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Il bando di Carnevale, Governo cerca consulenti gratis. Come i ricchi derubano i poveri

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Metti un Governo, con ministri lautamente pagati ed ancora in auto blu, scorte imponenti e stuolo di portaborse e segretari/e. Metti le burocrazie ministeriali, tra incarichi da spoyl system ed intuitu personae che tutto considerano meno i curricula degli aspiranti, ammesso che una procedura sia bandita. Metti poi professionisti, quasi sempre giovani, laureatisi con voti brillanti negli atenei italiani ed europei, con corsi di specializzazione e perfezionamento quasi sempre all'estero - perché qui da noi ben poco si investe in formazione - il destinati, in men che non si dica, a tornarsene proprio all'estero perché in Italia non esiste alcuna possibilità occupazionale per i nostri cervelli.

Metti ministri e ministeri da una parte e la nostra migliore gioventù dall'altra, e poi metti, proprio il martedì grasso, quello che passerà alla storia come il bando di carnevale. Una sconcezza. Una vergogna da far impallidire gli epigoni della prima Repubblica. Nel paese nel quale sta per partire la corsa al reddito di cittadinanza - una misura fondata su principi sacrosanti, come tutte quelle che intendono fornire un sostegno a chi, pur volendo, non trova un lavoro e rimane ai margini - il Ministero dell'Economia e delle Finanze se ne esce con una trovata che umilia tutti coloro che, con sacrificio e passione, hanno passato anni ed anni sui libri. "Cercasi consulenti di altissima specializzazione" - recita sostanzialmente il bando ministeriale - addenda: rigorosamente "gratis". Sì, nessuno ha capito male. Gratis. Senza percepire retribuzione alcuna. Insomma, nell'Italia che cerca di sostenere i poveri e i senza lavoro con cospicui sussidi, a chi lavora si tenta di negare anche il minimo. Un bel paese, veramente!

Esperti? Super esperti, con competenze in diritto bancario, societario e dei mercati finanziario: «La direzione IV del dipartimento del tesoro», si legge nell'avviso, «intende avvalersi, per un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico nelle materie di competenza, della consulenza a titolo gratuito di professionalità altamente qualificate che uniscano alla conoscenza tecnica una positiva esperienza accademica/professionale, non rinvenibile all'interno della struttura». 

Mica possono concorrere tutti, ci mancherebbe altro, ecco i requisiti degli aspiranti: una consolidata esperienza accademica e/o professionale documentabile (di almeno cinque anni), anche in ambito europeo o internazionale, nell'ambito del diritto societario, bancario, pubblico dell'economia o dei mercati finanziari. Inoltre, sarà necessario conoscere la lingua inglese. Per concorrere, basta  trasmettere una semplice pec.

Ora, non sappiamo quanti parteciperanno, così come non sappiamo quali sono le ragioni alla cui luce un solo professionista dovrebbe trasmettere la propria istanza di partecipazione. Ciò che sappiamo è, lo ripetiamo che questo bando è, oltre che patentemente illegittimo, eticamente obbrobrioso, impresentabile, indecente. Ciò, non solo perché si pone apertamente contro una legge dello Stato, quella sull'equo compenso, introdotta con la legge di bilancio 2018 (legge 205/2017), che punta a garantire la piena tutela dei lavoratori nei confronti di quei clienti che agiscono e negoziano in posizione di forza, compresa la pubblica amministrazione e, alla cui stregua, i compensi degli onorari devono necessariamente essere corrispondenti alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione. No, non è solo per questo. E non, neppure, solo per il fatto che si rischia, in palese violazione dei principi costituzionali, di determinare  una inammissibile discriminazione tra i figli di papà, che possono andare a fare uno stage al Ministero per crearsi un bel titolo da esibire nel curriculum, tanto sono mantenuti dai genitori, e chi non è nelle stesse condizioni e qualcosa deve portare a casa. Ma non è solo questo per quanto importante. Ciò che è raccapricciante è che sia addirittura un ministero, uno tra i ministeri più importanti della organizzazione di governo, a comportarsi da pappone, a lucrare sulla marginalità di molti professionisti, a puntare, magari, sulla possibilità che qualcuno, melius re perpensa, si convinca di accettare l'incarico sol per entrare nelle grazie di qualche caporale. Si, caporale. Perché è indecente che lo stesso Ministero che, tramite la Guardia di finanza, almeno sulla carta conduce una lotta contro il caporalato, poi si comporti allo stesso modo.

Cosa ne pensa, ci chiediamo, il premier Giuseppe Conte, i vicepremier, gli altri ministri? Lo ritengono edificante, un capolavoro di etica, un qualcosa di cui andare fieri? Noi no. Noi riteniamo che questa vergogna vada rimossa. Subito. A meno che tutti i membri del governo rinuncino, qui ed ora alla totalità dei propri emolumenti. In definitiva, ci sono volte più ragioni per cui un eletto dal popolo decida di lavorare gratis Piuttosto che chiedere la stessa cosa ad un professionista.

 

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