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Sanremo: Fedez è quasi un eroe, Emanuela Orlandi resta lì

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 Ci siamo tutti indignati per l'uscita di Fedez su Emanuela Orlandi. Le sue sghignazzate in diretta hanno offeso la memoria di questa donna e la sensibilità della rete. In realtà, non ho capito di cosa ci stiamo scandalizzando. 

Fedez, non è lui il problema. Come lui Alfonso Signorini, Gemma di Uomini e Donne, Totti e Ilary, e tanti altri. Questi sono il vero problema. E soprattutto la mancanza di curiosità, il non leggere una mazza.

Quante volte sento persone esclamare non ho tempo di leggere, oppure leggo già tutto il giorno diritto o medicina e non ho voglia alla sera di leggere altro. 

Non esistono lettori a tempo. Chi lo è, lo è per sempre, a tutte le ore. Bukoswki diceva che non sei uno scrittore se non senti l'istinto bruciante di volgere le cose, tutta la vita in scrittura. Così è l'autentico lettore: anche se ha studiato tutto il giorno diritto civile o clinica medica, alla sera sente l'incoercibile desiderio di leggersi un romanzo, per stemperare la tensione. Come versare acqua su una lastra rovente.

 Raffredda e concilia il sonno.
Chi non è un lettore si beve tutto:Fedez, le minchiate del Grande Fratello, i Rolex di Ilary (ma vi rendete conto ?) e compagnia cantante. Chi legge, almeno uno strumento discernitivo, (critico si dice ?) forse lo ha.
Solo che, vedete:non gli servirà a nulla in questa nostra società di massa e potere mediatico all'incontrario.
Io vivo a Sanremo e in questi giorni la macchina del Festival è già partita:Fedez – avvistato nelle vie del centro – viene avvicinato come un eroe. Ed Emanuela Orlandi continua a rimanere là, dove si trova: nel buio fitto dei nostri ricordi, quelli inconfessabili, quelli che una persona "media" non ha neanche il desiderio di avvicinare semplicemente perché ha paura di risvegliare qualcosa di troppo oscuro.
Ma non è questo il punto. É che la rete è la figlia diretta dell'ignoranza crassa, quella di chi non legge un tubo, critica in maniera pecoreccia (perché lo fanno gli altri, quindi per spirito mimetico) e poi corre a farsi un selfie con il divo che ha schernito fino a due secondi prima. La rete (pensate al valore semantico di questa parola) ha stravolto il senso del tempo:valgono più due istanti di gloria digitale che un libro (il quale continua ad essere merce rara, per palati fini o filosofi inconcludenti).
Noi paghiamo – noi tutti – l'ignoranza a peso d'oro ed emarginiamo le persone colte. E poi ci lamentiamo. Che cosa volete ? Così è se vi pare.
Consiglio a tutti la lettura di Il Mago di Tolbin, la biografia romanzata di Thomas Mann.
Ormai abbiamo bisogno solo di magia.
I maghi leggono e scrivono.

 

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