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Un monumento per non dimenticare

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Ad un anno esatto dall'ultimo articolo riprendo il mio viaggio nell'universo femminile. Lo faccio con grande entusiasmo in una città come Bologna dove le "esperienze al femminile", concedetemi questa espressione, hanno un certo peso e radici solide, forti di un passato associazionistico ancora oggi all'avanguardia. Ritorno a scrivere dopo dodici mesi di silenzio vissuti da spettatrice e non da cronista con lo stesso argomento con cui ci siamo lasciati, la Panchina Rossa. La mia non è una scelta casuale, ma vuole essere un'occasione per far riflettere su questioni, a mio parere, importanti: capire le ragioni di una Panchina Rossa, perché continuare a parlarne ed avere la necessità di dotare sempre più città di un monumento che simboleggi la lotta contro ogni forma di violenza sulle donne. Accanto a queste ragioni vi è un'altra motivazione, strettamente legata alle mie origini, alla mia terra, alla Sicilia. In molte realtà d'Italia l'istallazione della panchina (evento inaugurato con una sola cerimonia da parte di associazioni e amministrazioni) ha scosso le comunità, ha segnato le coscienze di molti italiani, ha suscitato ampie riflessioni nel mondo associazionistico che si è mobilitato con forme di proteste civili e democratiche al fine di creare una rete di solidarietà attorno alle donne (ahimè la politica è lontana anni luce da tale presa di coscienza, lasciando ai posteri l'onore di predisporre leggi che tutelino le donne vittime di violenza).

Inaugurazione Panchina Rossa

A Scoglitti, purtroppo, il retaggio culturale della Vittoria "malsana" ha avuto il sopravvento. Infatti, nella frazione rivierasca, a differenza di altri luoghi, è stato necessario procedere ad una doppia istallazione (la prima ad agosto del 2018 e la seconda un anno dopo) e non perché le mie concittadine non avessero altro da fare ma perché qualche "buontempone" ha pensato bene di trafugare la panchina che era stata posizionata nel 2018 nella piazzetta sottostante piazza Sorelle Arduino per sistemarla, probabilmente, nel giardino di casa o in altro sito a lui/loro congeniale. Un gesto che ha indignato la comunità vittoriese, la parte buona della città consapevole del valore simbolico della panchina, dell'importanza che tale monumento ha per tutti coloro che ogni giorno lottano contro ogni forma di violenza sulle donne. Per questo motivo, lo scorso 21 agosto, Dora e Piero La Terra, insieme all'associazione Il Filo di Seta hanno donato a Scoglitti una nuova Panchina Rossa a rimarcare, ancora una volta, l'impegno a dire NO alla violenza sulle donne. "Un monumento – come l'ha definito Dora La Terra – per non dimenticare le tante donne vittime di violenza e per ribadire la presenza di associazioni come Il Filo di Seta, in prima linea nell'aiutare le donne in difficoltà e tutelarle dal punto di vista psicologico, legale e materiale". In quell'occasione è stata scoperta una targa che invita al rispetto nei confronti delle donne che, per troppo tempo, sono state e sono vittime di violenza da parte degli uomini.

"Per tutte le violenze consumate su di Lei.

Per tutte le umiliazioni che ha subito.

Per il suo corpo che avete sfruttato.

Per la sua intelligenza che avete calpestato.

Per l'ignoranza in cui l'avete lasciata.

Per la libertà che le avete negato.

Per la bocca che le avete tappato.

Per le ali che le avete tagliato.

Per tutto questo: in piedi, Signori, davanti ad una Donna!" (Oscar Wilde)

Piero e Dora La Terra, Rosa Perupato

A distanza di pochi giorni dall'episodio di violenza accaduto nella mia città (Vittoria, in Sicilia) può sembrare un tantino superficiale parlare della Panchina Rossa. In realtà non lo è! Si tratta di un monumento che simboleggia l'impegno della città alla non violenza; vuol dire che la comunità non si riconosce in quell'orribile sopruso compiuto qualche giorno fa ai danni di una giovane ragazza. Motivo per cui, tale istallazione credo sia uno dei modi che Vittoria ha per far sentire la propria voce (rispettando il silenzio e la riservatezza chiesta pubblicamente dal legale della vittima), alzando un muro di solidarietà che abbracci tutte le donne che in questi anni hanno subito maltrattamenti di ogni genere. Vittoria non è la faccia brutta di coloro che usano violenza contro le donne (e più in generale contro i cittadini), ma è la città che si ribella alla violenza, che chiede giustizia e leggi più severe per chi commette reati di questo genere. Il senso di abbandono percepito dalla stragrande maggioranza delle donne  non è più tollerabile. La certezza della pena è essenziale per arginare il timore, purtroppo reale, di poter essere aggredite in qualsiasi momento o luogo. A Vittoria così come a Gropparello, a Piacenza, a Bologna, a Milano, a Roma, ect... le donne devono poter vivere liberamente, scegliendo il proprio destino senza temere alcuna ripercussione. La sicurezza delle donne, e dei cittadini in generale, è prioritaria.

 

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