Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 09 Novembre 2019
Categoria: Di Libri di altro

Il Muro di Berlino

Il 9 novembre 1989, trent'anni come oggi, viene abbattuto il famoso, tristemente famoso, "Muro di Berlino", che era stato costruito in cemento armato, con un'altezza di m.3,6 e una lunghezza di km. 160 circa, a partire del 13 agosto 1961, dal governo della Germania dell'Est, per impedire la libera circolazione delle persone tra il loro Territorio e la città di Berlino Ovest.

I giovani nati negli Anni Ottanta, difficilmente potranno avere memoria, fosse solo a livello di racconto, di lettura, di esperienza. E la scuola, a dire il vero, non è che faccia più di quel tanto per creare quelle condizioni di un apprendimento approfondito. Basta pensare il ruolo che oggi occupa nei programmi scolastici l'insegnamento della storia. E della geografia.

Eppure nell'occasione di questo trentesimo Anniversario li avrebbe aiutati a prendere coscienza, non solo di tutto quello che era successo in Europa, dopo la fine del secondo Conflitto mondiale, ma soprattutto, ciò che sta succedendo, da qualche decennio, in quei Paesi che furono protagonisti di quei momenti storici. E geografici.

Ma quando comincia a delinearsi il quadro degli avvenimenti propedeutici allo sconvolgimento, storico-geografico?

Mentre imperversava la seconda guerra mondiale in Europa, si svolgono tre Conferenze tra i Capi di stato dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.), Josif Stalin; della Gran Bretagna, Winston Churchill e degli Stati Uniti d'America, Franklin Delano Roosvelt.

La prima a Teheran dal 28 novembre all'1.dicemebre1943; la seconda a Jalta dal 4 all'11 febbraio1945 e la terza a Potsdam dal 17 luglio al 2 agosto1945. In quest'ultima gli Stati Uniti erano rappresentati dal nuovo presidente Henry Truman, in quanto Roosvelt, nel frattempo, era deceduto.

In queste tre Conferenze si discute del destino dei Paesi europei, ed extra europei, soprattutto di quelli che avevano combattuto a fianco delle Germani di Hitler. 

A guerra finita si passa all' "incasso". Mentre i Paesi del fronte occidentale, alla fine trovano un accordo con i paesi vinti, con tutta una serie di aiuti economici, i Paesi dell'Europa orientale, finiscono nell'orbita sovietica, creando, ex-novo, la D.d.r., la Germania dell'Est.

E' l'inizio della "guerra fredda".

E per avere un quadro esatto di questa definizione ci rivolgiamo al dizionario on-line della Treccani. Porto sicuro, per chiarezza sia nella forma che nella sostanza.

"guèrra frédda Confronto mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziato nel secondo dopoguerra. L'espressione (in ingl. cold war) fu coniata dal giornalista americano W. Lippmann (1889-1974) per descrivere un'ostilità che non sembrava più risolvibile attraverso una guerra frontale tra le due superpotenze, dato il pericolo per la sopravvivenza dell'umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi nucleari. Tale lotta per il controllo del mondo conobbe diverse fasi, caratterizzate anche da gravi tensioni (crisi missilistica di Cuba, 1962) e guerre 'calde', come quelle in Corea (1950-53) e in Vietnam (conclusa nel 1975); non mancarono, comunque, lunghi periodi di relativa stabilità del quadro internazionale che condussero nel corso degli anni Ottanta alla distensione nelle relazioni tra le due superpotenze. Il bipolarismo, ossia questo sistema fondato sulla contrapposizione dei due blocchi, paesi occidentali da un lato e paesi orientali dominati dai regimi comunisti dall'altro, si concluse simbolicamente con la caduta del muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell'URSS (1991).

Dieci anni fa, in occasione del ventesimo Anniversario, ci furono molte iniziative per ricordare ai giovani e rinfrescare la memoria a tutti quelli che ce l'hanno corta.

E' fresco di stampa un agevolissimo libro di Ezio Mauro, "Anime prigioniere", mentre il quotidiano "la Repubblica", lo scorso sabato è uscito, con l'inserto settimanale "Robinson", un numero monografico, "Al di là del muro" ricco di articoli, interviste e ricchissimo di foto di Mauro Galligani.

Bernardo Valli, sensibilissimo decano del giornalismo, inviato nella aree di guerra, ha collabora con il "Giorno" di Italo Pietra, con il "Corriere della sera" ed infine con "la Repubblica", racconta le emozioni di quel giorno quando si precipita a Berlino per assistere all'abbattimento del muro, all'apertura dell'Occidente ad interi Paesi dell'Est Europa, alla liberazione di milioni di "Anime prigioniere", di cui parla Enzo Mauro nel suo libro.

Tonia Mastrobuono intervista la scrittrice Judith Schalansky che, alla domanda "…perché c'è tanta rabbia in giro" risponde: "Certo, molti stanno meglio. Ma il problema è anche che la Ddr aveva una dimensione quasi famigliare, paternalistica. Questo orribile assedio del regime era per molti un appiglio, li faceva sentire seguiti, oltre che osservati. Si sentivano sostenuti, per quanto paradossale possa sembrare in un Paese asfissiato dalla Stasi (n.d.r la polizia segreta). Adesso molti si sentono solo consumatori e non più cittadini, presi in considerazioni solo come tali. E' orrendo da dire ma preferivano consegnare la loro anima al regime che venire considerate delle prede del capitalismo". 

Ezio Mauro intervista Lec Walesa, ex leader di Solidarnosc, il sindacato polacco da dove partì la scintilla verso le prime proteste nei confronti della dittatura polacca.

Walesa parla del grosso contributo del Papa polacco, Giovanni Paolo II°.

Il comunismo sarebbe caduto lo stesso. Ma in Polonia "Semplicemente, è successa una cosa straordinaria, impensabile. Proprio mentre si avvicinava il bimillenario del cristianesimo, un polacco è stato eletto Papa. E' questo evento ha cambiato tutto".

E Silvia Ronchey, con un articolo di storia geopolitica, "La vera caduta dell'impero romano", scrive una bellissima pagina storica.

"Si dice che l'impero romano sia caduto nel 476, sotto l'onda d'urto delle cosiddette invasioni barbariche. Ma se osserviamo la storia nelle sue onde lunghe anziché nelle increspature di superficie, come ci ha insegnato lo storico novecentesco Fernand Braudel, e guardiamo ai millenni piuttosto che ai secoli o tantomeno ai decenni, vediamo che in realtà l'impero romano è caduto nel 1989,insieme al muro di Berlino".

Paolo Galimberti, "Tutti gli uomini di Gorbaciov";

Enrico Franceschini, "La libertà conquistata va difesa!", come sostiene lo storico e politologo Timoty Garton Ash, da lui intervistato;

Mentre Simonetta Fiore "Ma viviamo una stagione di nuovi muri" con l'intervista allo storico Charles S. Maier ci fa capire la nuova realtà. "Ieri i muri servivano a non fare uscire, oggi a non fare entrare".

Paolo Di Paolo, suggerisce una serie di letture, "(N)ostalgia dell'Est in biblioteca".