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"Il più grande avvocato? Chi sa rubare ai colleghi giovani il mestiere che aveva imparato dai vecchi".

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 C'è da confessarlo. 

Noi avvocati sui cinquanta ci sentiamo tutti Perry Mason. Siamo ad una svolta della carriera.
Quella in cui un avvocato tipo comincia a tirare le fila dell'esperienza.
Ha maturato un certo stile, a volte si sente l'artefice degli equilibri processuali, magari è davvero bravino.
A volte certi clienti gli fanno capire che si porta bene. E' il momento peggiore.
Quello in cui puoi commettere l'errore madornale.
La sottovalutazione è una figlia di puttana.
Sottovaluti una situazione o – peggio ancora – un collega, e sei fregato.
Mi è capitato numerose volte.
Fai un processo contro un ragazzo giovane e lo prendi un po' sottogamba.
Il risultato è stato di prenderla io sottogamba, o meglio, sotto la cintura.
I giovani avvocati non sono tutti approssimativi come a volte diciamo.
La celeberrima querelle tra gli Antichi e i Moderni è vecchia come il cucco, ma la dimentichiamo sempre.

 A volte di certi ragazzi non mi piacciono i modi, sono sincero.
Gli manca un po' di sprezzatura, quella che per Baldassar Castiglione era la classe.
Però questo non significa che non studino o non si appassionino a certi temi.
Un giorno, per caso, ti imbatti in un ricorso che ha scritto una tua collega più giovane.
Lo leggi e lo rileggi ancora una volta.
Non te ne capaciti.
Hai sempre criticato il modo di scrivere dei ragazzi più giovani.
Perchè dici e sostieni che non sappiano scrivere. Adoperano periodi involuti, lunghi, tortuosi, zeppi di anacoluti.
Roba da uscirne pazzo. Ma quel ricorso lì, no, è una gemma.
Presenta periodi chiari come albe, della lunghezza giusta, scritti in un italiano limpido:cazzo, pensi, ma questo è un capolavoro.
I concetti giuridici sono sciorinati in maniera quasi meccanicistica, con un ordine ed un rigore mentale cartesiani.
Che meraviglia.
Ti chiedi a questo punto se la tua carriera sia poi così fulgida come pensavi di averla vista fino ad oggi.
Non è invidia o tristezza.
E' piacere, gioia, malinconia, accettazione di cosa sia il tempo e il suo scorrere.
Ti ricordi di quando tanti anni prima un collega avesse espresso lo stesso apprezzamento per un ricorso scritto da te.
Ti sembra che il tempo si sia avvitato su sé stesso, perchè – dai e poi dai – alla fine accadono le stesse cose.
Il punto è che bisogna santificare quei giovani che scrivono così bene e che spesso vanno in crisi.
Ho sviluppato una tecnica personale.
Con certi giovani scelgo di confrontarmi in modo operativo. Mi spiego.
Mi fa piacere se vengono a chiedermi non un consiglio, ma la mia opinione.
Discutiamo insieme e ci arricchiamo tutti e due.
Ricordate Il Socio di John Grisham ?
Il protagonista era un ragazzo giovane, dotato di una mente giuridica brillante.
Con un avvocato così bisogna sempre confrontarsi.
Non bisogna avere timore di perdere da un collega nato dopo di te.
Secondo me, il più grande avvocato è quello che – ad un certo punto – decide di non riscontrare più ad una lettera in cui un giovane collega gli ha risposto tarpandogli le ali.
Accetta e va avanti.
Come quando fai un esame in dibattimento:il difensore più bravo è quello sa sempre fermarsi in tempo.
Il più grande avvocato è quello che non si danna per una sconfitta.
La tratta come un impostore, alla stessa maniera del successo (lo ha detto Kipling nella poesia If, quella incisa su una parete di Wimbledon, per intenderci).
La studia nei minimi particolari perchè – al prossimo giro – quel film cupo non lo vuole più vedere.
Il più grande avvocato è quello che sa rubare ai giovani il mestiere che pensava di avere imparato dai vecchi.


 Con questo articolo Alberto Pezzini va in vacanza per almeno un mese perchè – ad un certo punto – bisogna accettare anche la propria maledetta stanchezza.
Vi informo che – a breve – uscirà un mio libretto sugli aspetti penalistici dell'amministratore di sostegno scritto a quattro mani con l'amico e grande Collega Avvocato Giorgio Lombardi (che ha curato la parte civilistica).
Ci rivediamo a settembre.
Ciao ragazzi.

 

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