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I quarant’anni di Roberto Saviano L’indifferenza undicesimo comandamento

rizzo

Viviamo in una società in cui la "velocità" è diventata parte integrante del nostro vivere civile.

Non risulta facile, anzi impossibile, seguire la valanga di notizie che sommerge gli strumenti di comunicazione. Per cui non risulta semplice orientarsi.

Una notizia apparsa, lo scorso 20 agosto sul "Fatto Nisseno" di Caltanissetta, ma ripresa dalla Redazione dal quotidiano "La Sicilia" di Catania a firma di Giuseppe Scibetta, mi ha incuriosito: "Emergenza tossico dipendenza a Caltanissetta: in 2000 sono sotto cura al Sert".

Caltanissetta, unitamente alla provincia di Enna, occupa sempre gli ultimi posti in ogni indagine demoscopica, soprattutto in quelle economiche.

Ma non della corruzione e del gioco d'azzardo.

Ma non di fenomeni mafiosi.

Caltanissetta, provincia che è anche la mia, ha dato i natali ai grandi capo mafia del passato, don Calogero Vizzini (Villalba, (1877 - 1954), Giuseppe Genco Russo (Mussomeli, (1893 – 1976).

Si tratta di una "mafia di tipo feudale", nata e cresciuta nei feudi dei grandi proprietari terrieri.

Poi, quasi improvvisamente, negli Anni Ottanta, scoppia una vera e propria guerra di "mafia" con centinaia di morti.

A Gela, la città più popolosa della provincia, situata nella parte meridionale, in quegli anni si registra una rivolta contro la "vecchia mafia" che si opponeva al commercio della droga accontentandosi dei vecchi sistemi di piccolo "cabotaggio": estorsioni, "pizzo", minacce agli imprenditori restii a pagare quando richiesto.

Nasce la "Stidda", organizzazione violenta che fa subito registrare un cambio di passo nella strategia organizzativa. I "colonnelli" diventano "capi".

Questa nuova organizzazione fa subito proseliti nei Paesi vicini, disposti a firmare un "patto scellerato". 

Il tutto nell'indifferenza generale. Tanto "noi" ne siamo fuori. La nostra famiglia, i nostri figli, i nostri colleghi di lavoro sono in una "botte di ferro" come si era uso definire queste situazioni.

Invece non è proprio così. E ce lo ricorda, con i suoi libri Roberto Saviano. Con le sue denunce, con la sua vita da "recluso" sotto scorta.

E nell'indifferenza generale è passato anche il quarantesimo compleanno di Roberto Saviano, nato il 22 settembre 1979 e che dal 2006 vive sotto scorta dopo aver pubblicato il libro "Gomorra" che ha svelato tutte le malefatte dei "casalesi", una delle organizzazioni camorristiche più feroci di tutti i tempi, con dovizia di particolari tale di aver alla magistratura di mandare in galera tutta l'organizzazione.

Da questo romanzo nascono le serie televisive.

Saviano, nonostante viva sotto scorta, continua a viaggiare, entra in contatto con le organizzazioni istituzionali internazionale, soprattutto la DEA, l'organizzazione antidroga americana, visita i Paesi dell'America latina scrivere reportage, libri. Molti libri, tradotti in varie lingue.

C'è veramente l'imbarazzo della scelta se ci si vuole accostare a questo straordinario scrittore.

Io consiglierei "Zero Zero Zero", pubblicato da Feltrinelli nel 2013.

Quattrocentoquaranta pagine che si leggono tutto d'un fiato. 

Si tratta id un libro che ripercorre la storia della cocaina, dalla produzione al consumatore, dal Messico e dalla Colombia alle città di tutto il modno, dagli ingentissimi guadagni, veri propri fiumi di denaro, che vengono investiti in ogni tipo di attività "lecite", grazie alle banche americane ed europee, alla compiacenze di forze dell'ordine compiacenti e di efficientissimi organizzazioni che si interessano del trasporto.

"Zero Zero Zero", oltre ad essere un reportage, preciso e puntuale, è anche un romanzo che descrive la vita di intere popolazioni che, nonostante qualche "volenteroso", oramai fa parte dell'intero sistema. Parla di infiltrati della DEA che, dopo anni ed anni di fornire indicazioni vengono scoperti per la denuncia di un qualche poliziotto corrotto.

Kiki è uno di questi e morì, dopo essere stato scoperto, sotto indicibili torture.

Ci sono figure veramente indimenticabili che, pur avendo coscienza di non essere in grado di indicare alternative, cercano, però, di non dimenticare il rispetto delle "regole".

"Non è l'eroina che ti rende uno zombie. Non è la canna, che ti rilassa e ti inietta gli occhi di sangue. La coca è la droga performativa. Con la coca puoi fare qualsiasi cosa. Prima che ti faccia esplodere il cuore, prima che il cervello ti vada in pappa, prima che il cazzo ti si ammosci per sempre, prima che lo stomaco diventi una piaga supporosa…".

Ecco una delle tantissime riflessioni che andrebbero bene far leggere ai nostri figli o ai nostri nipoti. 

 

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