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Cent’anni fa “Il Milite Ignoto” un atto riparatorio Per i Caduti della “Grande Guerra”

rizzo

 Terminata la Prima guerra mondiale, affidata alla storia come "La grande Guerra" (1914-1918), che era costata ai Paesi belligeranti oltre venti milioni di morti, le Nazioni vincitrici pensarono di far realizzare un monumento che ricordasse i sacrifici, le privazioni, gli anni di trincea, i soldati uccisi dal fuoco nemico, dal fuoco amico, per i molti errori che si verificarono nell'indirizzare i cannoni, anziché verso le fortificazioni nemiche, in quelle amiche. Per non parlare della "Disfatta di Caporetto"!

Oltre seicento mila soldati italiani morirono nei campi di battaglia e non c'è ombra di dubbio che meritassero un nobile riconoscimento: questo ed altro. Ed è con piacere che abbiamo assistito ad una serie di comuni, piccoli e grandi, e altrettante Associazionismo abbiano preparato, in occasione di questo doloroso Centenario, tutta una serie di iniziative lodevoli.

Mancano all'appello quei soldati, che presi dalla paura di una morte certa, tentarono in tutti i modi, per evitare di rimanere al fronte. E i processi nei confronti di questi soldati, furono rapidi e con condanne pesanti, molto pesanti.

Come nacque l'idea dell'edificazione di un monumento per ricordare i caduti per la difesa della patria, i loro atti di eroismo, il loro spirito di abnegazione.

Si è molto discusso, tra le potenze vincitrici, a chi venne per primi l'idea della realizzazione del progetto.

Il parlamentare Cesare Maria De Vecchi, capitano dell'esercito e combattente durante la guerra, e il senatore Pasquale Del Giudice presentarono un disegno di legge per la costruzione di un "monumento per tutti i soldati morti in guerra".

Il disegno di legge fu approvato dal Parlamento del Regno d'Italia all'unanimità il 4 agosto 1921.

 L'onorevole De Vecchi, durante la sua relazione in Parlamento fece presente che: "Il disegno di legge che il Parlamento discute è frutto del sentimento italico, dolce ed ardente ad un tempo. Deve essere rivendicata ai nostri uomini d'arme la priorità del proposito di trasportare solennemente a Roma i resti di un caduto ignoto, perché ivi ricevano i più alti onori dovuti a loro e a seicentomila fratelli" caduti durante i combattimenti.

Dopo l'approvazione della legge si procedette all'applicazione.

"Fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le undici salme ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, di dove furono poi trasportate nella basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921. Quivi si procedette alla scelta della salma destinata al glorioso riposo sull'Altare della patria. La scelta fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane, ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. La bara prescelta fu collocata sull'affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro disegnato dall'architetto Cirilli.

Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano.

 Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma. La velocità moderatissima del treno consentì alle folle inginocchiate lungo il percorso di esprimere sentimenti di venerazione. La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, col re alla testa, e tutte le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d'oro fu portato a S. Maria degli Angeli. Sulla porta del tempio era stata apposta questa epigrafe: 'Ignoto il nome - folgora il suo spirito - dovunque è l'Italia - con voce di pianto e d'orgoglio - dicono - innumeri madri: - è mio figlio '. Il 4 novembre 1921 ascese all'Altare della patria, e la cerimonia cui partecipò tutto il popolo ebbe il valore di un'apoteosi.

Al Milite Ignoto, in seguito a proposta dell'onorevole Giovanni Giuriati, fu concessa la medaglia d'oro con questa motivazione: "Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria".

Ed è questa l'eredità che questi seicento mila soldati italiani ci hanno lasciata.

A noi il compito di non dimenticare e di arricchire la nostra Memoria collettiva con percorsi virtuosi.

Riposino in Pace.

 

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