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"Catastrofe naturale", quel controverso rapporto tra uomo e ambiente

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 Ogni qualvolta un fenomeno, cosiddetto "naturale", crea un evento drammatico nelle nostre società, si prende coscienza del rapporto tra uomo e natura.

A non cederci più tanto, a queste teorie dei "disastri naturali" sono i giovani. Proprio quei giovani che cominciano a rimproverarci il fatto che il mondo dei nostri nonni aveva tassi di biodiversità molto più alti di quelli del mondo di oggi.

Qualcosa è successo e forse è arrivato il momento di rendercene conto.

Con onestà.

All'inizio di questo 2019 i giovani di mezza Europa sono scesi in Piazza a difesa dell'ambiente, della biodiversità affinché eventi molto vicini a noi non abbiano più a verificarsi e, soprattutto, non e devono essere più classificati come "Catastrofe naturale"!

Forse non è inutile richiamarci alla memoria alcuni di questi disastri.

A cominciare da quello di casa nostra a Seveso in Lombardia avvenuto il 10 luglio 1976 nell'azienda svizzera ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD, una sostanza chimica fra le più tossiche.

Fortunatamente non cu furino morti, ma danni ambientali furono enormi. Ottantamila animali tra morti e abbattuti.

O quello di Bhopal, in India, avvenuto dal 2 al 3 dicembre 1984, a causa della fuoriuscita di 40 tonnellate di "isocianato di metile", dallo stabilimento della Union Carbide India Limited, consociata della multinazionale statunitense Union Carbide specializzata nella produzione di fitofarmaci: circa 4.000 morti.

O il maremoto del Sud Est Asiatico ha provocato drammatiche emozioni in tutte le parti del mondo. 

A seconda la stima dei morti e dei disastri causati, i mass media danno la relativa visibilità, passando dalle prime pagine dei quotidiani o dai titoli di apertura dei telegiornali, alle pagine interne fino a relegarle nel mondo della cronaca. Fatti ed avvenimenti, che meriterebbero rilievi sicuramente più importanti per offrire materiali, riscontri, documentazione scientifica e quanto altro inerente alla problematica affinché si possa passare dal senso di un fatalismo, davanti al quale nulla può l'uomo, ad una presa di coscienza dei problemi complessi di vario ordine, ma tutti fra loro legati, e riflettere finalmente sulle responsabilità, collettive e individuali, dell'uomo nel provocare quelle catastrofe che non possono essere imputate solo ed esclusivamente alla natura.

Siamo convinti che bisognerebbe dare maggiore spazio, anche a scuola, e sono interessanti gli interessi dimostrati dai giovani studenti che sono scesi in Piazza. Interessi che dovrebbero figurare in primo piano nei programmi scolastici, dedicando maggiore tempo allo studio e alla comprensione degli ambiti disciplinari, diversi sotto molto aspetti, ma che nell'ecologia dovrebbero trovare quei punti di riferimento per la costruzione di un mondo meno soggetto ad interventi devastanti dal profilo dello sfruttamento, non sempre compatibile, di risorse naturali.

Il fallout radioattivo, l'inquinamento atmosferico ed idrico, la degradazione del suolo rappresentano gran parte delle cause che hanno provocato, nell'ultimo cinquantennio, catastrofe drammatiche incidendo nell' ecosfera: la casa che la vita si è costruita indipendentemente dall'uomo, sulla superficie esterna della terra.

L'ecologia studia il rapporto fra l'uomo ed il suo mondo, mettendo l'accento particolare sulle modificazioni di ambiente, sulle alterazioni di equilibri naturali e biologici provocate dall'opera dell'uomo, di quello, cioè, che Leonardo Da Vinci non esitava a definire "il re delle bestie" che tutto sulla terra "perseguita, rinnova e guasta" Ed eravamo nel 15° secolo.

L' "homo sapiens" che nella notte dei tempi, emerge lentamente nell'indistinta selva degli esseri animati, e attraverso una lunga e faticosa selezione riesce ad imporsi e a far valere alcune prerogative della propria superiorità intellettiva ed organizzativa, è nello stesso tempo il protagonista, il colpevole e la vittima di un processo evolutivo di cui noi già viviamo i momenti drammatici e forse conclusivi. 

Così come testimoniano le numerose catastrofe prodottesi, anche recentissime, nelle varie regioni d'Italia e del mondo.

Se provassimo ad analizzare le varie "conquiste" dell'uomo, il fuoco, forse, segna la sua prima conquista. Un uomo sempre più tentato ad ergersi dominatore e spregiatore della natura.

E lo studio dell'ecologia può aiutarci molto a comprendere la sfida dell'uomo alla natura, in quanto ci rappresenta l'uomo che si cimenta con i diversi modi di lavorare la terra: dalle trasformazioni dei paesaggi agrari ed alpini, agli sfruttamenti delle risorse e, insomma, a tutti quegli approcci all'ambiente che di volta in volta incoraggiarono la spinta dell'uomo verso più vaste appropriazioni per il soddisfacimento di bisogni sempre più numerosi ed esigenti.

E la storia ci insegna che il comportamento dell'uomo di fronte ai problemi dell'ambiente non fu davvero sempre saggio e coerente, prudente e ragionevole, neppure nelle società semplici, legate ai grandi cicli naturali.

L'Antichità ed il Medio Evo ci hanno tramandato la testimonianza di periodi in cui si è visto degradato il paesaggio agrario, per soddisfare bisogni politici ed economici.

Così come la storia testimonia che terre oggi ridotte ad un livello di bassa produttività non lo furono nei tempi passati e lo divennero, non a causa di calamità naturale non scongiurabile, ma proprio per colpa dell'uomo, del suo comportamento incosciente.

Le pagine di storia sono piene di notizie sullo stato delle attuali condizioni, ambientali e climatiche, di alcune regioni del Medio Oriente e del Mediterraneo, dove un'agricoltura di rapina, di una pastorizia invadente o di un disboscamento forsennato hanno trasformato paesaggi ricchi in ambienti desertificati o processi di degenerazione ambientale hanno trasformato intere regioni di foresta in steppa e le steppe in deserti. 

 

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