantomeno di pc per l´esercizio della professione, atteso il difficile momento di crisi economica".
Sarà una guerra aperta, senza esclusione di colpi. I movimenti, riunitisi, hanno assunto una decisione che non ha precedenti. Se Cassa non ritiene di accettare le proposte di migliaia e migliaia di avvocati, e tra queste neppure quelle di una maggiore trasparenza dell´attività degli amministratori e dei delegati anche in ordine a possibili conflitti di interesse, e poiché la selezione dell´avvocatura non può passare attraverso il censo, la decisione è la disobbedienza fiscale: l´appello lanciato dai movimenti a tutti gli avvocati italiani è a non pagare più nulla alla Cassa, "a partire dalla prima rata in scadenza il 28 febbraio".
Una decisione che era nell´aria e che è stata concertata tramite una molteplicità di intese e raccordi con legali di decine di Fori: "Da una serie di sondaggi che stiamo facendo in questi giorni - dice una rappresentante - i numeri sono incredibili. Parliamo di decine e decine di migliaia di Avvocati che riterranno come atto di disobbedienza di non pagare in quanto stanchi di questa Cassa, di decine e decine di milioni di euro di mancato incasso per la cassa. E oggi la responsabilità di questa perdita non è degli avvocati che sono stanchi ma di una Cassa che non ascolta le richieste dei suoi iscritti".
Dai Coa segnali di attenzione.
Non solo protestano i movimenti. Non solo punte le estreme. La protesta, adesso, sembra anche contagiare le istituzioni forensi, quanto meno quelle delle periferie.
Diversi sono stati i segnali positivi come la delibera del COA di Napoli, e la recente delibera del COA di Potenza: entrambe hanno appoggiato le richieste dei loro iscritti di sollecitare la Cassa forense a prevedere per gli Avvocati con redditi più bassi una contribuzione proporzionale al reddito e non in misura fissa, criterio che "si risolve in palese ingiustizia ed in un soffocamento delle ambizioni lavorative non solo dei più giovani ma anche degli anziani", come si legge in un passo della delibera.
Anche il COA di Siracusa ha convocato un assemblea degli iscritti per il giono 3.3.2017 per discutere delle riduzione dei contributi e costi di gestione della Cassa.Fatti che rendono evidente che il malcontento si è esteso a macchia d´olio.
"Nelle prossime settimane" - preannunciano dai movimenti - "continueremo con azioni più incisive di protesta, che avranno una concomitanza sui vari Fori in cui siamo presenti, in modo da coinvolgere tutti e rendere pubblico il dissenso legittimo degli avvocati contro la ingiustizia intollerabile da parte degli organi di Cassa Forense"
"Il presidente di Cassa Forense è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione" e ciò comporta la fine di ogni interlocuzione con gli organi di Cassa" la cui eventuale ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate oggi".
Con questi passaggi, l´avvocato Salvatore Lucignano, segretario nazionale di Nad (Nuova Avvocatura Democratica) ha sintetizzato, in un comunicato di poche ore fa, la posizione ufficiale della sua associazione dopo il fallimento dell´incontro che i movimenti di Napoli e Catania hanno avuto giovedì nella sede di Cassa Forense, al cui presidente avvocato Nunzio Luciano la delegazione ha consegnato le 8 richieste supportate dalle oltre 20 mila firme di avvocati di tutti i Fori (per la descrizione delle richieste, amplius più avanti).
Tali richieste, elaborate nell´ambito del movimento legato alla petizione ideata dall´Avv. Goffredo D´Antona e sottoscritte da circa 20 mila avvocati italiani, erano in sintesi, ha spiegato Lucignano, "volte ad ottenere finalmente una gestione trasparente, equa e solidale della Cassa, nonché un ripensamento dei criteri irragionevoli ed utilitaristici con cui il board di Cassa Forense ricompensa, in modo del tutto autoreferenziale, i propri "presunti" sacrifici nello svolgimento dei mandati affidati agli esponenti dell´Organo".
Secondo Nad, però, alle richieste Cassa ha opposto un inaccettabile diniego per cui non rimane alla stessa che prendere atto "della chiusura, dell´arroganza, delle dichiarazioni surreali ed offensive del Presidente della Cassa Forense, Avv. Nunzio Luciano". Prosegue il comunicato: "Il Presidente della Cassa Forense infatti è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione. Pertanto, l´associazione (...oltre ad esprimere, ndr) la più ferma condanna nei confronti della Cassa di Previdenza Forense (...) intensificherà tutte le proprie iniziative, in difesa delle legittime istanze sottoscritte da migliaia di avvocati italiani, valutando ad horas ogni azione tesa ad ottenere l´immediata destituzione dei rappresentanti della Cassa di Previdenza Forense, e le sinergie necessarie, con le associazioni forensi ed i movimenti politici , rigettando fermamente ogni interlocuzione con quei soggetti politico forensi che non si impegnino per gli indirizzi espressi nel presente comunicato".
Una sostanziale interruzione di ogni confronto con i rappresentanti di Cassa Forense, la cui ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate".
Delusione anche da parte dell´altra costola del movimento, quello che ha guidato, partendo da Catania, la petizione con le otto richieste.
Ha dichiarato, dopo l´incontro, l´avvocato Vanna Renella, presente in delegazione: "Abbiamo portato la protesta alla cassa è stato un incontro garbato come é giusto che sia. ma duro ed intransigente. Non abbiamo ceduto su nulla come migliaia di avvocati ci hanno chiesto . Un muro contro muro, ma l´incontro é stato utile perché sono emersi elementi importanti per ridurre i nostri contributi previdenziali che approfondiremo nelle prossime ore.
La lotta continua attraverso le firme e Il non pagamento della cassa.
Oggi é stata una giornata importante perché abbiamo capito ancor di piu che la nostra protesta é giusta".

