Un appuntamento importante per gli avvocati italiani, ed ancor di più per quella non trascurabile parte di essi che presta i propri servizi all´interno dei grandi e meno grandi studi legali del paese, del tutto priva tanto delle garanzie proprie del rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato, che della autonomia propria del rapporto libero professionale.
Avvocati capaci, brillanti, quasi sempre giovani con una laurea a pieni voti e spesso un dottorato o un master alle spalle, la maggioranza donne, buona parte emigrati da un Sud nel quale, a causa di una crisi da cui si stenta ad intravvedere una uscita, praticare la professione forense sembra essere ormai una chimera o una roba per ricchi o figli d´arte (beninteso, di padri titolari di studi avviati e rimasti sul mercato, dato che in questi anni tra i 30mila legali cessati una parte hanno superato i 40, perfino i 50 anni), la vita dei legali "dipendenti" (ma guai a pronunciare questo termine) dei/dai grandi studi assomiglia, salvo poche eccezioni, a quella di anonimi travet spogliati di quelle prerogative di dignità che competono, in una società moderna e civile, a tutti coloro che esercitano un mestiere, un´arte, una professione, e ciò a prescindere che lo facciano, come in questo caso, al meglio di sé stessi, con risultati lusinghieri e contribuendo ad aumenti di fatturati anche notevoli, in cambio di briciole e della aspettativa di una futura chiamata "a cooptazione" che spesso, quando arriva, è troppo tardi.
Un sistema ingiusto, parente sbiadito di quello di matrice angloamericana e rispetto a questo molto meno gratificante in termini di retribuzione e di aspettative di carriera, che adesso potrebbe cambiare.
L´appuntamento romano del 6 marzo vedrà infatti la presentazione ufficiale della proposta di regolamentazione del lavoro subordinato degli avvocati all´interno degli studi legali, proposta che, è opportuno precisare in modo da evitare equivoci, riguarda solo gli avvocati monocommittenti che lavorano alle dipendenze di uno studio.

Contrariamente a quanto da qualcuno è stato fatto intendere, la proposta non sembra diretta a far cadere d´amblais e per tutti l´antica ed ancora "sacra" regola della incompatibilità in termini generali, ma piuttosto a regolare, nel senso di una dignità non solo formale, il rapporto di quei titolari di partita Iva che svolgono le proprie prestazioni nei riguardi di un unico committente, i monocommittenti, appunto. Oltre un habitus formale adamantino che cela spesso indici reali sintomatici dell´esistenza di un rapporto di lavoro subordinato "mascherato". Un rapporto, quindi, con false partite Iva, perché non è instaurato un reale rapporto di lavoro autonomo, anche se la monocommittenza, anche quanto non esclude l´autonomia del prestatore d´opera, ne limita la discrezionalità nella scelta di modi, luoghi e tempi di esecuzione degli incarichi.
A promuovere l´iniziativa nella quale, appunto, sarà presentata la proposta di legge, in tandem, M.G.A. (da cui è partita e che l´ha sostenuta in tutti i modi) e CGIL, che ha deciso di sposarla interamente.
"Finalmente" - ha scritto sulla propria bacheca Fb Cosimo D. Matteucci, presidente di M.G.A. - "elimineremo l´incompatibilità prevista dalla Legge 247/12 e daremo una tutela ai lavoratori più deboli della nostra categoria professionale: gli avvocati parasubordinati, i precari degli studi legali, quelli che lavorano al nero o occultati da una partita iva, per stipendi talvolta irrisori, ed il cui lavoro costruisce la ricchezza dei "domini", dei padroni, perchè "domini" questo significa".
Matteucci prosegue: Si tratta di una "realtà amarissima che riguarda moltissimi professionisti, i quali da un lato hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato a un normale impiegato, dall´altro hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del loro datore di lavoro, il dominus. Questo accade tramite la partita iva diventata nel nostro Paese il nuovo strumento della precarizzazione e dello sfruttamento del lavoro, anche di quello degli avvocati".
Ma a cosa punta la proposta di legge, cosa accadrebbe se passasse ?
Semplice, risponde il presidente di MGA, "l´abrogazione della norma della legge professionale che ha legittimato questo sfruttamento, e sarà un precedente importantissimo per aggredire tutte le forme di precarizzazione da cui sono affette le altre professioni".
Fin qui M.G.A. che ricorda infine che
i termini generali della proposta di legge sono indicati nel comunicato della C.G.I.L accessibile al link che segue http://www.cgil.it/abolizione-incompatibilita-lavoro-dipendente-parasubordinato-avvocato/
e che il testo della proposta verrà ufficializzato nel corso dell´incontro del 6/03".
La proposta non è chiusa, ricorda l´associazione, ma aperta alla partecipazione di tutte le associazioni forensi e al momento hanno aderito ANF e AGIFOR.
Dal canto nostro, l´auspicio che altri enti si aggiungano nelle prossine ore, perchè questa proposta merita di essere sostenuta.
La redazione