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"Sono un avvocato ma a Roma essere madri conta poco". Lina: "Rinvii negati, mi appello al presidente"

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Dopo una breve pausa riprende la mia rubrica settimanale.

Le segnalazioni dei Colleghi che ho ricevuto e che cercherò di trattare nelle prossime settimane sono davvero tante: 

- Gianpiero Pasquariello sta predisponendo un pacco di ricorsi da inviare alla CEDU avverso le lungaggini delle liquidazioni ​​"Pinto";

- con Ilaria Gadaleta e Francesca Ruggeri stiamo attendendo l' incontro in Commissione Lavoro Senato per illustrare le nostre proposte sulla GS Inps (annullamento degli avvisi INPS) e sulla riforma della previdenza forense (contribuzione proporzionale e progressiva rispetto al reddito, opzione al calcolo contributivo della pensione, limiti agli investimenti di CF, cancellazione e rinegoziazione dei debiti contributivi - ca. 1 mld);

- alcuni Colleghi stanno presentando denuncia dopo l'attacco hacker di Anonymous alle pec degli Avvocati (mal gestite da Lextel?); 

- è pendente il giudizio dinanzi al CNF sulla ineleggibilità/incandidabilità dei Consiglieri e c'è chi critica la rinuncia alla sospensiva da parte dei ricorrenti; 

- si attende in questi giorni la proroga del "saldo e stralcio" per dare la possibilità a tutti i Colleghi interessati di sanare la loro posizione debitoria, pagando "in misura proporzionale e progressiva" rispetto al reddito/ISEE (nel frattempo il ricorso di CF contro la misura è ancora pendente dinanzi il GL di Roma);

- infine, è stato pubblicato il bilancio di esercizio di CF ed alcuni dati negativi meritano di essere evidenziati, nonostante la propaganda dell'establishment. 

Oggi, però, è la festa della mamma e voglio dare priorità alla condizione delle donne avvocato ed alla scarsa tutela della maternità all'interno della nostra categoria, continuando a persistere una netta discriminazione tra professioniste e dipendenti, in particolare per quanto riguarda la tutela reddituale, la gravidanza a rischio (attualmente ancora trattata come malattia, la cui indennità prevede l'inabilità assoluta per almeno 60 giorni) e l'effettiva applicazione della legge sul legittimo impedimento.

A tale ultimo proposito mi ha scritto una Collega di Roma, Lina Carideo, già nota al giornale per una precedente segnalazione relativa al rigetto della sua domanda di accesso al contributo figli, stante l'asserito esaurimento del fondo, sebbene Lina avesse un reddito di gran lunga inferiore a quello di alcuni assegnatari (https://www.avvocatirandogurrieri.it/leggi-e-diritto/welfare-attivo-cassa-nega-il-contributo-alla-neo-mamma-lina-ma-lo-assegna-a-redditi-oltre-i-100000).

Lina mi ha scritto di avere partorito a marzo il secondo figlio e di avere chiesto due rinvii per legittimo impedimento a due Organismi di Mediazione, quello di Primavera Forense e quello dell'Ordine degli Avvocati di Roma. Ebbene, entrambi gli Organismi hanno ignorato la richiesta di Lina, redigendo verbale negativo per la sua mancata comparizione!

Insomma, nonostante la legge 205/2017 abbia introdotto il legittimo impedimento della mamma Avvocato "a comparire nei due mesi precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi successivi ad esso", questi episodi continuano a verificarsi (e non si osi limitare la norma alla sola comparizione in Tribunale!). 

Ma ciò che rammarica, anzi indigna, è che altri Avvocati abbiano violato la norma e negato la tutela a una Collega neo mamma.

Ricordiamo tutti che un Giudice del ​​Tribunale di Roma non accoglieva l'istanza del 05.03.2019 di differimento di udienza del 16.04.2019, presentata da una Collega che avrebbe dovuto partorire il 17.4.2019, riservandosi di decidere in base alle "determinazioni della controparte". Ricordiamo anche che l'episodio si risolveva positivamente solo grazie al clamore mediatico sollevato ed all'intervento fattivo del COA di Roma. Quindi la norma non viene applicata automaticamente, ma solo in seguito a forti pressioni.

