"Il concorso letterario prevedeva che completassimo una frase scritta da Umberto Eco", raccontava Chiara Venditti (avvocato, 24 anni), sei anni fa. All´epoca era una maturanda di un liceo classico della sua Alghero (Sassari). "La frase di Eco si prestava chiaramente a una interpretazione fantascientifica, e recitava così: ´E quando si svegliò, il drago era ancora lì´. Ma quel drago, nel mio racconto, è diventato una metafora. Il simbolo del lavoro di un artista o intellettuale, in particolare di uno scrittore. Un autore che vede le sue opere andare verso il mondo, verso persone che non conosce, e dunque anche verso i draghi, cioè la solitudine e le critiche che circondano chi ha il coraggio di esporre idee nuove. Nel mio racconto, il drago minaccia il vero protagonista: un libro".
Alla fine, la giovane studentessa di Alghero, a questo concorso nazionale patrocinato dal Ministero dell´Istruzione, rientrò tra i finalisti premiati dallo stesso Umberto Eco, e nello stesso anno riuscì ad aggiudicarsi, incontrando l´allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il titolo di alfiere del lavoro. Colpacci legati a un indiscutibile, super promettente talento, e alla sua preparazione di studentessa. Ma non solo.
Un autore che vede le sue opere andare verso il mondo, verso persone che non conosce, e dunque anche verso i draghi, cioè la solitudine e le critiche che circondano chi ha il coraggio di esporre idee nuove. Nel mio racconto, il drago minaccia il vero protagonista: un libro
La mia personale scelta di raccontare chi fosse questa (giovanissima) donna a diciotto anni origina proprio dal fatto che, a cercarla oggi, "Chiara Venditti di Alghero" su un motore di ricerca, si scopre perlopiù che si tratta del più giovane avvocato italiano. Concluso in via eccezionale un percorso universitario (completo) in tre anni e mezzo, e svolti i suoi diciotto mesi di praticantato, Chiara ha superato al primo colpo l´esame di Stato ed è diventata un avvocato in tempi che definire "record" pare decisamente poco. Così, penso sia facile che questa graziosa ragazza, oggi milanese d´adozione, sia sempre stata la classica "macchina da guerra" che ingurgita pagine di diritto e realizza un capolavoro in fatto di attitudine alla professione forense. Che non è esattamente il pane quotidiano di draghi-metafora e romanzi coraggiosi che vanno in giro per il mondo. Un mondo troppo avvezzo alla banalità, ma anche semplicemente troppo pieno di occhi giudicanti, per non turbare i sentimenti di un animo creativo. La fantasia, dunque, e la sensibilità artistica che, nei tempi compressi della sua vita accademica, forse non è facile indovinare.
Cognome non esattamente sardo ("la famiglia di mio padre è originaria del Lazio, ma dai miei nonni in giù abbiamo sempre vissuto in Sardegna"), Chiara ha bruciato le tappe, all´università, nei luoghi in cui è nata e cresciuta. Nell´Italia dei fuori corso (chi per ottime ragioni, chi per ragioni semplicemente sue...), figlia di due medici, Chiara è così appassionata (e capace) che le viene concesso qualcosa di straordinario: "Ogni anno finivo gli esami in piano di studi e anticipavo almeno una materia dell´anno successivo. Così quando ho chiesto la tesi (in diritto societario comparato) con largo anticipo, la mia richiesta particolare è dovuta passare per il Consiglio di Facoltà. Che l´ha accettata".
Il praticantato, però, Chiara lo svolge presso un grande studio di Milano, che le consente di lavorare a Londra per sei mesi. (Si badi bene: lavorare con regolare retribuzione, il che, nella prassi più diffusa tra i praticanti per la professione di avvocato, è un piccolo miraggio...). Al ritorno da Londra, non ha dubbi sulla città in cui si stabilirà per vivere e continuare a lavorare: Milano: "Milano è l´equivalente di Roma mille anni fa nell´impero romano. – spiega Chiara –. In secondo luogo, per quello che voglio fare io è il posto ideale: la città delle opportunità. Diciamo che sono rimasta nell´Isola finché ne ho avuto l´occasione: poi ho dovuto intraprendere un´altra strada per seguire il mio sogno, quello di fare l´avvocato d´affari. Anche se il giudice che mi ha interrogato all´esame da avvocato mi ha suggerito di intraprendere la carriera di magistratura".
Milano è l´equivalente di Roma mille anni fa nell´impero romano. E poi, per quello che voglio fare io è il posto ideale: la città delle opportunità.
Dopo poco meno di due anni nel capoluogo lombardo, il suo accento è quello di una giovane naturalizzata, e la sua vita professionale, all´interno di un importante studio, prevede ritmi sacrificanti, da vero rullo compressore: a una web radio dedicata agli avvocati italiani, ha raccontato che spesso varca la soglia di casa, al ritorno dal lavoro, dopo le 22.00. In tutto questo, come ogni donna di soli 24 anni, nella bella Milano coltiva la sua socialità, e definisce il fidanzato Alessio il suo "primo supporter". Dove lo ha conosciuto? Inusuale, e decisamente non romanticissimo, per l´immaginario collettivo, il set del primo incontro: il Quirinale. "Il presidente Napolitano premiò, quel giorno lontano, me e un altro ragazzo: era lui". "Lui", che Chiara ha continuato a sentire per anni e che ha rincontrato nel 2016. Oggi, è un consulente bancario.
pubblicato da Linkiesta.it 13/11/2017