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Meduse teatro di donne

Giovanna-Cascone-Itaca

Parlare di donne a teatro. Modellare la rappresentazione teatrale usando la voce delle donne per raccontare storie di donne: i loro tormenti, le loro paure, le loro gioie, la voglia imperante di libertà di fronte ad una società fortemente maschilista. Ed è così che nasce il nuovo esperimento teatrale al femminile promosso dal laboratorio "Non voglio mica la luna" coordinato da Fulvia Lionetti, attrice e dottoressa in Discipline del Teatro, dal titolo "Meduse". Il progetto, fortemente voluto e organizzato dall'associazione Armonie voci di donne prende vita a Bologna alle soglie del nuovo anno. Con questo lavoro il laboratorio di teatro inizia il 2020 puntando i riflettori sulle donne attraverso la ricerca artistica e attribuendo alla rappresentazione teatrale il valore di quel luogo in cui manifestare la propria essenza di donna contemporanea. Il palcoscenico è testimone del vivere quotidiano di ogni donna, da voce alle inquietudine e allo scorrere incessante della vita. A muovere le fila della rappresentazione teatrale è l'attrice Fulvia Lionetti, ideatrice del laboratorio teatro donne "Non voglio mica la luna" nato nel 2008 allo scopo di valorizzare un pensiero differente, coniugando teoria e prassi, rimettendo a fuoco la questione dell'auto-rappresentazione dell'immaginario femminile. Per Lionetti è"fondamentale la fonte di riferimento che mette in moto un processo culturale ad alto quoziente di libertà". Il teatro e il processo creativo che regge la messa in scena, dunque, hanno l'obiettivo di avvicinare le donne ad una ricerca il più possibile originale e partecipata di se stesse e della memoria condivisa, attribuendo importanza alla propria vocazione teatrale come strumento di rappresentazione diversa dai modelli a cui siamo abituati.  

Il romanzo di Paola Masino "Nascita e morte della massaia" ispira la rappresentazione teatrale e fa da traccia alla ricerca artistica delle donne che calcano il palcoscenico. Si tratta di un opera scritto tra il 1938 e il 1939, definita dalla stessa autrice "libro maledetto" perché censurato dal fascismo che lo giudica disfattista e cinico, bruciato nello stabilimento Bompiani a seguito di un bombardamento. Solo nel 1945 vede la luce. La dottoressa Lionetti definisce la scrittura della Masino "vibrante e ibrida" nel tracciare il profilo metafisico e surreale di un femminismo ante litteram. "Una riflessione – precisa - sull'esistenza vana e superficiale a cui è costretta la donna e sul ruolo che le è riservato dalla società". Durante il corso viene analizzata la figura della massaia e le sue scelte, le sue parole, i suoi incontri. Il personaggio narrato da Masino è una donna fatale, rivoluzionaria, a cui viene imposto un vivere civile fatto di regole, credenze, ruoli dal carattere asfissiante. Eppure l'intera vicenda viene narrata con estrema ironia e leggerezza. Il legame con la natura primordiale diventa un luogo in cui trovare senso".

 

Meduse è la storia di una giovane diciottenne senza nome che ha vissuto distesa in un baule, tra muffa, polvere, brandelli e oggetti di scarto fino a quando viene iniziata alla vita adulta, con la complicità della madre, sposando un vecchio zio. 

In estrema sintesi Meduse è una storia di ribellione; una riflessione sull'attuale esistenza delle donne e sul ruolo a cui sono state relegate dalla società e dalla famiglia.  

 

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