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Franco Garufi, “La sinistra italiana e il problema dei porcospini”

rizzo

 Franco Garufi, classe 1951, è un ex dirigente sindacale che ha ricoperto vari incarichi sia in Sicilia sia a livello nazionale.

Ma è un intellettuale che si è arricchito con le varie esperienze che hanno contraddistinto la sua formazione, sindacale nella Cgil e politica militando nel Partito socialista italiano, fin quando c'era. Attualmente ricopre due incarichi prestigiosi: vice presidente del Centro studi e iniziative culturali Pio La Torre e responsabile cultura dell'Auser Sicilia.

Lo scorso anno ha dato alle stampe questo interessantissimo libro, "La sinistra italiana e il dilemma dei porcospini", Editrice Istituto Poligrafico Europeo.

Libro che ha riscontrato, giustamente, un notevole interesse.

Intanto cos'è questo "dilemma dei porcospini"? Una straordinaria metafora sui rapporti tra "gli esseri umani" che, come i porcospini, più, si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno l'uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Ed esattamente quello che è successo ai partitoni, ai partiti e ai partitini della sinistra italiana.

Il libro è un godibilissimo affresco degli ultimi Sessant'anni di storia politica italiana, con tre "intermezzi" che ci proiettano sulle vicende più oscure della nostra storia nazionale.

A cominciare di ciò che avvenne in Italia, contrariamente a tanti altri paesi europei, dopo la caduta del muro di Berlino, 1989, e lo sconquasso dell'Unione sovietica, 1991, creando quelle condizioni per una: "… crisi istituzionale e politica così profonda che – a distanza di oltre trent'anni – non sembra ancora esserne del tutto uscito. Il fantasma insepolto della politica italiana resta il decennio 1980-1990, con la crisi della cosiddetta prima Repubblica, la repentina fine dei grandi partiti – la Democrazia cristiana, il Partito comunista italiano, il Partito socialista italiano – che erano stati i principali costruttori della Repubblica e gli autori della sua Grundnorm, la Costituzione, entrata in vigore il I° gennaio 1948" (pagg. 14/15.

Lo scorso anno, i lettori lo ricorderanno, perché ce ne siamo occupati con una nota su queste pagine, cadeva l'Anniversario della scissione del Partito socialista italiano, 21 gennaio 1921, con la nascita del Partito comunista italiano.

Ed è l'inizio di una serie di scissioni all'interno della sinistra italiana.

"La sinistra, con la nobile eccezione di Giacomo Matteotti che pagherà con la vita il suo coraggio, non comprende che la democrazia italiana stava correndo verso la propria distruzione e resta 'prigioniera di se stessa' e delle proprie divisioni". (pag. 12).

"È trascorso un secolo dal 21 gennaio 1921, giorno in cui la frazione comunista abbandonò il teatro Carlo Goldoni di Livorno e si scisse dal PSI. Cent'anni dopo, l'Unione Sovietica non esiste più, il socialismo reale è rimasto sepolto sotto il muro di Berlino. Tuttavia, nel linguaggio degli scontri a sinistra, a volte il palcoscenico sembra ancora quello del teatro livornese, in una contrapposizione fondata su un mondo – quello dei grandi sistemi ideologici del Novecento – ormai da tempo scomparso. Oggi il capitalismo, dopo l'ubriacatura neoliberista, sembra incapace di far fronte alle crisi da esso stesso generate, ma lo scontro tra le sinistre nella politica italiana continua a oscillare tra nostalgia e frazionismo. Garufi indaga i motivi per cui, mentre cresce il consenso per le destre sovraniste, la sinistra non riesce più a raccogliere le istanze di rinnovamento di una società complessa, impoverita e sempre più corporativa, agitata dai destini di donne e uomini segnati dal succedersi di speranze e delusioni. L'autore tesse i fatti della storia per sollecitare una riflessione collettiva in cui sia possibile scorgere il socialismo in fondo al tunnel", come possiamo leggere nella seconda di copertina. 

E proprio le ultime elezioni in Francia hanno dimostrato che il socialismo ha fatto la sua robusta presenza nei paraggi della fine del tunnel. Ed auguriamoci che non sia un'apparizione che possa creare confusione ed equivoci per un ritorno allo stramaledetto passato, che fatica sempre più a passare.

Questa opera di Franco Garufi è importante perché con una vigorosa opera di decontaminazione della memoria, ripercorrendo le vie della ricerca, puntuale e rigorosa, ha ricostruito una visione di "sinistra" che ci possa portare fuori da quel tunnel, che di volta in volta si allontanava dalla nostra vista.

Il libro si presta egregiamente per quelle nuove generazioni, che stanchi di stucchevoli "bla bla bla", desiderano confrontarsi e riappropriarsi di una parte di storia che è stata raccontata, fino ad oggi, in modo alquanto superficiale. Da una parte e dall'altra!

"Perché ciò che la sinistra italiana non è, il fatto che essa non riesca più a raccogliere le istanze di rinnovamento di una società complessa e contraddittoria trasformandole in capacità di rappresentanza politica, ha le sue radici profonde in quanto avvenne tra il 1960 e l'avvio della 'grande slavina' di tangentopoli" (pag.20).

Cosa era successo nel 1960 per essere così importante. Dopo la parentesi della giunta regionale presieduta dal calatino Silvio Milazzo, democristiano dissidente, che aveva raccolto nel suo "governo regionale" i rappresentanti di tutti i partiti presenti nell'Assemblea siciliana, dai fascisti ai comunisti, dai liberali ai monarchici, ai socialisti si chiude questa esperienza e in Italia abbiamo il governo del democristiano Fernando Tambroni, appoggiato dall'esterno dai fascisti del Movimento sociale italiano.

Un governo che gettò nel caos politico l'intero Paese. Ci furono scioperi, cariche della polizia contro operai e, come capita spesso in questi casi, anche morti. In Sicilia soprattutto. Ma anche altrove.

Tangentopoli ci porta al primo governo Berlusconi con tutti il lascito di tutti problemi che ancora oggi sono alla ricerca di soluzioni.

In otto capitoli troviamo tutto ciò che ha contraddistinto, nel bene come nel male, la storia italiana degli ultimi sessant'anni. Dalle battaglie per i diritti civili alla guerra fredda, dal terrorismo al rapimento e uccisione di Aldo Moro, dalla corruzione alla scomparsa dei partiti, dalla seconda Repubblica a Matteo Renzi. 

E non è poco. Anzi.

 

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