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“L’investitura” Il “Nostos” del niscemese Saro Cinquerrui

rizzo

 Lauro, un giovane degli anni sessanta, partito dalla Sicilia per andare a lavorare in fabbrica, dopo alcuni anni, si scrive all'università e si laurea in lettere. Ora, dopo aver superato tutte le peripezie, e non sono poche, si trova ad insegnare in Lombardia nella valle bagnata dal fiume Adda nei pressi del Poschiavino.

Rosario Cinquerrui è alla sua quarta pubblicazione. Si è occupato di saggistica, di poesia, di racconti. Ha partecipato a diversi premi letterari e, per questo suo "L'investitura", ha vinto il premio Thrinakria.

"Il giovane Lauro, moderno Odisseo, fa ritorno nella sua terra natìa, la Sicilia. Lo anima il desiderio di un viaggio che gli consenta di trovare la 'chiave del tutto'", come possiamo leggere nella quarta di copertina". La "chiave del tutto" è un metafora goethiana.

Il "Nostos", il ritorno, in letteratura da millenni ha rappresentato il fascino al quale pochi scrittori si sono sottratti, si tratta di un' "… esperienza costante in tutti i Paesi, in ogni epoca. La letteratura, la narrazione li ha eternati, che fossero reali, che fossero metafore del vivere, trasfigurazione della ricerca dell'uomo, della conoscenza, della sostanza spirituale, di se stessi. […] Perché se la vita è viaggio, la letteratura non si può esimere dal narrare il viaggiare, fisico, letterale, allegorico, metaforico, fantasioso, simbolico, di noi esseri umani. Il topos del viaggio nella letteratura e nei secoli, è metafora di vita e ha caratteristiche, stili, fasi che possiamo rintracciare fin dall'antichità" come ci informa Giulia La Face, nel suo saggio "Viaggiare senza fine: il viaggio nella letteratura classica". Due memorabili "viaggi" in Sicilia vanno citati: quello del tedesco Johann Wolfgang Goethe del 1787, "Viaggio in Sicilia"; e l'altro del francese Guy di Maupassant del 1883, "La Sicilia".

E il "Nostos", il ritorno, di Lauro possiamo inserirlo in questo contesto. A cominciare dal viaggio che si svolge nelle medesime condizioni degli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso: "Lauro non aveva chiuso occhio quella notte, avendo divisato di vegliare alla maniera d'un aspirante cavaliere feudale. Se ne stava un po' qua un po' là nel corridoio, ora aggrappato al finestrino, a scrutare le balugini lontane e le sfuggenti luminescenze delle stazioni di transito, ora a rileggere gli appunti d'un taccuino che s'era portato in un compartimento di quella che, all'epoca delle grandi migrazioni interne e transalpine, fu chiamata, con un appellativo pittoresco la, Freccia del Sud" (pag.15). Degno di nota il linguaggio, ricco di parole dal sapore altamente colto. Un linguaggio che Cinquerrui userà per tutto il racconto. Lauro pensava già all'arrivo a Mattorino, dove era atteso dal fratello Gerlando, al quale aveva chiesto un'investitura. Sono i turisti sul traghetto , che passeggiano sul ponte, felici e contenti, ma ignari di tutte le ferite, le sofferenze, le contraddizioni quotidiane, che la Sicilia si trascina da secoli immemorabili, a farlo riflettere sulla motivazioni del viaggio: i turisti per le vacanze, il sole, il mare, "la bellezza dell'Isola". Lui alla ricerca di spiegazioni sul passato di questa sua, e nostra, terra. Ed è questa immagine, metafora, che spinge Lauro a rileggere i suoi appunti su alcune pagine di storia dai tempi di Ruggero a tutto l'Ottocento, al Novecento, alla seconda guerra mondiale e allo sbarco delle truppe alleate in Sicilia. Appunti che pongono domande che focalizzano i problemi giuridico – amministrativi e sociali che hanno impedito alla Sicilia di stare al passo con i tempi. Nelle pagine di questo libro, descritte in lingua aulica, raffinata, con metafore e preziosismi interessantissimi troviamo delle autentiche lezioni di storia con citazioni che vanno da Omero a Dante Alighieri, da Cicerone a Machiavelli. Le riflessioni sulle "Istituzioni liberticide" con l'atto costitutivo del "mero imperio". Sono pagine interessanti di storia feudale. Non mancano episodi di storia niscemese della seconda metà dell'Ottocento, dall'Unità d'Italia in avanti. A Niscemi il banditismo con il terribile Parachiazza, che si macchiò di delitti feroci, stupri e un suo figlio, Mario, il 7 aprile 1864 uccise il sindaco Salvatore Masaracchio.

  Pagine scritte con parole, che Lauro, fin da bambino grazie anche alla sensibilità letteraria di sua madre, aveva imparato e delle quali aveva grandissimo rispetto: erano "le sue sirene". Sirene che gli permettevano di inoltrarsi in quel mondo fantastico della mitologia. E non è un caso la dedica all'inizio del libro a Emily Dickinson: "Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere / quanto la parola. / A volte ne scrivo una, e la guardo, / fino a quando non comincia a splendere.". Interessantissime le pagine dell'incontro tra Lauro e il fratello Gerlando al Museo. Una sfida nella quale coinvolgono i maestri della letteratura italiana ed europea. Il viaggio di Lauro era frutto di una scelta: dopo una discussione con alcuni colleghi sulle condizioni e sul trattamento degli insegnanti meridionali al Nord Italia, decise di congedarsi dalla scuola e di ritornare in Sicilia. Dà la notizia al fratello e lo informa di voler intraprendere un viaggio con una roulotte "Studiomobile", fornita di una biblioteca. E siamo alla richiesta a Gerlando dell' "Investitura". "Ebbene. Sono giunto a te d'innanzi per ricevere un'investitura, anelo a che tu mi elargisca il titolo di Cavaliere delle conoscenze lontane" (pag. 60). Ottenuta l'investitura dal fratello inizia "l'avventura" del novello Cavaliere errante alla ricerca di quei fatti e di quei luoghi storici che lo hanno affascinato fin dalla giovane età. Ma soprattutto, le notizie, gli indizi, i personaggi, storici e mitologici, che hanno impedito alla Sicilia percorsi virtuosi. Sono le ultime 20 pagine, godibilissime, che lasciamo alla scoperta e al piacere dei lettori.

 

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