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Cento anni, come oggi 8 gennaio, nasce Leonardo Sciascia a Racalmuto, in provincia di Agrigento. In questi quasi tre anni, che collaboro con questa testata, qualche lettore ricorderà, ne sono certo, che scrivendo di Leonardo Sciascia ho fatto cenno al rapporto che ha avuto con la Svizzera dal 1957, Premio Libera Stampa fino al 1989, a pochi mesi dalla sua scomparsa. Nel 1966 Sciascia ricorda cosa aveva rappresentato per lui l'ottenimento di questo Premio: "Volontariamente, spontaneamente, ho concorso solo una volta a un premio letterario: appunto al 'Libera Stampa', che allora era per inediti. Ho avuto la fortuna di vincerlo; e, tra quelli che ho vinto, è il premio cui tengo di più. Anche perché l'ho vinto con i primi due racconti che ho scritto: 'La zia d'America' e 'Il Quarantotto', prima che Vittorini li avesse accettati per 'i gettoni' di Einaudi, dove, qualche mese dopo, uscirono (insieme a 'La morte di Stalin', che al 'Libera Stampa' non fu preso in considerazione perché già pubblicato in una rivista) col titolo degli 'Zii di Sicilia'. Per il Premio, avevo dato ai due racconti manoscritti il titolo di 'Due storie italiane', ed è un titolo che a volte riaffiora nella mia bibliografia (eccesso di memoria e difetto di attenzione). Non era in effetti, un titolo qualsiasi (anche se più felice risultò quello degli 'Zii di Sicilia'): diceva della mia intenzione di rappresentare l'Italia attraverso la Sicilia; intenzione che soltanto ora, di fronte alla evidente 'sicilianizzazione' della realtà italiana, comincia ad essere considerata nelle mie cose. Il Premio 'Libera Stampa' per me è stato propriamente importante: Vittorini già cominciava a distaccarsi dall'idea per cui aveva dato vita ai 'gettoni', avrebbe pubblicato il libro, come poi lo ha pubblicato, come atto liquidatorio di una esperienza. Probabilmente, se la giuria del 'Libera Stampa' non mi avesse premiato, avrei liquidato anch'io la mia esperienza, appena cominciata, di narratore", tratto da: 1947-1967 Vent'anni del Premio letterario 'Libera Stampa, edizioni Pantarei, Lugano). Dieci anni fa, il prof. Renato Martinoni dell'Università di San Gallo (Svizzera) pubblica la ricerca di alcuni studiosi svizzeri sui rapporti letterari e amicali tra Leonardo Sciascia e alcune personalità del mondo letterario e culturale della Svizzera: "Troppo poco pazzi. Leonardo Sciascia nella libera e laica Svizzera", Leo S.Olschk Editore, Firenze, 2011, con allegato un DVD. "Vengono ampiamente illustrate le relazioni intrattenute da Sciascia con la Svizzera per oltre un trentennio: dai numerosi viaggi alle collaborazioni giornalistiche, dalle relazioni intellettuali e di amicizia con scrittori e studiosi alle conferenze e alle interviste (alla televisione, alla radio). Tutte occasioni preziose e irripetibili per confrontarsi con un mondo che attrae umanamente e intellettualmente lo scrittore siciliano, portandolo di converso a riflettere sul proprio paese e sul proprio lavoro". Il rapporto inizia con il Cantone di lingua italiana, il Ticino, e dopo si intensifica con università, intellettuali, editori di altri cantoni. Non è un caso che questo libro è stato pubblicato con il contributo finanziario dell'Università di San Gallo. Ricchissima l'introduzione di Renato Martinoni di notizie, aneddoti , di presenze, di annotazioni.

