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Marco Scalabrino, “Mario Gori nuvole nell’anima”

rizzo

 Mario Gori è deceduto il 5 dicembre 1970 e nel 2020 è stato ricordato, in vari modi, l'anniversario del cinquantesimo. Ne abbiamo riferito a quell'epoca.

Per cui sono rimasto sorpreso nei giorni scorsi quando ricevo per posta il libro di Marco Scalabrino, "Mario Gori. Nuvole nell'anima", Abate Editore, Paceco (TP), 2021. La mia indicazione, come persona sicuramente interessata alla lettura del libro, era stata fatta dall'amico Giovanni Parisi Avogaro, segretario del Centro di promozione culturale "Mario Gori" di Niscemi.

Marco Scalabrino è nato nel 1952 a Trapani. È un poeta che si esprime in lingua e in dialetto, studioso del dialetto siciliano. Ha pubblicato anche testi in prosa e le sue poesie sono state tradotte in varie lingue straniere da Barkan, Carolyn e Mary Kleefeld; mentre Scalabrino ha tradotto in italiano opere di Nelson Hofmann, Inês Hoffmann, Airo Zamoner.

È stato anche componente della equipe regionale del progetto L.I.R.e.S. promosso dal Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca - Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, per lo studio del Dialetto Siciliano nella Scuola.

 Mi ero chiesto cosa avesse spinto Marco Scalabrino a scrivere questo bel saggio su un poeta deceduto 50 anni fa.

E la risposta Scalabrino la dà subito, all'inizio del suo Preambolo. Una risposta che viene da lontano.

<< 'La Sicilia è un cimitero di dimenticati', ebbe sconsolatamente a osservare Antonino Cremona quanto a Mario Gori in una sua lettera del 21 aprile 1997 a Salvatore Di Marco. Questa asserzione mi frullava molesta per il capo da anni. Davvero è così? Ed è normale, giusto, scontato che sia così? Affinché non ne abbia a trascorrere disatteso il cinquantenario della scomparsa e per arginare un po' l'amarezza di quella immagine di abbandono il proposito di approntare questo studio-tributo sul poeta niscemese>>.

Al termine della lettura di questo "studio-tributo" si apprezza moltissimo il lavoro e la professionalità dell'Autore nella ricerca di opere di Mario Gori, studi, saggi, libri di altri studiosi, tesi di laurea, riviste culturali, l'immenso lavoro di operatore culturale, direttore e fondatore di tre riviste culturali, "La Soffitta", "Banditore Sud" e "Sciara", citazioni e qualche polemica. Ma soprattutto le citazioni dei suoi estimatori: da Rosso di San Secondo, a Salvatore Quasimodo, da Giuseppe Ungaretti a Renata Giambene, da Sebastiano Addamo, a Gaetano Vicari, a Gaetano Quinci.

E rituffarci in questo straordinario e prezioso pezzo di memoria letteraria è veramente salutare.

Il Centro di promozione culturale "Mario Gori" di Niscemi ha dato le giuste indicazioni bio-bibliografiche e ne è venuto fuori veramente un bel libro.

Non so quanti lettori ricordano la polemica dell'unico incontro tra Mario Gori e Leonardo Sciascia, venuto a Niscemi, appositamente invitato dall'allora sindaco Emanuele Di Bennardo, almeno così mi ha riferito in una discussione di qualche decennio fa, per incontrare Mario Gori.

L'incontro non ebbe l'esito sperato. E creò non pochi malumori quando Sciascia pubblicò "questa memoria" su "L'Ora" di Palermo nel gennaio del 1959

Ma ci penserà Marco Scalabrino, una sessantina d'anni dopo,. a mettere le cose a posto.

Infatti, riprende un bell'articolo di Giuseppe Ravegnani, pubblicato sul periodico "Epoca", il 23 dicembre 1956, quindi tre anni prima del giudizio poco lusinghiero di Sciascia, e sancisce che Mario Gori "… è poeta autentico, di ricco sangue, di personale forza espressiva ed emotiva. Anche nei risultati formali, nell'uso dell'endecasillabo (e ricordo in special modo 'Notturno Pisano' poesia del tutto compiuta e risolta sul piano di un'accesa e irrompente umanità), appaiono notevoli e rilevatori di un loro deciso carattere".

 Il libro contiene una scansione cronologica, fedele e rigorosa, della vita di Mario Gori.

La sua situazione famigliare, descritta a Scalabrino da Luigi Benintende, amico di Mario: "Il padre era un uomo tranquillo, riservato, laborioso che esercitava il mestiere di falegname. Era magro asciutto, di alta statura, con lo sguardo un po' strabico e un'espressione vagamente trasognata. […] La madre, donna Maricchia, aveva una tempra differente, tenace, risoluta, all'occasione anche aggressiva. Di statura non alta, con l'età si era appesantita, mantenendo nel volto i segni di una mediterranea bellezza e nei modi le tracce di una fierezza, quasi primitiva, quasi selvaggia".

I suoi studi, le sue passioni, le sue emozioni, le sue sofferenze sono affidate alla scelta delle poesie presenti in questo libro, intercalate con giudizi di quanti si sono occupati delle sue poesie e dei suoi testi in prosa.

Un lavoro intenso, una rincorsa a quanti poteva fornire notizie su avvenimenti, sulla vita, sulle opere di questo nostro Poeta.

Un lavoro veramente interessante che, per certi versi, ci presenta un Mario Gori rivisitato con gli occhi di una modernità che sicuramente, era sfuggita a molti di noi.

 

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