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Battisti, italiani siano orgogliosi della sua cattura, ora si indaghi su rete che ne ha assicurato l'impunità per decenni

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Tante discussioni, anche con toni forti di polemica, sugli eventi che sono seguiti alla cattura di Cesare Battisti e sulle modalità della sua traduzione in carcere.

C'è stato spazio, anche su questa pagina, per ogni opinione, ma adesso ci può stare qualche breve considerazione, a titolo, naturalmente, personale.

Intanto. È stato assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante, un pluri ergastolano che, a mio parere, non merita "l'onore delle armi" né come interprete di una stagione buia che ha mietuto decine di vittime innocenti nelle file della magistratura, delle istituzioni, delle forze dell'ordine e non solo, né tantomeno come scrittore di libri noir, in quanto Battisti, al pari di altri, rimane e rimarrà soltanto un pericoloso e feroce criminale, tanto più che in oltre 40 anni di latitanza, non ha espresso una parola di pentimento, anche al cospetto dei volti dei familiari delle sue vittime.

Riguardo le modalità del suo arrivo in aeroporto, al termine di un viaggio aereo nel corso del quale, come attestano numerose foto, è stato trattato con l'umanità che si addice ad ogni persona reclusa o in stato di privazione della libertà, si è molto discusso, anche negli ambienti del diritto. Le Camere Penali hanno emesso un duro comunicato parlando, riportiamo testualmente, di una delle pagine più buie della storia repubblicana, mentre il Garante dei diritti dei detenuti ha rilevato come, nella circostanza, possa essere stato violato l'art. 42-bis comma 4, il quale prescrive che nelle traduzioni siano «adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità». 

Questi ultimi sono aspetti certamente non da poco, e il nostro ordinamento dispone delle procedure tramite le quali ogni lesione può essere denunciata, e, se ritenuta fondata dalla magistratura, adeguatamente sanzionata.
Dico di più. Le immagini di una persona, appena arrestata o detenuta, con le manette ai polsi - manette che peraltro qui non si sono state - e con uno stuolo di telecamere ad osservare la scena, non mi sono mai piaciute, in nessun caso. Tutti ricordiamo Enzo Tortora ammanettato e ripreso all'alba all'uscita dalla sua abitazione. In quel caso fu poi dichiarato vittima di un complotto e ci rimise la vita. 
Ma, da Tortora in poi, di casi consimili ne abbiamo osservati tanti, come nel caso della cattura di pericolosi boss mafiosi, che, tra parentesi, non mi è parso abbiano sempre beneficiato delle medesime osservazioni riscontrate in questi ultimi giorni.

In ultimo. Lasciando perdere commenti e toni da giustizia sommaria, che non appartengono alla nostra cultura giuridica e non hanno alcun radicamento, come i riferimenti al "marcire in galera", nella Costituzione, penso che la stragrande maggioranza degli italiani abbiano guardato a questa vicenda orgogliosi che, finalmente, sia stato catturato e portato in prigione un latitante che sembrava godere di una sorta di immunità internazionale al punto tale da poter godere della massima libertà di movimento, di poter presentare pubblicamente i propri libri, di poter incontrare e dialogare con rappresentanti di governi stranieri, deputati del parlamento italiano, importanti personalità della cultura e del jet set internazionale, mentre i familiari delle sue vittime piangevano da anni i loro morti.

Quindi, come italiani, dobbiamo essere orgogliosi soprattutto della cattura di Battisti. Chiedendo, al tempo stesso, alle istituzioni di fare chiarezza circa le ragioni, e le eventuali reti di protezione, peraltro chiaramente denunciate da un Capo di Stato, che, per tanti anni, hanno impedito che egli fosse assicurato alla giustizia.

Piero Gurrieri​

 

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