  Il Canton Ticino, oltre ad essere una terra di "Frontiera", fino al termine della Seconda guerra mondiale era un Cantone poverissimo, ma ricco di presenze "…di grandi scrittori e studiosi come Hesse, Remarque, Silone, Frisch, Kerényi, Fromm". E fa bene, Martinoni, a ricordare come la Svizzera e, anche, il Canton Ticino abbiamo dimostrato, in tempi non sospetti, di essere "… un paese democratico e liberale, nazionalista e tollerante, fondato su una lunga tradizione di indipendenza e di libertà". E a suffragare questa tesi, Martinoni ricorda: "…per chi non dimentica la storia risorgimentale italiana, ha la sua bella e generosa tradizione di terra ospitale per gli esuli dell'Ottocento: da Foscolo a Pellegrino Rossi, da Simonde de Sismondi a Mazzini a De Sanctis; è luogo importante nella storia dell'editoria, specie al servizio della cultura italiana (e basteranno i nomi, per chi stampa, della Tipografia 'Ruggia' e dell' 'Elvetica' di Capolago; e quelli per chi viene stampato, sono circa seimila i titoli nell'Ottocento, di Machiavelli, Guicciardini, Verri, Foscolo, Manzoni, che proprio a Lugano frequenta le scuole dei padri somaschi, Mazzini, Gioberti, Melchiorre Gioia, Mario Pagano). Così nei suoi viaggi elvetici lo scrittore siciliano ritrova la memoria di esuli italiani come Carlo Cattaneo, espatriato nel 1848, e poi rimasto per sempre in Svizzera, e forse soprattutto Giuseppe Renzi, il filosofo che vive a Lugano dal 1898 al 1909, una delle letture più amate e gratificanti" di Sciascia. Poi ci sono quelli della seconda ondata: i fuoriusciti dall'Italia durante il fascismo: "Luigi Einaudi, Egidio Reale, Riccardo Bauer, Mario Fubini, Luigi Preti, Franco Fortini, e tanti altri …" che troveranno ospitalità in quotidiani, riviste, trasmissioni radiofoniche e televisive, quando la televisione diventerà un bene di consumo.

  "E' comunque importante per lui avere un piede 'nella libera e laica Svizzera', come confessa non senza ammirazione e un filo subliminale di invidia a un amico elvetico. Viverci da ospite, andarvi a parlare, alla gente, o alla radio, o alla Televisione, scrivere sui suoi giornali, provinciali certo, ma liberi ed indipendenti, dialogare con i suoi cittadini, leggere alcuni suoi autori (Durrenmatt, in primis, ma anche altri: Glauser e Zorn), è come entrare di diritto in un'esperienza umana e intellettuale nuova e diversa, nell'autonomia più totale, senza il pericolo di essere messo alla gogna per questioni e pregiudizi di ordine ideologico. Tant'è vero che i suoi scritti trovano spazio tanto nella stampa di destra che in quella di sinistra (dice in un'occasione: 'finché ti considerano un poveruomo, al tuo paese, sta' sereno; ma quando cominceranno a considerarti un uomo intelligente, e allora scappa'), sfogo che possiamo trovare anche nelle "Parrocchie di Regalpetra". Seguono i saggi di: Renato Martinoni, Università di San Gallo Svizzera: "Nella libera e laica Svizzera"; Tania Giudicetti Lovaldi, Università di Losanna e Zurigo Svizzera: "Una voce chiara dalla confusione. La collaborazione ai giornali ticinesi"; Raffaella Castagnola, Università di Losanna e Zurigo: scrivere come atto di coraggio. Le interviste radiotelevisive; Mark Chu,University Collge Cork Irlanda: "Dei cavalieri della morte e del diavolo. Sciascia e gli scrittori svizzeri;  Amanda Crameri, Università San Gallo Svizzera: "Me l'hanno tradotto sommariamente, e mi pare sia interessante. La presenza di Sciascia nella Svizzera Tedesca"; Testimonianze: Arnaldo Benini, Università di Zurigo Svizzera: "Un incontro sangallese"; Marco Horat, Radio della Svizzera Italiana: "Le interviste alla radio", Carla Horat, Accademia delle Belle Arti Palermo: "Nota per il ritratto di Leonardo Sciascia (Disegno a matita, 2010)"; Chiude il libro un'Appendice con articoli di Sciascia sulla Stampa svizzera e interviste in radio e televisione. Le competenze degli Autori e la ricchezza bibliografica rendono questo libro godibilissimo offrendo materiali per ulteriori ricerche. Nella foto: Leonardo Sciascia, conferenziere a Lugano (Svizzera) nel 1979