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 Papa Francesco e il suo "Racconto dei Vangeli" e Roberto Benigni, che ha iniziato sul volto gioioso di Gesù il giorno di Pasqua. Parole bellissime, alla Benigni. Sia la gioia, sia la tristezza hanno un formidabile valore, ed è "doveroso" chiedere a se stessi di essere più buoni e agli altri di essere felici.

 Roberto e Francesco si sono integrati, quasi scambiandosi i ruoli. Benigni, oltre a riportare le parole, laiche, di un altro Jorge - Luis Borges - e di Walt Whitman, ha parlato della lettera di Paolo: "Siate allegri nel Signore" e dell'invito di Agostino: "Nutre la mente solo ciò che la rallegra". Per sottolineare quanto sia necessario vivere nel nome della gioia (che per il cristiani, è soprattutto il Risorto), ma anche della libertà: "La vita e la libertà sono una cosa sola".

 "L'amore non è per posta, è per contatto" le prime parole di Papa Francesco, parole dritte al cuore le sue, toni semplici, storie dei Vangeli raccontate come frammenti delle nostre vite, in fondo è proprio così: la chiamata dell'esattore Matteo; il ladrone crocifisso con Gesù; il dramma di Giuda; le donne, Maddalena e quella salvata dalla lapidazione; gli sguardi tra Pietro e Gesù; il silenzio di Giuseppe; Ponzio Pilato e il suo "carrierismo".

Poi, prima di quella dell'abbraccio tra un padre e il figlio tornato a casa, la parabola del buon samaritano, quella che più mi ha colpito. Perchè, da quella strada erano passati tutti, preti e uomini di potere, e tutti erano andati oltre, non degnando di un solo sguardo quell'uomo ferito a terra. Poi, era passato lui, il samaritano: uno scarto umano, secondo i primi due: l'unico, però, a comportarsi da uomo (e da credente, forse senza neppure saperlo). Una metafora perfetta anche dei nostri giorni, che spiega il perchè Francesco sia isolato, dentro le sue "mura" e dai potenti. In fondo, "mondo è stato e mondo è".