Se questo sito ti piace, puoi dircelo così

Dimensione carattere: +

20 maggio 1999, i brigatisti massacrano Massimo D'Antona. Grazie, Professore, per quanto ci ha dato!

Screenshot_20230520-071802_Facebook

È trascorso ancora un anno ma è impossibile dimenticare quella mattina del 20 maggio 1999 quando il professore Massimo D'Antona, 51 anni, giuslavorista e consulente del Ministero del Lavoro, usciva dalla sua abitazione di via Salaria, a Roma, per recarsi al lavoro nel suo studio. Intorno alle ore 8:13, è bloccato dal commando di brigatisti formato da Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce. Sono gli ultimi centotrenta passi che lo separano dall'ultimo istante della sua vita. Un testimone oculare del delitto, durante il dibattimento, ricostruisce così quella manciata di secondi: "Ero sullo stesso marciapiede su cui camminava D'Antona. Ho visto un uomo e una donna che stavano aspettando qualcuno e poi parlavano con questa persona. Io ho proseguito. Ho superato via Adda ma, dopo qualche metro, ho sentito dei colpi sordi. Mi sono girato a guardare e ho visto una "pistola lunga" e poi l'uomo che continuava a sparare mentre l'altro uomo era già a terra".

Tanti i magistrati, gli avvocati che furono suoi allievi negli anni dell'Università. Così lo ricorda l'avvocato Piero Gurrieri, direttore di Reti di Giustizia: "D'Antona è stato mio professore di Diritto del Lavoro all'Università degli Studi di Catania, nel 1981. Era poco più che trentenne, ma lucido, preparato e rigorosissimo. Ho sostenuto con lui l'esame di diritto del lavoro, e lo ricordo come uno dei docenti più vicini a noi studenti di allora. Uno di quelli che non delegava ai suoi collaboratori. Uno di quelli che dopo tanti anni ti rimangono nella memoria. Ci ha lasciati un grande uomo, che ancora molto avrebbe potuto dare all'accademia e alle istituzioni della Repubblica".

Professore, la terra Le sia lieve!

 Allievo di Renato Scognamiglio, nel 1980, D'Antona diviene professore di diritto del lavoro all'Università di Catania, per poi trasferirsi nella Seconda Università degli Studi di Napoli, ed infine all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". A lui è intitolata l'aula magna della Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università degli Studi di Napoli, dove insegnò Diritto del lavoro. Autore di diverse monografie e saggi, con particolare attenzione ai temi delle garanzie del diritto al lavoro e alla privatizzazione del pubblico impiego, è stato anche tra i fondatori della rivista Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni.

Scrisse diversi saggi in merito all'incoercibilità delle azioni di reintegrazione nel posto di lavoro, notando come le reiterate pronunce giurisprudenziali conformi ignorino le concrete possibilità di esecuzione[1] e se esistano responsabilità penali per i datori che non eseguano il relativo provvedimento. 

Viene nominato nel 1996 Amministratore Straordinario dell'Ente Nazionale Assistenza al Volo, del quale poi diviene consigliere d'amministrazione nel 1997. La complessità dei contratti del settore del controllo del traffico aereo rappresentano per lui un forte impegno gestionale alla guida dell'ENAV. Nel 1998 si dimette dal Consiglio di amministrazione dell'ENAV.

Consulente del Ministero del Lavoro, fu dapprima docente di diritto sindacale presso l'Università Federico ll di Napoli, e poi docente di diritto del lavoro all'Università degli studi di Roma "La Sapienza" e alla Seconda Università degli studi di Napoli.

Fu assassinato dai brigatisti rossi, come nel caso di Marco Biagi, nella logica terroristica di annientamento di professionisti e servitori dello Stato legati ad un contesto di ristrutturazione del mercato del lavoro.

 

Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.

Tax credit vacanze: in arrivo il credito per andar...
Ritorno nelle aule: esami di stato in presenza sec...

Cerca nel sito