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Continua l'epopea del Superbonus 110; con l'emendamento di sabato scorso il governo rimette nuovamente mani alla procedura del superbonus prevedendo lo spalma crediti, un'ulteriore stretta alle compensazioni e il potenziamento dei controlli dei Comuni.
Mentre prosegue l'iter della legge di conversione del decreto legge n. 39/2024 al Senato, il governo formalizza l'ulteriore emendamento con diverse novità. Tra le misure troverà spazio il cosiddetto "spalma crediti", il provvedimento che renderà obbligatorio l'utilizzo dei crediti del superbonus in 10 anni per le spese sostenute nel 2024. L'intervento non sarà retroattivo ma si applicherà per i lavori le cui spese sono sostenute nell'anno 2024, con l'obiettivo di riallineare le stime del deficit del 2025 e del 2026, differenti rispetto a quelle delle previsioni della NADEF 2023 anche per effetto dell'impatto del superbonus. Va da se che l'allungamento della fruizione in compensazione rischia di mettere in difficoltà imprese, banche e intermediari finanziari che, senza poterlo scegliere, avranno tempi di recupero delle somme più lunghi rispetto ai 4 o 5 anni attualmente previsti per i lavori del superbonus.
Nuove regole saranno previste anche per le compensazioni, con il divieto rispetto all'utilizzo per i contributi previdenziali. E' prevista dunque un'ulteriore stretta: il divieto di utilizzo dei contributi previdenziali per la compensazione, oltre a quello dell'utilizzo della cessione del credito per le rate delle agevolazioni successive, non ancora fruite, nonché un ultimo punto dell'intervento riguarderebbe anche le cessioni del credito che potrebbero essere assimilate a operazioni definite usuraie. Oltre alle nuove misure introdotte, nell'emendamento del governo trova spazio una misura interpretativa per potenziare i controlli da parte dei Comuni. L'intensificazione delle attività di vigilanza potrebbero essere favorite dalla possibilità per gli enti locali di vedersi riconosciuta una quota del 50 per cento delle somme riscosse a titolo definitivo, sia in relazione alle imposte e che alle sanzioni conseguenti alle attività di accertamento.
Di tutt'altra natura è invece la misura che interesserebbe gli enti del Terzo settore, per i quali il decreto legge n. 39 del 2024 ha previsto il divieto della cessione del credito, ampliando la platea dei soggetti già stabilita dal precedente decreto Blocca Cessioni (DL n. 11/2023); dovrebbe essere prevista la costituzione di un fondo per riconoscere ai soggetti un sostegno diretto alla riqualificazione energetica e strutturale degli immobili, per i soggetti che non possono utilizzare la detrazione. Tale fondo permetterebbe un controllo preventivo delle risorse a disposizione degli enti del Terzo settore e una verifica sull'impatto della misura.
Non ci resta che attendere la conclusione dell'iter parlamentare della legge di conversione del decreto n. 39/2024, che dovrà concludersi entro 60 giorno da conteggiare a partire dallo scorso 30 marzo. Chi vivrà vedrà.
Meditate contribuenti, meditate.
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