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Indossare la toga al Sud, tra calo del fatturato e precariato dilagante: il caso della Puglia

Drastico calo degli affari, precariato dilagante, difficoltà nel riuscire a farsi liquidare la parcella. Una inchiesta impietosa mette a fuoco la situazione dell´avvocatura italiana, da cui risulta che oltre 1 legale su 4 è ormai al di sotto della soglia di povertà. Una situazione impensabile che richiede interventi indifferibili*

Meno della metà della Valle d´Aosta. Ancora peggio se si fa riferimento al Trentino Alto Adige. Per non parlare dell´impietoso confronto con la Lombardia. Si tratta del reddito degli avvocati pugliesi, numeri che confermano la realtà di un´Italia a doppia velocità anche e soprattutto nel mondo delle libere professioni. E in particolare di quella forense. Che con il passare degli anni perde inevitabilmente appeal, logica conseguenza di un trend tutto volto al ribasso. Soprattutto a Sud di Roma. Il fatto è che le toghe di queste parti sembrano ancora impantanate in una crisi senza fine che non a caso ha innescato una fuga dall´albo. E non da ora.

I numeri della Cassa forense
Questo del resto è quanto raccontano i numeri elaborati dalla Cassa forense con riferimento al 2015: gli avvocati pugliesi hanno guadagnato in media 22.178 euro. Una somma decisamente più bassa non soltanto rispetto a realtà dove il giro d´affari alimentato dalle parcelle è superiore per la presenza del fattore stragiudiziale, ma anche in confronto a zone del Paese di gran lunga più piccole. E quindi, almeno apparentemente, con un ristretto volume del contenzioso. Ma tant´è. Solo per fare qualche esempio: gli avvocati della Valle d´Aosta hanno percepito in media 48.547 euro, quelli piemontesi 45.665, quelli milanesi 67.857; svetta poi Bolzano con 69.346 euro per ciascun legale mentre la vicina Trento si ferma a 53.802. I dati sono utili anche per tratteggiare la situazione complessiva della professione forense. Si scopre così che in Puglia, le donne guadagnano di gran lunga meno degli uomini: 13,234 euro contro 29.298. Una situazione che ripropone il tema del lavoro femminile anche nelle professioni: in questo caso l´Italia pare non viaggiare a doppia velocità, considerato che nella moderna Milano le toghe maschili nel 2015 hanno incassato 98.062 euro rispetto ai 38.673 euro percepiti dalle donne. Rimangono invece tutte le differenze di reddito tra Nord e Sud. Tanto che peggio della Puglia stanno solo Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise. Insomma la crisi non è uguale per tutti.

Il crollo del reddito
L´allarme è scattato già un anno fa, quando l´associazione degli enti previdenziali privati (Adepp) ha documentato il crollo del reddito delle toghe, che nel giro di un lustro ci hanno rimesso il 21 per cento del reddito. Certo, gli avvocati sono in buona compagnia visto che sono seguiti da architetti (- 17%), giornalisti (- 12%) e notai (- 38%). Ma la situazione dei legali preoccupa in modo particolare per una serie di fattori: drastico calo degli affari, precariato dilagante, difficoltà nel riuscire a farsi liquidare la parcella. Al punto che l´unica (paradossale) situazione è fare causa all´ormai ex cliente. Il tema è stat sollevato anche dal presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin. Che, senza usare mezzi termini, ha sottolineato come metà dell´avvocatura sia «vicina alla soglia di povertà». Proprio a questo proposito il segretario dell´Associazione nazionale forense, Luigi Pansini, annuncia di aver scritto al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, perché si affronti il tema «dei giovani colleghi che come unico cliente hanno lo studio presso il quale lavorano». L´obiettivo è conquistare un equo compenso per un tipo di lavoro che «di fatto - precisa Pansini - è subordinato».
* Articolo dal titolo "Avvocati, è sprofondo rosso in Puglia. In Valle d´Aosta guadagnano il doppio" di Bepi Castellaneta (Corriere Mezzogiorno 20 febbraio)

 

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