Mattia è guarito, lo aveva promesso alla mamma

 Lui è Mattia, che ha sconfitto il mostro, che è guarito, come aveva promesso alla mamma. Cremona. L'ultimo suono percepito prima della notte, quello di un medico. Questo ragazzo ha appena 18 anni, può essere suo figlio. Chiama tua madre, dille che ti intubiamo, che andrà tutto bene. Sento queste parole, non so cosa accadrà domani, se ci sarà un domani. Non posso chiamarla la mamma, le mando un messaggio. Se andrà male, potrà rileggerlo e sentire quanto l'ho amata. Devo andare, mamma, le scrivo così. Ti amo e lotterò per te. Clic, le è arrivato. È l'ora di spegnere il cellulare, ecco lo poggio sul comodino.

 Proceda pure, dottore, e che Dio mi aiuti. Scende la notte, una lunga notte senza sogni, il tempo è realtà indefinita, non lo posso misurare. Nulla ricordo, forse il fumo del respiratore, la mia paura, quella sì, la ricordo. Ombretta, quanta paura anch'io. Chiamo ogni giorno, con il cuore che ogni volta mi scoppia il petto, anche quel ritornello duro riesce a farmi sperare. Suo figlio è grave, signora, ma stabile, non disperi, e non posso disperare, è quasi Pasqua. Apro gli occhi, mi sento spaesato, non sono dall'altra parte, sono ancora qui, in questo mondo. Mi guardo intorno, ne vedo la bellezza....mamma! Mattia, amore mio! Dodici giorni, siamo ancora qui, il peggio è passato. Felicità, sorrisi, pianti. Baci e abbracci, anche mangiare un budino è una conquista. Mi hanno scritto tutti, compagni, amici. Dai, Mattia, ce la farai contro quel bastardo. Sbrigati, a giugno maturità on line.

Confermo, ci sono anch'io. Sto per uscire da qui, prima voglio abbracciare tutti i medici, uno ad uno, e poi chiamare il mio amico Javier Zanetti, lui mi ha scritto, mi ha invitato a San Siro. Tribuna rossa, e non sono nessuno. In bocca al lupo ai tuoi sogni, Mattia, più giovane italiano in terapia intensiva, nato per la seconda volta.