Nell' Avvocatura, una categoria storicamente maschile, su 243.000 iscritti le donne sono ormai il 48%, tuttavia registrano redditi di gran lunga inferiori a quelli degli uomini (23.500 vs 52.700) e pochissime ricoprono ruoli apicali (in Italia solo il 30%, secondo l'Osservatorio civico "Openpolis" ). Perché? Probabilmente perché la carriera delle donne viene "rallentata" dalla maternità, o meglio dalle condizioni sfavorevoli in cui si ritrovano le lavoratrici madri, al punto che sempre più Colleghe sono costrette a scegliere tra maternità e carriera, tra maternità e reddito. 

Per condizioni sfavorevoli non mi riferisco solo al grave squilibrio reddituale tracciato dalle statistiche (eppure ad aprile 2018 il CDA ha deliberato un aumento del contributo di maternità che paghiamo col MAV di settembre, da 84 a 117 euro, cioè del 40%, a fronte di una diminuzione della spesa per maternità del 10%). Ma mi riferisco a un vero e proprio squilibrio mentale che emerge dalla narrazione di episodi come quello del Tribunale di Roma o quelli che Lina ci ha segnalato.

Io spero che il Comitato Pari Opportunità appena eletto a Roma (il cui Presidente è un uomo…) saprà intervenire in maniera molto aggressiva su questi ostacoli, prendendo posizione sia nei confronti della Magistratura che di Cassa Forense che di qualsiasi tipo di ostacolo allo sviluppo di una cultura della tutela della maternità , quella cultura che resta il principale indicatore del livello di civiltà di un popolo .

Ecco la lettera che ho ricevuto da Lina, anticipata da un messaggio in cui mi prega di correggere eventuali errori di battitura perché nel frattempo stava allattando.. ma non ce n'è stato bisogno.. evidentemente le donne sanno anche scrivere e allattare contemporaneamente!

"Cara Collega Daniela Nazzaro,

sono qui a segnalare due episodi spiacevoli che mi hanno vista coinvolta.

Sono mamma della piccola Alice nata il 2 marzo 2019 che allatto esclusivamente al seno. Sono anche un avvocato che purtroppo non è riuscita a staccarsi completamente dal lavoro visto che la nostra professione poco ce lo permette. Quindi tra scadenze, clienti, appuntamenti e telefonate, l'unica cosa positiva è il legittimo impedimento per i primi tre mesi dalla nascita del bambino che ci consente di ottenere rinvii di udienze ed incontri. Purtroppo la legge resta lettera morta se di fatto non viene applicata.

Voglio pertanto segnalare due casi di violazione della legge sul legittimo impedimento.

1. Era stato fissato per il giorno 17 aprile un incontro di mediazione. Io assisto la parte chiamata. L'organismo di mediazione PRIMAVERA FORENSE nonostante la mia richiesta di rinvio (era la seconda richiesta di rinvio, ma non è colpa mia se avevano fissato il secondo incontro nei tre mesi del legittimo impedimento) per legittimo impedimento, documentalmente provato con certificato di nascita, ​​chiude la mediazione per assenza della parte chiamata. La cosa grave è che dalle pec ricevute dall'Organismo PRIMAVERA FORENSE si evince che è lo stesso organismo a disporne la chiusura senza nemmeno aver chiesto l'assenso alla parte chiamata. Faccio presente che già alla prima richiesta di rinvio avevo acconsentito alla proroga dei tre mesi per la prosecuzione della mediazione.

2. Il secondo caso vede come protagonista l'Organismo Forense di Roma il quale nella giornata di ieri ha chiuso negativamente una mediazione, per assenza parte chiamata, nonostante la mia richiesta di rinvio per legittimo impedimento, che non è stata per nulla presa in considerazione.

Ritengo che questi due episodi rappresentino una violazione non solo della legge sul legittimo impedimento ma anche una violazione dei diritti dell'avvocato e del codice deontologico oltre che una violazione dei diritti di madre e donna.

Auspico un intervento urgente del Presidente del COA di Roma che ha mostrato da ultimo solidarietà ad una collega in merito ad un caso analogo a quello che mi ha visto coinvolta, per un rinvio di udienza negato da un magistrato. Nel mio caso forse è peggiore la situazione in quanto a negare un mio diritto è la stessa categoria di cui mi sentivo parte.

Ora la conseguenza è che entrambi i colleghi di controparte mi hanno comunicato che agiranno in sede civile per sostenere le loro ragioni , stante l'esito negativo della mediazione. A questo punto mi chiedo: sono stati implicitamente violati anche i diritti dei miei assistiti che di fatto si sono visti negare un loro diritto, ovvero di accedere a procedure filtro per evitare contenziosi? Chi paga tutto questo?

Un caro saluto

Lina Carideo,

Una mamma,

Un avvocato". 

 

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