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Annalisa, se il mostro è davanti a me: 20 febbraio 2020, la vera storia del "Paziente Zero"

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Lei è Annalisa, quando un giorno la bufera sarà definitivamente alle nostre spalle, di lei parleranno i libri di storia. Racconteranno di lei, nata a Cremona, madre umbra e padre reggino, del suo amore per lo studio, per le lettere, della passione per il calcio. Annalisa non va allo stadio come spettatrice, le piace scendere in campo in prima persona, giocare, dare tutto. Forse per questo, finito il liceo, non ha dubbi e sceglie medicina. Studia e tira calci ad un pallone, e intanto si laurea con lode a 25 anni, altri 5 ed è specialista in Anestesia e Rianimazione. Che fortuna, la chiamano, un incarico vicino casa, in fondo la nostra, quella dei medici, pensa, è una gavetta, anche Codogno può andar bene, lì mi farò le ossa.

La vita è una danza del destino. Passano i giorni e gli anni, Annalisa sempre attenta, scrupolosa, puntuale. Succede qualcosa dall'altra parte del mondo, forse, chissà, la Cina è lontana e la vita è frenetica. È il 18 febbraio 2020, un ragazzo cremonese si reca al pronto soccorso. Ho una polmonite da giorni, ho preso questo e quello, tossisco in continuazione, questa cosa non mi lascia più. Cremona è fredda, son da poco trascorsi giorni della merla, un raffreddore ci potrebbe stare, o anche no. Sto malissimo, non riesco più a respirare, aiutatemi. Sì, salga le scale, la mandiamo dalla dottoressa Annalisa Malara. Ora ho davanti a me questo ragazzo. Che strano, però, è cremonese come me e ha la mia stessa età, 38 anni. E che strani questi suoi sintomi, mai visto nulla di simile, nemmeno sui libri. Sta malissimo, mi scervello, mi chiedo cosa io possa fare, per me questa non è polmonite eppure non so cosa sia. Potrei fare un tampone diagnostico ma anche no, il protocollo dice "non puoi Annalisa". Me ne frego del protocollo, non posso lasciarlo così, sta male, ho giurato di aiutare ogni malato. Più lo guardo, più sento che ha qualcosa di brutto, sarà inesperienza, mi rideranno in faccia. Basta, io lo faccio quel tampone. 

Oggi è il 20 febbraio, sei un mostro e chissà perchè io, l'ultima arrivata, sono la prima a guardarti in faccia, brutto bastardo. Subito l'allarme, scattano le procedure epidemiologiche, un esercito di medici scende in campo contro il Covid-19, sono ancora in trincea a combattere, tantissimi non ce l'hanno fatta. Annalisa con la follia di una trentottenne abituata a combattere come una guerriera, ad inseguire ogni pallone, e a non dar nulla per scontato, non ha solo salvato il paziente 0 ma milioni di persone in Italia, in tutta Europa, nel mondo. Per questo, la sua storia ha fatto la storia di tutti noi.

 

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