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Nicholas aveva una vita, ma ne ha donate sette

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 Lui è Nicholas, dall'1 ottobre 1994, abita nel cuore di tutti noi.

Nicholas Green era nato a San Francisco, il 9 settembre 1987, ma quel giorno si trovava in Italia, per una vacanza di pochi giorni. Reginald e Maggie, l'avevano sognata a lungo. Finalmente erano qui, con i propri bambini: Nicholas, 7 annetti, Eleanor, la piccolina, appena 4.

Firenze, Roma, Pompei, mancava la Sicilia. Per Goethe "la chiave di tutto", impossibile dimenticarsene. I Green decidono di andarci, prendono un'auto a nolo, un'Autobianchi, imboccano la A1, l'Autostrada del Sole. Per Nicholas, e i suoi, si trasformerà dapprima nell'Autostrada della morte, poi in quella della vita. Tutto in un attimo. Un agguato, gli spari dei banditi, la corsa al Policlinico di Messina, la fine. Infine il processo: 20 anni di reclusione ed ergastolo per Mesiano e Iannello, i due responsabili. Avevano ucciso quel bambino scambiando l'auto nella quale viaggiava, pensate, per quella di un noto gioielliere.

 Una morte orribile, da cui nasce la vita. Un miracolo dell'amore profondo. Reginald e Maggie, distrutti, a decine di migliaia di chilometri da casa, baciano per l'ultima volta Nicholas, poi fan qualcosa di straordinario: donano i suoi organi. Tutti: il cuore e il fegato, il pancreas e i reni, anche le cornee. Salvano cinque persone condannate a morte, quattro ragazzini, e per giunta restituiscono ad altre due la vista. Come Gesù. Un miracolo, appunto. I Green pensano al loro Nicholas, era un bambino generoso, ne sarebbe stato felice. Il mondo guarda ai Green, l'Italia "adotta" quella Famiglia, piange Nicholas come un proprio figlio, si mobilita. Fino al punto da diventare uno dei primi paesi al mondo per donazione di organi.

Nicholas, il bambino che "aveva 1 vita e ne ha donate 7" sarebbe oggi un giovane uomo, 35 anni, padre, chissà, a propria volta. Il papà suo, Reg, di anni ne ha molti di più, e non ha dimenticato, ricorda sempre, e ha scritto all'Italia una lettera, pubblicata da La Repubblica. Una lettera che riporto, senza osare commentarla. Una lettera che, per me, è dettata da un Angelo:

In quanto padre di Nicholas Green, il bambino californiano che venne ucciso durante un tentativo di rapina lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e i cui organi e cornee mia moglie Maggie ed io donammo a sette Italiani molto malati, condivido il loro punto di vista: i legami che abbiamo stretto con queste sette persone hanno avuto un effetto terapeutico su tutti noi.

Da parte nostra, siamo stati gratificati di vedere come gli organi di nostro figlio abbiano trasformato la vita di persone che in un certo momento erano state in punto di morte.
Per fare solo un esempio: Maria Pia Pedalà, la siciliana allora diciannovenne che ha ricevuto il fegato di Nicholas, ha avuto un figlio quattro anni dopo il trapianto, un evento che le era impossibile prima. Ha chiamato suo figlio Nicholas e, in una famiglia che aveva una storia di malattie epatiche, lui è talmente in salute da essere diventato sottufficiale della Marina Militare Italiana. Immaginate che tonico sia questo per noi".
Nicholas, piccolo bambino, è stato come Dio: ha saputo trasformare il dolore in gioia, ha sconfitto la morte facendone ln'autostrada della vita. Dedico l'articolo ai pochi che sono capaci di amare così tanto, e salvano anche noi. Grazie ❤

 

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