Come i movimenti erano andati all´incontro: le otto richieste riassunte da una Collega della delegazione

Riduzione dei compensi dei delegati, dei consiglieri e dei sindaci di Cassa,
autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse, abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo, sospensione dei pagamenti fino a settembre, modifica del sistema dei minimi in misura proporzionale al reddito, fondo di garanzia per i crediti degli iscritti,
annullamento di cartelle e procedimenti disciplinari per omesso pagamento e trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.
Queste le 8 "richieste" ("e non proposte") che la delegazione di Colleghi, rappresentanti delle associazioni e dei movimenti nati nelle ultime settimane prima a Catania con una petizione che ha raccolto oltre 20mila adesioni in tutta Italia, quindi a Napoli con la clamorosa protesta di Nad proprio davanti al tribunale partenopeo, con tanto di tende, sacchi a pelo e sciopero della fame di cui hanno parlato i grandi giornali del paese, ha posto sul tavolo di Nunzio Luciano, il presidente di Cassa Forense, che la delegazione ha incontrato il 23 febbraio su invito del presidente.
Le richieste punto per punto
Quali erano state le richieste dei movimenti ? Eccole qui punto per punto:
1)Riduzione drastica dei compensi dei delegati, dei consiglieri di amministrazione, dei sindaci con pubblicazione costante e aggiornata dei loro rendiconti, prevedendo in caso di omissione la decadenza dell´inadempiente.
2)Autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse nelle operazioni della Cassa, anche per interposta persona, dei delegati e dei consiglieri nel senso che un delegato, un amministratore della cassa, non può essere il legale di un ente di un soggetto che abbia rapporti con la stessa.
3)Abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo.
4)Sospensione dei nostri pagamenti fino a settembre.
5)Rivedere i minimi in misura proporzionale al reddito.
6)Fondo di garanzia per i crediti degli iscritti.
7)Annullamento di tutte le cartelle e di tutti i procedimenti disciplinari per omesso pagamento dei ctb piani di rientro personalizzati - è una battaglia di dignità e decoro della professione.
8) Trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.




 

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