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Massimo Giletti, uno dei volti più noti della televisione italiana. Da molti amatissimo, da altri meno. Un personaggio, però, che si è costruito da sè, facendo di tutto, anche l'operaio. Nonostante l'azienda di famiglia e una laurea in Giurisprudenza, quattro anni e massimo dei voti.  In pochi lo sanno e lui stesso non ha mai particolarmente amato ricordare quegli anni, dal liceo "Massimo D'Azeglio" di Torino alla scelta prima della facoltà di Economia e Commercio e, l'anno successivo, Giurisprudenza alla laurea a soli 24 anni con 110 e lode. E poi il lavoro, prima come cameriere a Londra, poi come Assistente Universitario alla prestigiosa Università di Oxford. Tornato in Italia operaio della fabbrica tessile di famiglia Giletti Filati, prima di cominciare la carriera di giornalista.

Anni che ricorda lui stesso, in una intervista a Panorama: "Sono laureato in giurisprudenza. Avrei potuto continuare la carriera universitaria. Ho fatto una tesi sul movimento operaio inglese. Mi sono formato sui testi di Norberto Bobbio che ritengo un pensatore insuperabile".

Ed ancora, sulle critiche a "L'Arena": "Il popolo sa riconoscere l'autenticità. Sono convinto che la televisione possa ancora modificare il paese e farlo tendere alla virtù. La più grande medaglia, per me, rimane una dichiarazione dell'ex procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari. Disse che era inaccettabile che Giletti, unico a parlare di mafia la domenica pomeriggio, fosse lasciato andare via".