Di Piero Gurrieri su Venerdì, 11 Luglio 2025
Categoria: Editoriali

De Raho e Scarpinato fuori dall'Antimafia: quando il potere espelle la dignità della funzione pubblica

Ci sono passaggi parlamentari che restano nei verbali e nelle cronache per qualche giorno, e ci sono atti che lasciano un'orma nella carne viva della democrazia. L'approvazione del disegno di legge che impone l'incompatibilità tra la funzione parlamentare in Commissione Antimafia e l'aver servito lo Stato come magistrati nel contrasto alla criminalità organizzata appartiene, senza alcun dubbio, alla seconda categoria. È un punto di rottura. Una violenza istituzionale camuffata da misura di equilibrio.

La verità è semplice, anche se chi governa oggi cerca di oscurarla: si vogliono colpire due figure precise – Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Due simboli di intransigenza e rigore, di un'idea di diritto che non si svende né si addomestica. Due presenze scomode per chi pensa che la legalità sia una formula da sventolare nei comizi e da aggirare nel concreto dell'azione parlamentare. E allora si cambia la legge. Si riscrive la regola. Si inventa un "conflitto di interessi" inesistente. 

In realtà, ciò che disturba è proprio la loro memoria. Il loro essere testimoni diretti, attivi, vivi, di una stagione in cui lo Stato non faceva patti, ma combatteva. Una stagione che qualcuno vorrebbe dimenticare, depotenziare, inibire. E per cancellarla si parte da loro. Perché sono il volto di un'altra idea di giustizia rispetto a quella di chi si sente giusto sol perchè ha prevalso alle elezioni. Perché non sono ricattabili.

Chi espelle Scarpinato e De Raho non espelle soltanto due senatori. Espelle la cultura della resistenza alle mafie, l'indipendenza della magistratura, la dignità della funzione pubblica. Espelle il diritto dei cittadini a essere rappresentati da chi ha dimostrato sul campo cosa significa servire lo Stato.

Noi non ci stiamo. Reti di Giustizia nasce per questo: per essere presidio critico, argine culturale, tribuna libera. Non ci adegueremo all'inerzia, non ci piegheremo al conformismo. Continueremo a dare voce a chi quella voce non vuole abbassarla, a raccontare ciò che il potere preferirebbe non vedere, a documentare ogni ferita alla legalità compiuta in nome del potere.